Avendo scritto due libri sul governo attuale e portando in giro da mesi uno spettacolo teatrale incentrato su Giorgia Meloni, una delle domande più frequenti che mi vengono rivolte è come sia possibile […]

(di Andrea Scanzi – ilfattoquotidiano.it) – Avendo scritto due libri sul governo attuale e portando in giro da mesi uno spettacolo teatrale incentrato su Giorgia Meloni, una delle domande più frequenti che mi vengono rivolte è come sia possibile che la leader di Fratelli d’Italia goda ancora di così tanti consensi nonostante le innumerevoli schifezze politiche commesse. La domanda è pertinente e la risposta mediamente articolata, ma tutto sommato facilissima. I motivi sono la scaltrezza furbina della Meloni; la qualità dell’informazione, in buona parte desiderosa (come quasi sempre) di correre in soccorso della vincitrice: la natura oserei dire ontologica dell’italiano medio, da sempre incline al centrodestra. C’è però anche un altro motivo, assai meno autoassolutorio per il centrosinistra, ovvero la pochezza dell’opposizione. Una pochezza figlia di personalismi stolti, leadership debolucce, infiltrati centristi e disillusione crescente, ma figlia pure di una tendenza mai fuori moda: ovvero il feticismo per la polemica tonta. Per quel masochismo atavico e dunque tipico del centrosinistra, l’opposizione non riesce a non cavalcare ogni giorno “casi” e “proteste” ora inutili e ora addirittura controproducenti.

Il governo Meloni è un obbrobrio sesquipedale, che inanella senza sosta boiate cosmiche: dal pasticciaccio con l’Albania all’orrenda “liberazione” del boia Almasri, dalla riforma (va be’) della giustizia ai numeri a caso su sanità e occupazione, dalla classe dirigente pietosa al menefreghismo sulla questione morale (Santanchè e non solo), dall’autonomia differenziata (ciao core) al premierato, dallo sdoganamento della “manganellitudine” alla querela/censura facili. I punti deboli di questo esecutivo da avanspettacolo di quart’ordine sono infiniti. E invece l’opposizione, soprattutto sui social, che fa? Se ne sta giorni e giorni a parlare di tutt’altro. Una volta è il saluto romano di Musk, un’altra i testi sessisti di Tony Effe, un’altra ancora la difesa a spada tratta della serie tratta dai libri di Scurati. Di recente c’è pure stato il “caso” sul fratello di Musk, attaccato per essere andato da Giuli a Palazzo Chigi (peccato che sia andato anche da Gualtieri). Attenzione: è bene chiarirsi, perché poche cose sono permalose e al tempo stesso inclini al fraintendimento come la galassia Pd. Musk è un pazzo fascistoide e fa paura nonché schifo, almeno quanto quell’altro tizzone d’inferno di Trump. Tony Effe è un “artista” che vale meno di un’unghia incarnita di Drupi e tutto (non solo i suoi testi) nella sua “musica” genera se va bene nausea. E la serie M è ben fatta e impreziosita da un ottimo Marinelli (ma non è minimamente un capolavoro e non vale un decimo di The Bad Guy, quella sì perla assoluta nostrana). Pure il fascismo è un tema sacrosanto, perché si può discutere sul fatto che tutta Fratelli d’Italia sia fascista (molti lì dentro sì), ma non si può certo negare che tutta FdI sia anti-antifascista (e questo, anche costituzionalmente, qualche problemino lo crea).

Detto e ribadito tutto questo: non vi sembra, cara opposizione, che sia appena appena discutibile – oltre che un po’ idiota – dedicare al saluto di Musk ottomila post, neanche fossimo in una pagina qualsiasi del più paraculo degli opinionisti buonisti acchiappalike, e non dare per esempio la stessa certosina attenzione al martirio di Gaza? Interrogarsi senza sosta sul fascismo è opera meritoria che spetta a chi sa farlo, da Luciano Canfora a non pochi giornalisti di pregio, ma gli “statisti” della sinistra ora in azione hanno finalmente capito che parlarne all’infinito – con toni tetri tipo “o noi o l’apocalisse” – non solo non sposta mezzo voto, ma paradossalmente radicalizza e rimpingua il consenso a destra? Se il sogno recondito dell’opposizione è avere più follower di Borghi, la strategia è verosimilmente giusta. Se invece l’obiettivo è quello di vincere le prossime elezioni, allora la strada intrapresa è davvero perfetta: per perderle tutte in eterno, però.