L’intervista – “Zelensky doveva trattare nel 2022. Ma gli dissero che poteva vincere”

(Di Salvatore Cannavò – ilfattoquotidiano.it) – Con Lucio Caracciolo, per citare l’ultimo numero di Limes di cui è fondatore e direttore, cerchiamo di “mettere ordine nel caos” internazionale.
I discorsi di JD Vance a Monaco e prima ancora quello di Peter Hegseth ai ministri della Difesa Nato hanno mostrato che il rapporto degli Usa con l’Ue è ormai conflittuale: che tipo di conflitto è e fino a dove si spingerà?
Più che conflittuale, mi sembra che gli americani abbiano voluto dare una sveglia all’Ue sul fatto che è finita la fase della doppia recita. Una recita, loro e nostra, secondo cui gli Usa erano quelli che proteggevano la nostra sicurezza e noi eravamo rifugiati sotto il loro ombrello militare. Per fortuna non c’è mai stata una vera minaccia bellica contro l’Europa, e non sappiamo quindi se sia stata solo una maschera, ma in ogni caso quella fase è finita. L’America ci ha comunicato che dobbiamo fare da soli. Il problema di fondo è che l’Europa non è in grado di farcela, non militarmente e nemmeno culturalmente
E invece gli Stati Uniti possono fare a meno dell’Europa, principale mercato del mondo?
Sicuramente sul piano militare gli Usa possono fare da soli. Quanto al piano economico, al di là di guerre finanziarie, che non credo saranno così violente, ci sono i termini di una collaborazione economica e commerciale importante. Il problema principale degli Usa, lo scopo principale di Trump, è che hanno bisogno di industrializzarsi, di riportare produzioni in casa, quello che il presidente cerca di fare con facilitazioni fiscali e meno impor.
“Doccia fredda per l’Europa” titolava la Frankfurt Allgemeine Zeitung. Eppure, non c’era da aspettarsi le mosse Usa? Non c’è stato un chiaro errore strategico nella conduzione della Ue?
Tutto è stato abbastanza prevedibile e in fondo anche previsto da chi voleva guardare le cose come sono e come appaiono. Il problema europeo è che ci siamo costruiti una narrazione priva di basi di realtà a cominciare dalla presunzione di avere una soggettività europea che non c’è mai stata, non esiste e mai ci sarà. Da questa finzione si è costruita l’idea di un’Europa oasi di pace che ora si sta rovesciando. Mentre da parte delle potenze che contano e da parte di quelle che stanno emergendo, si ragiona in termini di guerra se non militare, almeno commerciale, noi siamo serenamente convinti di abitare in questa isola felice con una popolazione che invecchia e che perde costantemente ruolo.
Dobbiamo quindi aspettarci una fase di guerre crescenti?
Siamo in una fase di inevitabile instabilità. Gli Usa vivono una profonda crisi identitaria, hanno una rivoluzione in corso e non si può pensare che questa rivoluzione non abbia effetti all’esterno. Indipendentemente dalle reali intenzioni, tutte le potenze che si immaginavano protette oggi non si sentono più tali e vedono la possibilità di espandersi: la caccia a nuovi “territori” è aperta.
Che tipo di soluzione può affermarsi in Ucraina? Trump ha davvero delle carte da giocare?
La Nato così come è stata concepita non esiste più. E sempre stata un’organizzazione centrata sull’America che a sua volta teneva rapporti bilaterali con singoli paesi tra cui il nostro. Oggi emerge soprattutto questa realtà, gli Usa hanno rapporti più rilevanti con alcuni paesi e molto meno, se non nulli, con altri. Del resto, la Nato conta 32 paesi membri (a volte perdo il conto) è diventata una specie di Onu, ma gli Usa non andranno mai a morire per la Lituania o la Macedonia del nord. Il Patto atlantico appartiene al passato. Sono molto più importanti i rapporti bilaterali e l’Italia deve fare molta attenzione a questo perché la nostra potenza di riferimento restano gli Usa.
E in Ucraina cosa succederà?
Credo che non si andrà oltre un precario cessate il fuoco. La Russia non ha ottenuto quello che voleva ma non ha rinunciato agli obiettivi di fondo e il fatto che Trump dica che l’Ucraina potrebbe essere russa fa capire che la situazione evolverà ancora.
La Russia ne esce più forte? O, silenziosamente, a uscire davvero più forte è la Cina?
Dipende dalla prospettiva con cui guardi una guerra che non finisce puntualmente sul finire del conflitto, ma si misura nel tempo. Se però vogliamo fare la fotografia attuale, oggi l’unica potenza che sta avvantaggiandosi è la Cina e su vari fronti. Nel rapporto diretto con la Russia, che dipende dalla Cina sugli idrocarburi e sul sostegno militare, ma anche più in generale perché la Cina espande la sua sfera di influenza in Asia centrale e mette in crisi l’assetto post-sovietico. Recentemente il Financial Times ha pubblicato un documento russo di analisi spietata sulla propria perdita di posizioni in Asia centrale a favore della Cina.
La Russia ha prevalso contro l’Ucraina dal punto di vista militare e purtroppo, per motivi che non riesco a spiegarmi, l’Ucraina si è affidata alle promesse europee e americane pensando di poter entrare nella Nato e conservare territori ingaggiando una guerra di lunga durata. E invece, le risorse sono quelle che sono, si è trattato di un’operazione di dissanguamento in vista di obiettivi che non si potevano raggiungere. Questo spiega il fenomeno della crisi dell’autorità politica di Zelensky, così come il rifiuto dei giovani ucraini di andare al fronte e la massiccia fuga verso l’estero di milioni di ucraini. Questo è il vero problema: non tanto il 20% di territori perduti, ma l’80% che è in condizioni disperate.
Che alternativa aveva Zelensky?
Firmare l’accordo dell’aprile 2022 sponsorizzato dalla Turchia, che avrebbe dato all’Ucraina condizioni nettamente migliori di quelle di oggi e risparmiato centinaia di migliaia di morti e feriti e milioni di rifugiati. Ma in quel frangente sono stati soprattutto gli inglesi e alcuni europei, più che gli Usa, a spingere gli ucraini a combattere assicurando loro che si sarebbe potuto vincere. Abbiamo visto come è finita.
A questo punto per l’Ue che strada si apre: quella della disgregazione o si pensare a una sua rifondazione?
Non credo a una rifondazione, l’Unione è una fondazione americana, conseguenza della decisione Usa di restare in Europa dopo la Seconda guerra mondiale e di organizzarla, militarmente tramite la Nato e poi sostenendo le alleanze politiche. Ma nel momento in cui gli Usa ci lasciano noi torneremo a quello che siamo sempre stati, paesi in conflitto, sperando che questo non comporti una guerra tra noi, come è sempre successo.
FINALMENTE L’UE SARA’ FEDERALE …..NON AVREMO UN’ALTRA OCCASIONE… ADESSO O MAI PIU’…
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Sono totalmente d’accordo.
È un’occasione da cogliere al volo
L’europa ha risorse umane e finanziarie per poter competere con chiunque.
La leadership attuale si è mostrata debole, assai incline ad assecondare i capricci di un buffone.
Ha deciso di mettere i dazi? Ottima occasione e per recidere un cordone ombelicale che rischia di avvolgersi attorno al collo.
Vuole il 5% del PIL in armi pet la NATO?
Li spenda lui se vuole; non abbiamo bisogno di armi; quei soldi si possono e si devono spendere in attività su cui abbiamo perso terreno.
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Lucio stavolta è più diretto, meno diplomatico, meno ambiguo, più esplicito.
Perchè in questi tre anni invece ha tergiversato o si è nascosto?
Troppo controllato dal suo editore? Timori di ritorsioni, o ora è troppo facile dire: io l’avevo detto.
La realtà è che l’establishment della UE e dei principali paesi HANNO FALLITO su tutta la linea, dovrebbero chiedere scusa per poi andare a zappare.
Invece stanno cercando di riesumare “il migliore venditore di condizionatori su piazza”
Voglio la rivoluzione! Voglio la ghigliottina!
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L’anno scorso avevamo votato, c’era tanta voglia di cambiamento. Macron ha perso 3 elezioni in 2 mesi.
E cosa abbiamo? La von der Pfizer rieletta, la Merdsola rieletta, in aggiunta hanno cambiato Borrel con Kagna Kallas.
3 bionde nazi al posto di 2.
Più una biondina fascia che non scappa mai perché è diventata invisibile come il gatto di un famoso scienziato tedesco.
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Sì, ma senza ghigliottina, Adri… 🙏🏻
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peccato…
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almeno la GOGNA in piazza?
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Siiiiiiiiiì!
Chissà che non gli si stimoli il senso di vergogna!
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vedremo quali perle partorirà Macron oggi. Speriamo non l’invio delle truppe…. C’è da aspettarsi di tutto
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ELENA BASILE
Ucraina, su cosa si fonda il negoziato Trump-Putin
Sarebbe esilarante osservare nei ministeri degli Esteri dei Paesi europei il graduale cambio di marcia. Bisognerà adeguare il linguaggio, impartire nuove direttive. Immagino l’imbarazzo degli ambasciatori europei in Ucraina e in Russia. Immobili e muti. Sarebbe esilarante se questo spettacolo non fosse in realtà tragico. L’ex ambasciatore italiano a Kiev, dopo quattro anni di soggiorno nel Paese e ancora oggi, ormai in pensione, ha difeso e difende il nazionalismo ucraino in un modo più che zelante che gli ha facilitato la promozione ad ambasciatore di grado. E continua a ignorare le infiltrazioni dei nazisti che idolatrano Bandera, la divisione di un Paese tra Est e Ovest, la violazione dei principi europei quali autodeterminazione dei popoli, non ingerenza negli affari interni di un altro Stato, protezione delle minoranze linguistiche.
Mi accusano di essere intollerante e di permettermi di giudicare gli altri. Il problema è che non siamo di fronte a una discussione neutra. Si tratta invece di scelte politiche che hanno implicato la distruzione di un Paese e la scomparsa di una generazione di giovani ucraini. Un diplomatico che ha tutti gli strumenti culturali per comprendere cosa avviene sulla scena internazionale difende una guerra per procura degli Stati Uniti contro la Russia che utilizza il popolo ucraino come carne da macello. Che lo faccia per opportunismo carrieristico oppure per fede nel nazionalismo ucraino e nelle politiche neo-conservatrici Usa, in ogni caso si rende complice di crimini insopportabili. E con lui una classe dominante e di servizio europea che dovrà ora, come già indica Maurizio Molinari, modulare il linguaggio e la policy in accordo col nuovo presidente Usa. Se invece la classe europea si distanzierà da Trump e continuerà la retorica bellicistica, tentando di sabotare la mediazione, dovrà spiegare ai propri elettori a quali apparati obbedisce. Poteri opachi del Deep State americano, oligarchie delle armi e finanziarie?
Il segretario alla Difesa statunitense Pete Hegseth ha riassunto in modo chiaro la strategia Usa in Ucraina. Ha riconosciuto le legittime preoccupazioni di sicurezza della Russia di fronte all’espansionismo di un’alleanza militare offensiva, la Nato. Ha quindi considerato inevitabile andare incontro alle ripetute (dal 2007) richieste di Mosca per una Ucraina neutrale. Con realismo ha riconosciuto la situazione sul campo militare e la necessità di concessioni territoriali, ha affermato che il peacekeeping per salvaguardare un eventuale cessate il fuoco non avrà garanzie statunitensi, ma sarà compito europeo. L’articolo 5 della Nato infatti non si applicherà. Chissà se l’Alto rappresentante per la Politica estera europea, Kaja Kallas, una dirigente bellicista che ancora oggi sostiene una guerra che gli ucraini non vogliono combattere, vorrà schierare la sua Estonia al confine per fronteggiare la Russia.
Freniamo l’indignazione, occupiamoci dell’analisi di queste preliminari aperture statunitensi. Esse sono positive, ristabilendo il dialogo irresponsabilmente interrotto dall’amministrazione democratica. Il cammino è lungo. La Russia non rinuncerà alla sua vittoria e vorrà garanzie radicate in un’architettura di sicurezza europea che faccia venir meno gradualmente le sanzioni. La caduta del regime di Zelensky, fantoccio anglo-americano, è una condizione importante per realizzare gli obiettivi della cosiddetta operazione speciale. Il problema degli allargamenti Nato a Svezia e Finlandia, le armi nucleari in Romania e Polonia, il missile ipersonico Oreshnik e le armi nucleari in Bielorussia, il nuovo trattato Start dovrebbero far parte dei colloqui. Il presidente Usa è un imprenditore spregiudicato, incolto, un narciso a volte imprevedibile: uno sbocco necessario, un mostro partorito dal capitalismo finanziario e dall’illegalità dell’Impero supportato dai Dem e dai loro accoliti europei.
Esiste tuttavia un’anima negoziatrice che potrebbe considerare interesse degli oligarchi al potere negli Usa la liberazione del fronte in Europa, essenziale per concentrarsi sullo scacchiere indopacifico e sul contenimento della Cina. In Russia la giustificata mancanza di fiducia verso le élite occidentali è un dato di fatto. Putin potrebbe tuttavia essere indotto a concessioni territoriali (sull’oblast di Zaporizhzhia o sui territori a ovest del Dnepr), incentivato dalla cancellazione delle sanzioni, anzitutto quelle relative all’esportazione di petrolio via mare, e per timore dei metodi mafiosi di Donald Trump che già sta esercitando forti pressioni sui Brics, in particolare sul Sudafrica. Si tratterà di seguire gli sviluppi con la massima attenzione, senza facili illusioni, nella consapevolezza che l’etica nelle relazioni internazionali e il perseguimento degli ideali umanistici è lontana dalle due mafie internazionali al potere.
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La conversione di Caracciolo ha ormai superato quella che subì Paolo di Tarso sulla strada di Damasco . “L’ Europa unita una creatura degli Usa” roba da scandalizzare tutti i benpensanti dediti a coltivare la bella immagine pacifista che Spinelli e altri ebbero del nostro continente unito politicamente. Ma certo ,dopo lo sconvolgimento avvenuto a seguito alla conversione bellica dell’ EU è come se fosse caduto il sipario e anziché un angelo e venuto fuori un demone o anzi tutti demoni secolari del nostro continente.
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:..l’Unione è una fondazione americana..”
Ma pensa un po’ ..
In una qualsiasi osteria o mercato rionale si può trovare la risposta al perché si è ceduta una fetta importante di sovranità, in quali mani sia finita e con quali conseguenze.
Cedere sovranità significa depotenziare la costituzione.
Ecco perché una Kaja Kallas qualsiasi può trascinarci nel baratro anche se non lo vogliamo: ce lo chiede l’ €uropa (e l’ art. 11 si fotta, assieme a chi lo invoca).
Fatta questa premessa dovrebbe diventare un po’ più chiaro il significato del “fuck the EU” della signora Nuland: comandano gli Usa.
E adesso alzate il sipario sul teatrino di Parigi, serve del buonumore..
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”Firmare l’accordo dell’aprile 2022 sponsorizzato dalla Turchia, che avrebbe dato all’Ucraina condizioni nettamente migliori di quelle di oggi e risparmiato centinaia di migliaia di morti e feriti e milioni di rifugiati. Ma in quel frangente sono stati soprattutto gli inglesi e alcuni europei…” e praticamente tutti i media e politici italiani, salvo alcuni intellettuali, giornalisti e politici degni di questo nome, accusati di essere filoputiniani……Travaglio ed Orsini sono stati massacrati perché nel 2022 sostenevano quello che Caracciolo scopre ora, dopo mezzo milione di morti, milioni di feriti e rifugiati, e miliardi buttati inutilmente insieme alle vittime! L’ unica speranza per l’ Europa è che i cialtroni a qualsiasi livello, istituzionale, politico o mediatico si tolgano dai cojoni prima di nuocere ulteriormente a sé e agli altri….in questi 3 anni hanno dato il meglio della servile stupidità, si riposino!
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E bravo dottor Caracciolo, l’hai detto! Come qualcuno nota argutamente sopra, è arrivato il momento di scegliere se vogliamo andare avanti o soccombere. Qui o si fa la Federazione d’Europa (o gli Stati Uniti Europei o quel che l’è, ma insomma una forma federale di qualche tipo) o si muore, mi sa. Io alla storiella dell’Europa Unita non ci credo più granché (e questa guerra, se non già prima i casini per la gestione della psicopandemia, ha dimostrato in pieno quanto i miei dubbi avessero ben ragion d’essere). Ci ho creduto per anni nonostante le epiche prese per il Q-lo (a iniziar dall’€uro, la moneta unica, che poi era semplicemente il Marco tedesco travestito), ma s’è ampiamente visto tutti che la cosa fosse solo uno specchietto per le allodole, specchietto peraltro lurido, a quanto pare. Ci avevano raccontato che qui (!!) fosse in atto “la più grande espressione di democrazia progressista e liberale del mondo”, mentre mi pare che si sia in effetti l’esatto opposto – specie alla luce dei risultati di elezioni democraticissime in Romania che a Bruxelles non son piaciuti poi così tanto: ebbene, visto che si son sforzati a suon di propaganda bellicista demenziale e delirante a dire cose e a far l’esatto opposto, bene, allora adesso ce lo dimostrino con i fatti! Hic Rhodus, hic salta, e sennò se ne vadano tutti AFC!
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