L’ex primo ministro britannico, che fino a qualche settimana fa invocava la resistenza totale di Kiev e la disfatta della Russia sul campo, ora sembra aver cambiato radicalmente idea, dopo l’annuncio del presidente Usa sui colloqui con Putin. E dà la colpa all’“isterica” Europa

Ucraina, il dietrofront di Boris Johnson: “Quello di Trump non è tradimento, ha ragione”

(Antonello Guerrera – repubblica.it) – LONDRA – Ricordate Boris Johnson quando chiedeva al mondo di sostenere l’Ucraina fino alla fine contro la famelica Russia di Vladimir Putin, per riconquistare tutti i territori occupati da Mosca negli anni, tanto da attirarsi le accuse di aver sabotato i negoziati di pace in Turchia nel 2022 perché “sfavorevoli a Kiev”? Ora, l’ex primo ministro britannico sembra aver cambiato radicalmente idea, dopo l’annuncio del suo amico e affine Donald Trump riguardo negoziati diretti con lo zar “per terminare questa guerra inutile”.

Ieri Johnson ha dato prima una intervista al canale di destra britannico Gb News, poi ha scritto il suo abituale editoriale sul “Daily Mail”. In entrambe le circostanze ha spiegato perché l’Europa “si sta comportando in maniera isterica dopo gli annunci di Trump”, che alla fine dei conti la colpa è del “Vecchio Continente che non ha investito abbastanza in Difesa negli anni” e che “Trump non vuole tradire l’Ucraina, ma soltanto darle un futuro di pace e stabilità”.

Ora, come possono essere compatibili questi ultimi proclami di Boris Johnson con quanto proferito sin dal febbraio 2022, e fino a qualche settimana fa, sull’Ucraina? L’ex primo ministro britannico ha sempre avuto l’antinazista Winston Churchill come suo modello, anzi a quest’ultimo ha paragonato pure Volodymyr Zelensky, per lui il vero bastione della libertà in Occidente.

Adesso invece, nei suoi interventi di ieri, Johnson non cita minimamente il fatto che il presidente ucraino sia stato escluso da Trump dai negoziati tra Stati Uniti e Russia sul futuro del suo Paese in parte occupato dalle truppe di Putin. Dopo che la nuova amministrazione americana ha tenuto all’oscuro sia l’Unione Europea sia lo stesso Regno Unito prima di intraprendere una mossa così radicale per il futuro del Continente, escludendo persino l’adesione di Kiev nella Nato. Eppure, durante e dopo la sua premiership, Johnson ripeteva insistentemente che “solo gli ucraini possono decidere il loro destino” e che “il loro percorso di ingresso nell’Alleanza Atlantica è irreversibile”. Anzi, l’ex leader tory fino a qualche tempo invocava l’adesione dell’Ucraina nella Nato addirittura a guerra in corso. Ora non più, a quanto pare.

“Tutti dicono che è un tradimento!”, sbraita Johnson, “un appeasement! Una nuova Monaco! Un nuovo accordo alla Neville Chamberlain”, il primo ministro britannico che nel 1938 firmò gli accordi di Monaco con la Francia, l’Italia fascista e ovviamente Adolf Hitler per concedere alla Germania buona parte della Cecoslovacchia, con la falsa credenza di arginare così il cancro nazista nel Continente. Eppure, tutti nel Regno Unito criticano la mossa di Trump. Dal primo ministro laburista Sir Keir Starmer che, nonostante la sua estrema cautela con Trump, parla di Zelensky che deve essere coinvolto nei negoziati e “di percorso irreversibile dell’Ucraina nella Nato”, fino all’ex ministro della Difesa conservatore Ben Wallace – che servì proprio sotto Johnson premier – che addirittura parla di “tanfo di appeasement del 1938” quando pensa a The Donald e alla sua recente telefonata con Putin.

Ma Boris non ci sta. “Sì, a quanto pare Trump è la reincarnazione di Neville Chamberlain, che fallì miseramente nel contrastare Hitler”, scrive sul Daily Mail, “”Hanno abbandonato l’idea dell’egemonia americana!”, si lamentano gli europei, mentre un Putin esultante si prepara a dilagare nell’Europa dell’Est e a ricostruire una sfera d’influenza russa, mentre i cinesi concludono che possono fare quello che vogliono con Taiwan e il Mar Cinese Meridionale. “È finita! È finita per l’Occidente!”, si sente dire a Monaco – e, tra tutte le assurdità allarmiste che ho sentito in vita mia, questa le supera tutte. Ma se si elimina il solito clamore anti-Trump dei media liberal, si può vedere che i fatti di base rimangono invariati. E quei fatti favoriscono l’Occidente – e favoriscono l’Ucraina”. Secondo Johnson, per non ripetere un altro Afghanistan, quella del suo amico Trump è diventata improvvisamente l’unica soluzione possibile. Inoltre, sempre per l’ex primo ministro britannico, se prima aveva senso far entrare immediatamente l’Ucraina nella Nato, ora non lo ha più, almeno nel prossimo futuro.

“Per tre anni le truppe ucraine hanno combattuto come leoni e non sono state sconfitte”, riconosce Johnson, “hanno demolito la propaganda di Putin sul loro paese. Hanno dimostrato la loro identità nazionale e la loro volontà di combattere. Quel patriottismo è inestinguibile e, in un modo o nell’altro, alla fine otterranno la loro libertà. Ma dobbiamo affrontare la realtà di questa guerra miserabile e del suo costo umano. Biden non ha fatto abbastanza. Gli europei non hanno fatto abbastanza. E di fronte a questo conflitto atroce e logorante, Trump ha assolutamente ragione a voler fare la pace”.

Johnson pare assolutamente sicuro che Trump farà la cosa giusta, nonostante le premesse sembrino tutto il contrario di quanto lo stesso primo ministro britannico abbia predicato in questi ultimi anni: “Ha ragione a voler parlare con Putin e Zelensky, come ha detto che avrebbe fatto – e no, non vedo alcun segno che tradirà gli ucraini. So che non vuole tradirli, per nulla, e non credo che possa farlo. Non può iniziare la sua presidenza con una disfatta per l’Occidente e permettere a Putin di umiliare la Nato. Non può e non lo farà. Non può tollerare un altro Afghanistan, il crollo caotico di un governo filo-occidentale – e non abbiate dubbi, è quello che accadrebbe”.

“Se il governo di Kiev dovesse cadere a causa di una pace ingiusta”, continua Johnson, “e se Putin riuscisse a riportare l’Ucraina sotto il suo giogo tirannico, l’intero paese esploderebbe in un’insurrezione che farebbe sembrare la Bosnia una passeggiata. La violenza durerebbe decenni e le ripercussioni trascinerebbero l’economia mondiale nel baratro per anni. Trump non vuole questo. Né vuole subire il danno conseguente alla reputazione degli Stati Uniti – e la perdita di slancio fatale per la sua nuova e dinamica amministrazione. Sa che la posta in gioco è altissima e quindi dovremmo ascoltare attentamente ciò che sta effettivamente dicendo, piuttosto che ciò che i suoi critici temono che possa significare”.

Johnson ne è certo: “Trump è determinato che qualsiasi accordo di pace deve garantire un’Ucraina libera, sovrana e prospera, rafforzata da nuove e solide garanzie di sicurezza che impediscano a Putin di attaccare di nuovo. Come ha detto Trump ai media, non può esserci alcun accordo di pace a meno che Putin non restituisca i territori occupati”. Affermazione che suscita molti dubbi, viste le premesse dei negoziati tra il nuovo presidente americano e Putin, e le stesse parole del vice di “The Donald”, JD Vance, che nei mesi scorsi ha più volte citato l’eventualità di “congelare” le conquiste di Putin in Ucraina. In pratica, riconoscendo la loro occupazione.

E così, secondo Johnson, la colpa è soprattutto dell’Europa: “L’unico modo per rendere forti gli ucraini è che i loro alleati paghino, e paghino di più. Siamo all’inizio di una trattativa a lungo rimandata – non tra russi e ucraini, ma tra Stati Uniti ed europei. Il messaggio di Trump è molto semplice: noi europei non possiamo più restare a guardare come bambini viziati, aspettando che gli adulti a Washington trovino e finanzino un piano per l’Ucraina. Questo è il nostro continente, il nostro futuro, e finora gli europei hanno fallito miseramente nel prendersi le proprie responsabilità. Trump ha ragione nel dire che l’Europa deve fare di più”. E nessuna critica, neanche una, a The Donald.