La premier fa sapere di aver lavorato su carceri e Olimpiadi: “Non ho seguito il dibattito in tv”

Giorgia Meloni

(di Tommaso Ciriaco – repubblica.it) – Le mura di Palazzo Chigi sono sufficientemente spesse per assorbire tutto: dubbi, imbarazzo, rabbia. Non è il suo giorno, il governo fatica in Parlamento. E Giorgia Meloni si inabissa. Blindata, invisibile. Organizza riunioni. Si occupa di olimpiadi e carceri, e ci tiene a farlo sapere. Rimanda l’unico momento pubblico in agenda. Di fronte alle opposizioni che indicano una sedia vuota in aula – la sua, quella del capo del governo che ha deciso di non esserci – sceglie il contenimento del danno: conviene non metterci la faccia.

C’è voglia di ostentare distanza, olimpico distacco da un pasticcio troppo scivoloso. E infatti, la reazione della premier alle immagini di Carlo Nordio che arranca e Matteo Piantedosi che non si sbilancia sarebbe stata sostanzialmente questa: «Chi ha ascoltato, ha capito che Palazzo Chigi non c’entra nulla con questa storia». Posizione oggettivamente difficile da sostanziare, ma coerente rispetto al giudizio che Meloni continua a riservare all’avviso di indagine ricevuto: «Abnorme».

Dal palazzo del potere meloniano giurano che la presidente del Consiglio non avrebbe ascoltato in tv il dibattito alle Camere: «Non l’ho seguito». L’ha seguito, ovviamente. In mano ha i discorsi che i ministri le forniscono in anteprima, quelli che avrebbero poi pronunciato in Aula. L’ha seguito con i lanci di agenzia che le passano i collaboratori. E non perde neanche i passaggi chiave, visionando sul cellulare gli spezzoni più aspri che le dedicano le opposizioni: quello, ad esempio, in cui Elly Schlein le dà del «coniglio».

Se c’è un colpo che la disturba, è proprio quello scagliato dalla segretaria del Pd. La premier medita vendetta immediata, in Parlamento deputati e senatori attendono una reazione pubblica. Non arriva. Anzi, con il cerchio magico definisce la linea, questa: ostentare disinteresse. E dunque, per rafforzare questa posizione ufficiale, trapela che avrebbe detto di Schlein: «I suoi attacchi? Normali dinamiche, quando si è all’opposizione. In giorni così, quando tutti gli occhi sono puntati su una cosa, bisogna occuparsi di altro, di altre priorità. Bisogna lavorare».

Per provare a spostare l’attenzione, vengono comunicate nel dettaglio le riunioni che la tengono ufficialmente occupata. Prima un incontro sulle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026, con i due vicepremier Tajani e Salvini, con Giorgetti e Abodi e con l’ad della Fondazione che organizza l’evento, Andrea Venier. Poi un vertice dedicato al piano carceri, a cui prende parte anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Occasione buona per un contatto con il Guardasigilli. A sera, poi, anche Ignazio La Russa si affaccia a Palazzo Chigi.

Si diceva dei dubbi. Quello, che circola in queste ore, di aver forse sbagliato qualche mossa nella gestione del caso. Ad esempio: Meloni è stata la più decisa nel non voler porre il segreto di Stato, mentre gli altri ministri la invitano a farlo. Ritrovarsi il governo sulla graticola per un giorno, con le opposizioni rivitalizzate, ecco: qualche perplessità sul fatto che quella mossa andava (andrebbe) invece fatta non manca.

Non ieri, comunque. Meglio la strategia del nascondimento. Salta l’unica possibile incursione fuori dal palazzo. Alle 19, Meloni è attesa al museo Maxxi per la bella mostra fotografica che celebra gli ottant’anni della principale agenzia di stampa italiana. La premier, però, preferisce posticipare. Lasciando i fotografi senza scatti: l’unica istantanea della giornata resta quella sedia vuota.