Aldo Cazzullo in una sua risposta sul Corriere (24.12) a un lettore scrive che oggi le disuguaglianze sono tornate quelle dell’Ancien Régime. È un dato di fatto che le disuguaglianze sia in una […]

(Di Massimo Fini – ilfattoquotidiano.it) – Aldo Cazzullo in una sua risposta sul Corriere (24.12) a un lettore scrive che oggi le disuguaglianze sono tornate quelle dell’Ancien Régime. È un dato di fatto che le disuguaglianze sia in una singola nazione sia a livello internazionale siano progredite in parallelo col progresso portato dalla Rivoluzione industriale. Alexis de Tocqueville, che pure è uno dei padri nobili della democrazia, nel Saggio sulla povertà (1830) nota, sbalordendosene, che nell’Inghilterra del suo tempo, il Paese più opulento d’Europa, nel pieno del suo sforzo industriale, cioè della sua crescita, i poveri erano sei volte di più che in Spagna e Portogallo che erano appena all’inizio di quel processo, mentre nei Paesi non ancora toccati dall’industrializzazione, quindi dalla crescita, la povertà non esisteva.
Secondo i dati Istat del 2023 sono in condizione di povertà assoluta quasi 5,7 milioni di individui, cioè il 9,7 per cento della popolazione residente. Nell’Ancien Régime, per quanto questo a noi possa sembrare incredibile, la povertà non esisteva. Esistevano i mendichi che rappresentavano l’1 per cento della popolazione quindi il rapporto è di uno a dieci. Ma in realtà era mendico chi voleva esserlo, un po’ come i clochard volontari di oggi. Mi ricordo un episodio che lì per lì sembra divertente e bizzarro ma in realtà è estremamente significativo. Anni fa a Torino, d’inverno, una donna si buttò nel Po per suicidarsi. Un clochard si buttò in acqua e la salvò. Naturalmente sul posto si gettarono tutte le televisioni locali e nazionali e, come premio, un imprenditore della zona gli promise un impiego nella sua azienda. “Fossi matto” rispose quello “io torno a vivere come ho sempre vissuto, da uomo libero”.
Comunque si riteneva in quelle società che sia il mendico che il “matto” avessero, per canali misteriosi, un particolare rapporto con Dio. Era un modo intelligente per inglobare questi individui nella società, per non farli sentire esclusi, ma parte di essa.
Il Signore viveva nei suoi castelli, tra l’altro insalubri, il contadino nella campagna. Vivevano peraltro sullo stesso spazio agricolo, a contatto di gomito e quindi fra di loro s’intrecciavano rapporti che non erano solo di puro calcolo ma anche sentimentali ed emotivi. Il Signore doveva stare attento a non comportarsi troppo da stronzo perché una rivolta era sempre possibile. Ma in generale i rapporti tra queste due diverse realtà sociali furono buoni tanto è vero che tutte le rivolte vandeane videro aristocratici e contadini uniti nella lotta contro la nascente borghesia. Al Signore non interessava guadagnare sempre di più sempre di più, alla Elon Musk che vuole raggiungere un patrimonio di 3 trilioni di dollari. Tutto ciò che entrava nei suoi forzieri doveva essere speso. L’investimento, che è tipico della mentalità borghese, gli era estraneo. Con l’avvento della Rivoluzione francese, dell’Illuminismo e della borghesia un affittuario si lamenta col nuovo padrone borghese perché ha aumentato di molto il canone. “Devi capire” risponde quello “che il nuovo sistema non è fatto per agevolare te, l’affittuario, ma me, il proprietario”.
Scrive Flaubert: “Nessun potere è legittimo, nonostante i loro sempiterni princìpi. Ma, siccome principio significa origine, bisogna riferirsi sempre a un inizio. Così il principio del nostro è la sovranità nazionale, intesa in forma parlamentare… Ma in che cosa mai la sovranità nazionale sarebbe più sacra del diritto divino? Sono finzioni, l’una e l’altra”. Il potere non deve essere legittimo ma, come nota Max Weber, “deve essere creduto” legittimo. E nelle monarchie feudali questo avveniva. Nell’Antico regime e la Rivoluzione (1856) Alexis de Tocqueville scrive: “Bisogna guardarsi bene dal valutare la bassezza degli uomini dal grado della loro sottomissione al potere sovrano: sarebbe servirsi di una falsa misura. Per quanto gli uomini dell’antico regime fossero sottomessi alla volontà di un Re, un genere di obbedienza era loro sconosciuta: non sapevano che cosa fosse piegarsi a un potere illegittimo e contestato, poco rispettato… Questa forma di schiavitù degradante fu loro sempre sconosciuta”.
Infine. Come abbiamo detto, feudatario e contadino avevano stretti legami perché vivevano gomito a gomito sullo stesso territorio. Essendo a stretto contatto l’uno conosceva l’altro. Poteva avvicinarlo, poteva parlargli. Oggi ognuno di noi è più lontano da una grande rockstar o da un uomo politico importante protetto da plotoni di polizia e di guardie del corpo che spesso sono eserciti all’interno dell’Esercito di quanto il contadino fosse lontano dal suo feudatario.
Grazie Massimo, avanti
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Il solito Fini: si parla di diseguaglianze e lui subito pensa al denaro. Dell’incultura, dell’ignoranza, nessun cenno. Quanto alla prossimità – vagheggiata per il passato – del “villano” con il ” nobile” rilegga i Promessi Sposi di A. Manzoni e rifletta su quante possibilità aveva Renzo Tramaglino di avvicinare don Rodrigo o di far valere le sue ragioni con don Abbondio o con il dottor Azzeccagarbugli.
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L albero degli zoccoli di Ermanno Olmi. Chi l ha visto provi a pensare al finale del film, alla proprietà di quel tronco inutile per il padrone, all’uso che ne avrebbe fatto il povero contadino che fu poi cacciato dalla casa in cui viveva con la sua famiglia, e dal suo lavoro, che era lo strumento di una stentata sopravvivenza.
la dignità della povertà è un invenzione dei radical chic alla Fini. La libertà del clochard di fare il clochard, incluso morire di freddo in un auto o in un garage. Chiederei ai clochard, più che a Fini, come intendono la loro libertà, e se ci rinuncerebbero in cambio di un lavoro.
la persona ha dignità, non la sua condizione. Che è sempre storicizzabile.
In fondo la monarchia, il feudalesimo, non erano poi male. Si stava gomito a gomito, felici, c era lo jus primae noctis, ma una volta espletato quello, baldoria tutti i giorni. Cibo a volontà, senza vino, però. Niente inquinamento, niente sindacati. Bei tempi.
Tempi nei quali i giullari di corte, i giornalisti del tempo, si accontentavano di poco per assecondare il loro padrone. Stavano comunque meglio dei servi della gleba, bei vestiti e una casa confortevole, ma niente Pastis e sigari. Che in fondo per la salute è anche meglio.
Come avrebbero detto Flaubert, Montesquieu e Max Weber
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Questo amore sconfinato per il medioevo ritorna implacabile .Le storie di reami con principi, più o meno, azzurri che regnano con il popolo contento e felice…roba da Cenerentola o Biancaneve.Ma come fa un signore intelligente e colto, che spesso fa ragionamenti sensatissimi a vedere nel miserissimo passato tutto appassionatamente amorevole .Le nostre società così poco perfette , almeno per noi che viviamo nel ventre della vacca occidentale, un sogno, un paese dei balocchi o di marzapane rispetto all’ inferno del medioevo. Poi sono d’accordissimo con Fini quando evidenzia le enormi contraddizioni della modernità e della stronzaggine di noi occidentali.
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