Emendamenti – Testi fotocopia per salvare i condannati dalla Corte dei Conti: la norma chiesta dall’Anci per togliere l’incandidabilità prevista per 10 anni

(Di Ilaria Proietti – ilfattoquotidiano.it) – Al Senato, un emendamento fotocopia presentato in triplice copia, d’un colpo fa materializzare un’intesa che vale oro in vista delle prossime Amministrative: vede sulla stessa linea Forza Italia, Pd e Azione, uniti nella comune lotta per ridare l’agibilità politica ai sindaci condannati per il dissesto finanziario dei loro comuni. E così, in barba alla tagliola dell’incandidabilità decennale per chi sia stato riconosciuto responsabile dalla Corte dei conti dei danni cagionati, ora potrà tranquillamente tornare in pista. Anche se il dissesto sia stato provocato con colpa grave, il sindaco potrà tornare in pista senza problemi e senza saltare un turno (anzi due come prevede la legge del 2011) e magari fare anche un balzo avanti di carriera in regione o, perché no, in Parlamento.
Il barbatrucco a firma FI, Pd, Azione è stato inzeppato tra le pieghe del decreto sulle proroghe dei termini agganciato allo slittamento fino al 30 aprile della limitazione del danno erariale alla sola ipotesi in cui la produzione del danno è “dolosamente voluta” dal soggetto. L’emendamento in questione però non si occupa di prorogare termini, ma di cancellare una previsione indigesta a molti partiti: risulta tra le proposte di modifica segnalate da Forza Italia che a quanto pare ritiene la misura tra quelle indispensabili per dare via libera al provvedimento. Ma pure il Pd ci tiene: “È una norma di assoluto buon senso” spiega al Fatto il dem Dario Parrini, che svela il mistero dell’emendamento fotocopia con l’analogo testo di Forza Italia e calendiani: “Fa parte del pacchetto di misure sollecitato l’Anci a noi e a tutti gli altri partiti: per questo il testo dei tre emendamenti è praticamente identico”.
Ora il fatto è che appena pochi mesi fa, per tutt’altra faccenda, ma sempre legata alla responsabilità dei sindaci, l’Anci aveva potuto brindare all’abolizione dell’abuso di ufficio. Giubilato dal governo di Giorgia Meloni che se lo era intestato con queste parole: “Come governo abbiamo affrontato con coraggio la questione per non lasciare i nostri sindaci in balia della cosiddetta ‘paura della firma’ facendo nostra una storica battaglia dell’Anci. La rivendico, perché serve ad assicurare serenità a chiunque intenda operare nella legalità, senza rischiare lunghi e disonorevoli processi per le persone perbene”.
Se passerà anche questa norma, i sindaci potranno dormire sonni tranquilli non solo durante, ma pure dopo la fine del mandato e anche nel caso abbiano lasciato i comuni in braghe di tela: per evitare che con la condanna erariale scatti la tagliola dell’incandidabilità prevista dalla legge occorrerà solo che le amministrazioni in dissesto abbiano nel frattempo adottato un semplice piano di riequilibrio approvato dalla Corte dei conti.
La norma originale prevede invece misure ben più draconiane. Sancendo una esplicita responsabilità politica per i danni cagionati dai sindaci condannati anche solo in primo grado dalla Corte dei Conti che fa scattare una serie di vincoli: l’impossibilità per dieci anni di ricandidarsi né alla carica di sindaco, di presidente della provincia o della regione, ma anche nei relativi consigli oltre che al Parlamento Italiano e Europeo.
Che più? È precluso al sindaco condannato anche il ruolo di revisore dei conti di enti locali e di loro rappresentante presso altri enti istituzioni e organismi pubblici e privati ove i magistrati contabili, valutate le cause che hanno determinato il dissesto accertino che sia stata diretta conseguenza di d azioni o omissioni per le quali è stato riconosciuto responsabile. Con l’emendamento sponsorizzato dall’Anci e raccolto al volo da FI, Pd e Azione invece tutto sarà perdonato. Un colpo di spugna su cui però c’è più di una perplessità a partire da quella del presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Alberto Balboni (FdI) che la mette così, alla maniera che fu di Antonio Di Pietro: “Ma che c’azzecca una norma ordinatoria con un decreto che si occupa di proroga dei termini?”.
Un noto detto recita che il pesce inizia a puzzare dalla testa ma non dice che la puzza si limita alla sola testa; se lo lasci marcire finisce col puzzare pure la coda.
Non è quindi una novità che i partiti dopo che sono state fatte leggi vergogna per il parlamento non le estendano a livelli più bassi.
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Oppure, partito l’invio
Comunque due osservazioni vanno fatte:
la prima : non è detto che lo stato di dissesto dipenda dall’ultimo sindaco in carica; generalmente il dissesto è uno stratificarsi di politiche finanziarie locali fatte male.
La seconda: al di là di quello che fanno PD FI e porcheria discorrendo, se un comune va in dissesto per colpa di un sindaco ci vuole la corte dei conti? La magistratura? Un influencer ad minkiam per dire di non eleggerlo nuovamente?
I Cittadini che abitano quel comune dove hanno gli occhi? Sono collegati ad una testa?
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E’ sufficiente dire ai cittadini-tifosi che la colpa e’ in realta’ da ricercarsi altrove ed il voto arriva senza problemi. Non c’e’ forse un partito che ha ancora il nome di un defunto e fallimentare premier pregiudicato nel simbolo ? E allora….
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