“Crisi costituzionale” – Provocazioni. In un mese di mandato il presidente ribalta la politica estera, mentre dentro con Musk travolge Pa e agenzie

(Di Roberto Festa – ilfattoquotidiano.it) – “Non l’avresti mai dovuta iniziare”. Ci sono molti modi per spiegare le ragioni della guerra in Ucraina. Una cosa sembra però certa. La guerra è iniziata all’alba del 24 febbraio 2022, con le truppe russe che hanno attaccato l’Ucraina da nord, est e sud. Attribuendo a Volodymyr Zelensky la responsabilità di “aver iniziato la guerra”, Donald Trump riscrive dunque la realtà in modi drammatici. “Sono stupefatto”, commenta Ken Adelman, uno dei collaboratori più stretti di Ronald Reagan. Lo stupore è del resto ciò che Trump e i suoi vogliono evocare, secondo la strategia del “flood the zone” elaborata da Steve Bannon: travolgere gli avversari con un fiume di atti e provocazioni; suscitare confusione; vincere. Dal 20 gennaio, Trump si è appunto trasformato nel fiume che travolge l’America e il mondo. Le “30.573 bugie” che, secondo il Washington Post, il presidente profferì durante il primo mandato, sembrano ora l’innocua introduzione al rutilante presente.

In un mese, Trump ha ribaltato decenni di politica internazionale. Lo scarto più drammatico riguarda il Medio Oriente. Per anni le amministrazioni americane si sono mantenute fedeli alla soluzione dei due Stati. L’idea di trasformare Gaza in una “Riviera” per miliardari manda all’aria tutto. Cosa succederà agli oltre due milioni di palestinesi che ci vivono? “Gli troveremo un pezzo di terra fresca e bellissima”, assicura Trump. E la Cisgiordania? “Deciderà Israele”, suggerisce il presidente. Non c’è stata protesta, critica, moto di indignazione o risata che siano serviti a smontare la proposta. “Evacuare Gaza è politica ufficiale”, dice la Casa Bianca. Lo Stato palestinese, come d’incanto, non esiste più.

Lo stesso tratto di penna Trump lo tira su 80 anni di relazioni transatlantiche. Il suo vice, JD Vance, è andato al vertice sulla sicurezza a Monaco a spiegare che Stati Uniti ed Europa “non hanno più la stessa visione della democrazia”. Dopo aver alzato del 25 per cento i dazi per Canada e Messico, Trump ha del resto avvertito che “l’Europa è la prossima”. Il Vecchio continente assiste attonito agli sviluppi in Ucraina. “Reagan disse a Gorbaciov: abbatti quel muro. Trump dice a Putin: fa’ quel che diavolo vuoi dell’Europa”, ha spiegato Ken Adelman. Risulta sempre più chiara una cosa. L’America non c’è più e “tocca a noi pensare a noi stessi”, come ha detto la prima ministra danese Mette Frederiksen. A questo va poi aggiunto tutto il resto. Occupazione del Canale di Panama. Acquisto della GroenlandiaCanada trasformato nel 51° Stato americano. Riapertura di Guantanamo come campo di detenzione per i migranti. Definire Zelensky “un dittatore”, mollare l’Europa e progettare un futuro di “cooperazione geopolitica ed economica” con Vladimir Putin – che Joe Biden aveva definito “dittatore e assassino” – è dunque solo l’ultimo episodio dello sconvolgente ribaltamento che Trump offre al mondo.

Contemporaneamente, è andata avanti l’opera di distruzione interna. Centinaia di ordini esecutivi vogliono cambiare regole e vita degli americani. Cancellazione dello ius soli. Licenziamenti indiscriminati nell’amministrazione pubblica. Eliminazione delle agenzie considerate non in linea con gli orientamenti ideologici dell’attuale governo e fine dell’autonomia per altre che si occupano di regolamentazione: tra queste la Consumer Product Safety Commission, la Security and Exchange Commission e la Federal Deposit Insurance Corporation. Bando ai transgender. Licenziamento per i 36 membri del board del Kennedy Center, la più prestigiosa istituzione culturale federale, sostituiti da un’unica persona, lui, Donald Trump, la cui prima decisione è stata annullare il concerto di un coro gay.

Nel mentre, i giovani collaboratori di Elon Musk, a capo di un non meglio identificato Department of Government Efficiency, mettono a ferro e fuoco Washington. Arrivano a sorpresa negli uffici di Dipartimenti e agenzie, chiedono le password per entrare nei computer, si impadroniscono dei dati di milioni di americani. Il loro capo, Musk appunto, esulta per “aver sconvolto la burocrazia”. Una causa, intanto, è arrivata alla Corte Suprema, che a ore dovrà decidere se Trump può fare quello che sta facendo, a dispetto dei paletti che stanno cercando di mettere i giudici. La decisione è incerta. La crisi costituzionale – il “colpo di Stato”, secondo alcuni – è sempre più certa.