(Gioacchino Musumeci) – In linea con le usanze politiche del 2024 il nuovo anno si apre con bugie sugli aumenti in busta paga. Propagandati con entusiasmo dai media di regime tra i quali Mediaset saranno veri? Temo di no.

E se Report, reo di vilipendio ai ladroni, è selvaggiamente attaccato, nessuno si preoccupa di condannare le reti di Piersilvio Berlusconi per “vilipendio alla verità ” dato che gli aumenti in busta paga riguarderanno solo una fascia di reddito e le altre perderanno vistosamente.

Passiamo ora alla confutazione delle bugia con cui la Meloni intorta milioni di cicaloni e cicale canterine.

Prima di tutto lo stop alle riduzioni sui contributi impatta tantissimo sugli stipendi: come sappiamo, ogni lavoratore dipendente possiede una RAL (reddito lordo annuo) stabilito per contratto. Questo comprende anche i contributi per la pensione e tasse pagate dall’azienda come sostituto d’imposta. Dunque dalla RAL, si sottraggono prima i contributi per la pensione e sul risultato si applicano imposte e detrazioni. Se i contributi da versare aumentano, la cifra disponibile per il lavoratore diminuisce per forza, ed è proprio ciò che accade con le nuove norme propagandate come generatrici di aumenti in busta paga.

La RAL non è altro che il reddito previdenziale lordo annuo sul quale fino al 2024 per i redditi più bassi erano applicati “sconti” sui contributi da versare. In particolare i lavoratori dipendenti con RAL di 35mila euro versavano il 3,49% contro il 9,49%; con RAL fino di 25mila euro si versava il 2,49% contro il 9,49%. Il governo ha cancellato gli sconti e poi raccontato che le buste paga aumenteranno, ma conti fatti alla mano si verifica l’esatto contrario.

Facciamo un esempio pratico: con Ral di 16.573 Euro nel 2024 il dipendente versava il 2.49%. pertanto aveva un imponibile fiscale di 16.160 Euro. Nel 2025 verserà il 9,49% e avrà 15mila euro di ‘imponibile fiscale su cui graveranno le tasse. L’imponibile fiscale 2024 è maggiore di 1160 Euro rispetto a quello 2025 e il taglio del cuneo fiscale prevede un contributo aggiuntivo di 795 Euro che non compensa questa differenza. Perciò il dipendente a conti fatti avrà una busta paga decurtata di 4 euro al mese.

Essenzialmente il governo racconta ai cittadini che vedranno un aumento sulle buste paga ma in realtà fa cassa sul loro imponibile fiscale diminuito rispetto all’anno precedente.

L’applicazione delle nuove norme porta a risultati negativi per la maggior parte dei dipendenti. Per esempio che con un reddito fiscale di 15mila euro lo stipendio 2024 ( calcolato in tredici mensilità senza l’effetto di addizionali comunali, regionali e bonus IRPEF) ammontava a 1187 €, quello del 2025 sarà di 1180 €. Perciò il dipendente avrà 87 € al mese in meno. Un bel calcio nel culo, altro che aumento.

Paradossalmente con un reddito fiscale di 35mila € e uno stipendio NETTO di 2109 € mensili ( un miraggio per milioni di persone) la busta paga vedrà un aumento di 48€ mensili. Sopra 40mila € nessun aumento e tutte le altre fasce perdono come si legge nella tabella allegata al post.

Per i poveracci che hanno concesso fiducia alla Meloni affascinati dalla sua dialettica borgatara ho una notizia: “ Bravi! Non solo “una de voi” aumenta le tasse, vi abbassa pure gli stipendi. Il 2025 sarà peggiore del 2024. Quando boccheggerete dal 15 del mese consolatevi: sostenete che durante la pandemia vi sia stata sottratta la libertà, oggi la pandemia non c’è e c’è Giorgia Meloni, e voi siete prigionieri della povertà in aumento”.