Capita di stare in studi televisivi dove si elencano le nefandezze della destra di governo. Quella che riaccompagna a casa, con tante scuse, degli infami torturatori, che non […]

(di Antonio Padellaro – ilfattoquotidiano.it) – Capita di stare in studi televisivi dove si elencano le nefandezze della destra di governo. Quella che riaccompagna a casa, con tante scuse, degli infami torturatori, che non riesce a far dimettere una ministra penalmente impresentabile. Quella del vicepremier “bimbominkia” e della sorellina d’Italia che si mette ad abbaiare in diretta, “bau bau”. Quella della produzione industriale in crescente ritardo come i Frecciarossa. Poi però apprendiamo che, decimale più o meno, una tale sciamannata compagnia di sventura continua a primeggiare nei sondaggi. Così come, decimale più o meno, gli oppositori non schiodano da percentuali che se soltanto fossero la somma e non la divisione degli addendi potrebbero competere per il primato: ma quando mai?

Capita allora di chiedersi e chiedere se per caso gli italiani non si siano rassegnati al governo Meloni, ipotesi che suscita negli astanti un tacito imbarazzo, come una bestemmia in chiesa. Del resto, come non accontentarsi di ciò che passa il convento quando per giorni la “grande” stampa si appassiona allo squillo di riscossa finalmente lanciato da Elly Schlein contro l’usurpatrice. Con quel “Presidente del coniglio”, battutona su cui si rideva alle elementari giusto un secolo fa.

C’è qualcosa di nuovo oggi sotto il sole, anzi d’antico: l’uomo (la donna) forte. Osserva Domenico Quirico la nascita “della diarchia degli uomini forti senza più il paravento del diritto” (“La Stampa”). Segnala che mentre la feroce razza dei Trump e dei Putin intima, arraffa, minaccia “inferni” ed esige fedeltà mostrando denti affilati e muscoli corazzati, “le anime candide e sottilmente ipocrite continuano ad appellarsi a enti diventati miseramente inutili, Palazzi di Vetro, corti penali, autorità morali”. Sì, oggi come ieri il saper minacciare rende soprattutto se i cosiddetti “buoni” non avessero usato (e manipolato) il diritto come un robusto alibi per meglio esercitare la forza delle armi. Che sia il “golpista” Trump a cercare di chiudere le guerre nate sotto la presidenza del bravo ragazzo Joe Biden, non somiglia forse a una vendetta beffarda della storia, a una triste nemesi all’incontrario? Non sarà che gli elettori, al di là e al di qua dell’Atlantico, stufi di credere alla politica delle buone intenzioni e dei predicozzi morali, o per rassegnazione o per stanchezza, cominciano a fidarsi di chi prima spara e poi discute? “A Washington c’è un nuovo sceriffo in città”, ha detto il vicepresidente JD Vance a un’Europa ammutolita. Ecco.