Trump-Zelensky, volano stracci. Bild: “Truppe Usa via dall’Est”. Alleanze capovolte.  Fine luna di miele. Il capo degli Stati Uniti all’ucraino: “Comico mediocre”. E lui: “Nella bolla di fake news”. Putin: “Tornati al dialogo”

(Di Michela A. G. Iaccarino – ilfattoquotidiano.it) – Sempre peggio, di ora in ora: da quando russi e statunitensi si sono incontrati da soli nella stanza saudita la situazione per l’Ucraina e l’Unione europea continua a deteriorarsi. Mosca non ha mai voluto Zelensky al vertice del potere e ora anche Washington sembra allinearsi al desiderio russo. Ieri il numero uno della Casa Bianca ha offeso l’omologo ucraino sui social: è un “comico mediocre”, “un dittatore mai eletto” la cui popolarità è al 4%. “Patetico” lo ha definito il ministro degli Esteri russo che ha elogiato Trump: “Parla con franchezza”. Zelensky è in una morsa a tenaglia, come quelle che sul campo di battaglia accerchiano il suo esercito. Da un lato la Russia, dall’altro gli Stati Uniti: ieri erano il più grande alleato che aveva, oggi sono il peggiore che gli poteva capitare. “L’Ucraina non è in vendita”: il leader gialloblù si rifiuta di scendere a patti e cedere le risorse minerarie strategiche del Paese senza garanzie di difesa ad attori rivelatisi pragmatici e predatori. Accusa l’omologo Usa: “Vive in una bolla di disinformazione russa”. Peggio: “Gli Usa hanno aiutato Putin a rompere anni di isolamento occidentale”. Ma Trump passerà a riscuotere ciò che nell’era Biden – con tutt’altra retorica dei fini – si è speso.

In Europa si ripete ancora il mantra a cui i maggiori attori coinvolti nel conflitto sono sordi: si fa “la pace solo con l’ok di Kiev e Ue al tavolo dei negoziati” ha ripetuto ancora ieri l’Alto rappresentante Ue, Kaja Kallas. Macron in videoconferenza e in presenza ha riunito una ventina di leader europei all’Eliseo e la settimana prossima sarà a Washington. Ha accusato di nuovo Putin che ha voluto la guerra, “lui e nessun altro”, la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock. Ma a Ovest si fanno anche buffoneschi dietrofront pubblici. Il più incandescente dei bellicisti all’inizio del conflitto, il premier che andò dagli ucraini per convincerli a resistere in armi e prometteva la lotta fino alla vittoria, Boris Johnson, si chiede adesso: “Quando gli europei smetteranno di scandalizzarsi di Trump e cominceranno ad aiutarlo per mettere fine alla guerra?”. Ertosi a interprete e difensore dell’ultima ora del pensiero repubblicano Usa, difende comunque Zelensky sulle elezioni che non possono essere tenute durante il conflitto, ma definisce l’Europa “isterica” – come ha fatto ieri Putin con l’Ucraina, per non essere stata invitata al tavolo negoziale in Arabia: “Nessuno la esclude, Trump mi ha detto durante il colloquio telefonico che gli Stati Uniti presumono che il processo di negoziazione avrà luogo con la partecipazione sia della Russia che dell’Ucraina”. Il presidente russo ha apprezzato i risultati raggiunti a Riad, ora “Usa e Russia sono d’accordo sulla ripresa del normale lavoro delle diplomazie” e vanno sostenute. Ha bacchettato l’Europa “rozza” con Trump che è “abbastanza intelligente” con i partner. Si teme che Trump e Putin – scrive Bild, in contatto con funzionari della sicurezza – siano capaci di raggiungere ulteriori accordi che vanno ben oltre i confini ucraini: il ritiro delle truppe Usa dai Paesi Nato che hanno aderito dopo il 1990.

Tanto inconsueta e anomala quanto improvvisa, la luna di miele russo-statunitense è iniziata nel deserto di Mbs. I media russi, dai più sobri ai più allineati, in patria arringano: questo è il trionfo di Putin. Mai prima d’ora – ha scritto il maggior esperto di sicurezza e Servizi segreti russi, Andrei Soldatov, con la giornalista Irina Borogan (fondatori di Agentura) – i media russi hanno citato così ampiamente le loro controparti occidentali: “Il messaggio che arriva da Washington ora è in linea con la visione del mondo del Cremlino”, lo è quella del “potente padrino americano Trump” che – insieme a Putin – deciderà cosa fare dell’Ucraina, ridotta al ruolo di “stato cliente o fallito al soldo degli Stati Uniti”, che deve ripagare sostegno militare ed economico finora ricevuto da Washington. Quello che apprezza maggiormente il Cremlino è che in quella stanza di Riad c’erano solo russi e statunitensi: il presidente americano tratta l’omologo russo come “partner alla pari”. “Riabilitazione difficile da digerire”, scriveva invece il Wall Street Journal.