Per raccontare il peggior cortocircuito di sempre del femminismo salottiero e ben posizionato nei circoletti intellettuali che contano, bisogna fornire una mappa per comprendere […]

(Di Selvaggia Lucarelli – ilfattoquotidiano.it) – Per raccontare il peggior cortocircuito di sempre del femminismo salottiero e ben posizionato nei circoletti intellettuali che contano, bisogna fornire una mappa per comprendere i fatti, dunque parto dall’inizio. Chiara Valerio, curatrice della fiera dell’editoria “Più libri più liberi” ha dedicato l’edizione 2024 della rassegna a Giulia Cecchettin, vittima di femminicidio, e a Giacomo Gobbato, morto accoltellato per aver difeso una donna da un tentativo di furto. Come scrive lei stessa, la scelta nasce dall’intenzione di ricordare che “la violenza sulle donne riguarda tutti, non solo le donne”. Chiara Valerio accosta una vittima di femminicidio a un uomo che per quanto eroico, è rimasto coinvolto in un tragico fatto di cronaca che con la violenza di genere non c’entra nulla. E già qui non ho compreso quello che è parso un intento di bilanciare la dedica a Giulia Cecchettin con quella a una vittima maschile a caso, cosa che mi sarei aspettata da un deputato di Fratelli d’Italia. Mi sorge il dubbio che oltre a non essere spesso capita, Chiara Valerio inizia a non capirsi da sola.

Il peggio però accade dopo, quando si scopre che ha invitato alla fiera Leonardo Caffo, lo scrittore e filosofo sotto processo per maltrattamenti e lesioni gravi nei confronti della ex compagna. Il pubblico ministero ha formulato la richiesta di 4 anni e mezzo di carcere, la sentenza arriverà il 10 dicembre. Chiara Valerio non è una curatrice qualunque. È una figura di riferimento del femminismo, era la migliore amica di Michela Murgia. Per intenderci, è come se alla fiera del libro dedicato a Greta Thunberg il curatore invitasse il presidente di Gazprom. La sua scelta viene fortemente criticata e Caffo dichiara che rimarrà a casa per non disturbare. A quel punto tutti si aspettano che Chiara Valerio rimedi alla sua pessima figura ringraziando Caffo, per poi far evaporare il tutto con una sua qualche supercazzola sul tempo che si misura in persone con gli addominali perché i conflitti sono acqua e corpi con i cervelli dentro e insomma, quelle cose lì che nessuno capisce, però, nel dubbio: “Che genio Chiara Valerio”. E invece no. Sebbene le critiche non siano affatto scomposte o immotivate, lei si incaponisce. Non risponde neppure ad alcune tra le più note femministe, va dritta per la sua strada e pubblica un video respingente con cui peggiora la situazione peggio di Chiara Ferragni con la tuta grigia: legge la lettera addolorata di Leonardo Caffo e annuncia che nonostante lui abbia deciso di non andare alla fiera, NON ritira l’invito. Anzi. Rilancia: presenterà lei il suo libro. In pratica, dal difendere le donne che non hanno voce a dare la voce a un imputato per violenza su una donna è un attimo. Un capolavoro. Mancava solo che aggiungesse: “E se andate avanti a protestare io a Caffo gli pago pure gli avvocati, streghe!”. In realtà, Chiara Valerio riesce a scomodare anche un altro tema a casaccio: la presunzione di innocenza, senza capire che la questione non è penale. Caffo è innocente fino a sentenza definitiva, ma questo non vuol dire che invitarlo a una rassegna dedicata a Cecchettin sia una scelta opportuna. E quindi viene ricoperta di critiche. Alcune feroci, altre insolitamente affettuose e misurate (“non sono d’accordo con Chiara Valerio, ma la stimo!”) da parte di chi, nello stesso circoletto, di solito spolvera i fucili per molto meno. C’è però una defezione importante alla fiera, che è quella del solito lucidissimo Zerocalcare, il quale parla di “inopportunità dell’invito”. Del resto Zerocalcare è quello che non è andato a Lucca Comics perché c’era il patrocinio dell’ambasciata di Israele, Chiara Valerio è colei che sedeva amabilmente a conversare con Maurizio Molinari al Salone del libro, mentre fuori di lì si manifestava per Gaza. A peggiorare la situazione si aggiungono le accuse di “amichettismo”. Valerio viene accusata di invocare il garantismo solo quando l’imputato è un suo amico, e giusto per smentire il tutto, la sera va a difendere se stessa a Propaganda.

Infine, Paolo Repetti di Einaudi, colui che ha pubblicato diversi libri di Murgia ed era tra i pochi amici al matrimonio della scrittrice sarda, la difende così: “Le ERINNI che si sono scagliate con tanta violenza contro la loro compagna Valerio dovrebbero riflettere sul fatto che la purezza assoluta è solo l’altra faccia del totalitarismo!”. Su quel “le erinni” per definire le donne che difendono un’idea, Michela Murgia avrebbe pianto tre giorni. E avrebbe pianto ancor di più quando Repetti, distrutto dalle critiche, lo ha disastrosamente corretto in “Ragazze”. Ma anche per lui l’amichettismo assolutorio è dietro l’angolo: la sua compagna Patrizia Renzi è l’ufficio stampa della fiera “Più libri più liberi”, curata da Chiara Valerio.