La presidente del Consiglio non parteciperà al vertice di martedì: “Devo surfare”. L’obiettivo è evitare la rotta di collisione con Washington, ma telefonerà a Zelensky

(di Tommaso Ciriaco – repubblica.it) – Da giorni, riferiscono preoccupati gli amici di Giorgia Meloni, la presidente del Consiglio racconta con un’immagine l’enorme spreco di energie spese per portare a termine un compito ingrato: «Devo surfare». Deve stare con l’Europa, ma anche con Donald Trump.
Per due settimane, è rimasta afona rispetto alle ragioni di Kiev. Ieri, però, la violenza degli attacchi del tycoon le ha imposto di battere un colpo. Timido, ma improrogabile. Ha scelto di telefonare al presidente di turno del G7, Justin Trudeau. Per posizionare l’Italia in questa crisi. E per comunicare una mossa che farà discutere: l’intenzione di non partecipare al G7 in videoconferenza del 24 febbraio. Evitando così di sedere al tavolo virtuale che ospiterà il prevedibile, drammatico scontro tra europei e Washington. E allontanando il rischio di entrare in conflitto con il Presidente americano.
C’è un nodo politico e diplomatico che lacera il governo. Emerge durante il vertice di Palazzo Chigi tra la premier e i suoi due vice. Lo mette sul tavolo Antonio Tajani, preoccupato dagli effetti di questo surfare: questa strategia è inevitabile, ragiona, ma «rischiosa». Anche perché nel frattempo Matteo Salvini, a cui ieri la premier ha di nuovo implorato prudenza, continua a ignorare l’invito a non mettere in difficoltà l’esecutivo con accelerazioni ultratrumpiane.
Il colpo più duro resta però l’imminente visita di Emmanuel Macron a Washington. Un “sorpasso” che ha lasciato il segno, anche perché il francese brucia tutti sul tempo, nonostante le aspre critiche a Trump. Meloni, invece, continua a mantenersi in equilibrio. A breve, telefonerà al presidente ucraino. È la seconda volta in pochi giorni. Un segnale. Accompagnato però da un messaggio politico più sfumato, che suona così: «Noi ti sosteniamo, ma l’Europa non può farcela da sola. E non può diventare una guerra dei cento anni». Nelle stesse ore, la leader dovrebbe video-collegarsi al Cpac trumpiano. Il discorso proverà a volare alto, evitando inciampi. E d’altra parte, in queste ore valuta di tutto: annullare l’intervento, oppure addirittura volare in America. Potrebbe farlo anche Viktor Orban, dicono. E questo mentre il deputato di Fdi Andrea Di Giuseppe, amico del tycoon, abbandona ogni cautela: «Zelensky dovrebbe piantarla».
Confusione, equilibrismo. E cautela, spiegata con i timori sulla vulnerabilità della difesa nazionale e del debito pubblico, esposto agli umori degli Usa. Questa stessa prudenza diventa evidente nel comunicato diffuso al termine del colloquio con Trudeau. «La priorità per l’Italia – sostiene – è la stessa del resto d’Europa, della Nato e di Kiev: fare tutto il possibile per fermare il conflitto e raggiungere la pace». La premier ricorda che è stato il «sostegno occidentale, insieme al coraggio e alla fermezza ucraina, a precostituire le condizioni che rendono possibile parlare oggi di un’ipotesi di accordo». Poi aggiunge: «L’Italia, insieme agli Stati Uniti e ai suoi partner europei e occidentali, lavora per una pace duratura in Europa, che necessita di garanzie di sicurezza reali ed efficaci per l’Ucraina». Collaborazione con gli europei, dunque, ma regia a Washington. E questo, evitando di citare Putin e la Russia.
Batte un colpo, cauto. Non ribadisce la legittimità dell’incarico di Zelensky, contestata da Trump e difesa dagli altri leader occidentali. E aggiunge un dettaglio per nulla banale: salterà il G7 del 24 febbraio, nel terzo anniversario dell’invasione russa. La leader informa Trudeau che non potrà esserci per la coincidenza con la visita a Roma del presidente degli Emirati Arabi Uniti, «da lungo tempo programmata». In realtà, per partecipare al summit dei Sette basterebbe un po’ di flessibilità d’agenda. Fonti di governo sostengono che l’Italia abbia provato a chiedere di spostare il summit di un paio d’ore, senza successo. In ogni caso, Meloni sceglie una via drastica e annulla la sua presenza per «l’orario della videoconferenza perfettamente coincidente con la colazione offerta allo sceicco Mohammed Bin Zayed e il suo successivo intervento al business forum italo-emiratino». A sostituirla sarà Tajani.
A ben guardare, non andrà neanche in Ucraina, per ricordare di persona l’invasione. Un italiano, almeno uno, sarà invece a Kiev il 24 febbraio: è Raffaele Fitto, vicepresidente della Commissione europea. Farà parte di una delegazione guidata da Ursula von der Leyen e probabilmente allargata agli altri membri della Commissione europea. Proprio Ursula prova in questi giorni a tornare in partita. La evocano ieri i vertici del Ppe, riuniti da Manfred Weber. Interviene anche Tajani. La linea è chiara: attendere la vittoria in Germania di Friedrich Merz, poi tentare di ridare centralità a von der Leyen nella trattativa con Trump.
Tanto per contare ancora meno in UE …grazie Giovgia!
Sei la più migliore assai!
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RIVISITATA
«Un inventore riesce a ottenere un incontro con Gioggia, sostenendo che sta per scoprire un modo per arricchire il Paese: trasformare la cacca in burro. Gioggia lo riceve, chiede se fa parte di Casa Pound, dà ordine di finanziarlo molto generosamente e lo congeda. Dopo molti mesi, non avendo ricevuto notizie, riconvoca l’inventore; irritata, chiede conto degli studi e dei soldi. “Gioggia”, risponde quello: “Non sono riuscito ancora a cambiare l’odore, il colore e il sapore, ma si spalma già benissimo sul pane”!».
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La Meloni sta con un piede con Orban contro l’Ue, con un piede con la von der Leyen con l’Ue, con un piede con Biden contro Trump, con un piede con Trump contro Biden…
Mi fa venire in mente la storiella di quel fascista che esaltava il soldato della Patria e diceva: “Il soldato della patria, mentre con una mano tiene il moschetto e con l’altra regge un libro, porge la mano compassionevole al debole…”
Uno lo interrompe: “Scusa, camerata, ma anche il soldato della Patria, di mani ne ha solo due!”
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Se ho contato bene i piedi sarebbero quattro, ciò sembrerebbe confermare una mia teoria…
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la solita caratura italiana, un piede in tutte le scarpe finché nessuno se ne accorge che la scarpa è la sua .
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Un italiano, almeno uno, sarà invece a Kiev il 24 febbraio: è Raffaele Fitto, vicepresidente della Commissione europea. Farà parte di una delegazione guidata da Ursula von der Leyen e probabilmente allargata agli altri membri della Commissione europea.
Un Kinzhal risolverebbe parecchi problemi.
La Meloni che non va al G7 virtuale perché c’ha Judo anzi, la colazione con il presidente degli UAE’ è veramente penosa. Ci manda Tajani: ma non sarebbe più logico il contrario?
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FITTO ? ancora non parla na parola di inglese e francese, dove lo metti fa il gabibbo
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Piccoli fantocci provinciali che giudicano qualunque situazione con l’ottica del piccolo cabotaggio elettorale interno.
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Manco organizzare un’agenda….
La verità è che, oltre la Meloni, nel centrodestra non c’è nemmeno uno straccio di figurante da mandare in tour.
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