le difficoltà della premier – Grane. Il mese nero della presidente del Consiglio: la tensione con il leghista che rilancia e FI chiede di rispettare il Piano-vaccini

(Di Giacomo Salvini – ilfattoquotidiano.it) – Eccezion fatta per l’intervento di martedì scorso all’Assemblea Nazionale della Cisl e per il video di ieri mattina per elogiare i risultati del governo nella lotta all’evasione, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni non fa apparizioni pubbliche in Italia dal 28 gennaio scorso, giorno del filmato con cui ha annunciato l’avviso di garanzia notificato dalla Procura di Roma per la gestione del caso Almasri. Da quel momento in poi la premier ha preferito rimanere in silenzio sulle questioni politiche più spinose per la sua maggioranza. Rinviandole tutte a data da destinarsi.

Le prime due settimane di febbraio, infatti, sono state tra le più difficili per il governo. L’origine di tutto è stato il caso Almasri, il torturatore libico che è stato prima arrestato e poi rimpatriato con volo di Stato dopo una gestione alquanto deficitaria da parte del governo. Modalità che sono costate alla premier, ai ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e al sottosegretario alla Giustizia Alfredo Mantovano un’indagine dei pm di Roma. A riferire sul caso, in Parlamento, sono andati i due ministri dopo una settimana di polemiche e sulla questione restano ancora tanti buchi, compreso uno scontro con la Corte Penale Internazionale. Su questo Meloni è stata in silenzio.
A Palazzo Chigi c’è preoccupazione anche per quello che sta accadendo nell’intelligence: mai si era visto che i Servizi segreti venissero tirati in mezzo nel tritacarne politico. Una situazione che è iniziata a gennaio con le dimissioni della direttrice del Dis Elisabetta Belloni ed è proseguita con i controlli sul capo di gabinetto di Meloni, Gaetano Caputi, e la scoperta di uno spionaggio – ancora non si sa da parte di chi – nei confronti del direttore di Fanpage Francesco Cancellato e altri attivisti tramite il software Paragon. Il governo non vuole dare altri dettagli.

Altro dossier che la premier è stata costretta a rinviare è quello della ministra Daniela Santanchè. Dopo il rinvio a giudizio per falso in bilancio, i vertici di FdI avevano spinto per il suo passo indietro ma lei ha fatto resistenza fino all’ultimo. E la titolare del Turismo e la premier non si sono mai viste per quel tanto annunciato faccia a faccia che avrebbe potuto portare alle dimissioni. Così è stato tutto rinviato a maggio, quando arriverà la decisione del gup di Milano sull’inchiesta per truffa ai danni dell’Inps. In attesa, la destra dovrà difenderla il 25 durante la mozione di sfiducia. Stesso atteggiamento nei confronti di Nordio, la cui mozione di sfiducia sarà discussa lo stesso giorno.
A complicare il quadro sono arrivate anche le chat interne di FdI raccontate nel libro Fratelli di Chat (edito da PaperFirst) che hanno aperto uno scontro con l’alleato Matteo Salvini che si è molto risentito per le accuse e gli insulti che gli venivano mossi dai meloniani. Il leghista non risponde da giorni al telefono alla premier e ha colto l’occasione per rilanciare su tutto: pace fiscale, dichiarazioni avventate sui Servizi segreti, disegno di legge Sicurezza. “Ora i rapporti sono più equilibrati”, sorride un dirigente leghista. Per questo la premier ha dovuto abbozzare: ha chiesto ai suoi dirigenti di non rispondere alla Lega e qualcosa dovrà concedere all’alleato. Dall’altra parte non mancano le mine parlamentari: oggi la maggioranza potrebbe spaccarsi su un ordine del giorno del forzista Paolo Emilio Russo sul rispetto del Piano vaccinale dopo la decisione di togliere le multe ai no-vax nel Milleproroghe. Di fronte a questi problemi, ancora tutti sul tavolo, c’è chi dentro FdI invoca le elezioni anticipate. Ma ora è una pistola scarica e anche per questo ora l’obiettivo è abbassare i toni e lavorare in silenzio. Sperando che passi la buriana.