
(Enrico Mingori – tpi.it) – Il vero vincitore delle regionali in Emilia-Romagna e Umbria non è né il centrodestra né il centrosinistra, ma è l’astensionismo, segno di un distacco tra politica e cittadini che i partiti colpevolmente da troppo tempo fingono di non vedere.
Ormai sta diventando persino frustrante sottolinearlo, tale è l’apatia delle forze parlamentari di fronte a questo problema che di anno in anno si fa più grave. Eppure proprio l’importanza della questione impone di continuare a rimarcare i numeri.
Tra domenica 17 novembre e la mattina di lunedì 18 in Umbria ha votato solo il 52,27% degli aventi diritto: non erano mai stati così pochi. In quelle stesse ore in Emilia-Romagna più di un cittadino su due ha disertato le urne: l’affluenza è stata del 44,47% (e nove anni fa, nel 2015, era andata ancora peggio: 37,71%).
Medesimo andazzo si era registrato il mese scorso alle regionali della Liguria, dove solo il 45,96% dell’elettorato si era smosso per recarsi ai seggi, il dato più basso di sempre nella terra di Sandro Pertini.
Anche alle europee di giugno l’affluenza tra gli italiani era stata la più povera della storia per quel tipo di elezione: aveva votato appena il 49,69% degli aventi diritto. E, allo stesso modo, alle ultime politiche, poco più di due anni fa, il 63,91% degli elettori che si era presentato alle urne era stata la percentuale più bassa di sempre per quanto riguarda le votazioni del Parlamento.
Nell’ultimo decennio l’astensionismo è costantemente cresciuto a tutti i livelli e a ogni latitudine del Paese. E non serve un dottorato in scienze politiche per concludere che dietro questa tendenza chiarissima ci sono sentimenti diffusi di sfiducia, delusione, disinteresse: un malcontento che a ogni tornata elettorale viene a galla ma di cui – al netto di qualche articolo sui giornali – non si discute abbastanza.
È da ormai più di trent’anni, in realtà, che la politica ha iniziato progressivamente a uscire dagli interessi quotidiani della gente comune. Tuttavia da almeno un paio lustri a questa parte si è creato un solco sempre più largo tra i cittadini e i partiti, con questi ultimi di fatto ridotti a circoli chiusi in se stessi, popolati solamente dai propri dirigenti ed eletti e da uno sparuto numero di iscritti, che per giunta talvolta sono tesserati solo sulla carta ma mai realmente coinvolti nella vita della rispettiva formazione.
Le crisi economiche, sanitarie, ambientali, gli innumerevoli scandali giudiziari e il ripetuto ricorso a governi tecnici attraverso “inciuci di palazzo” hanno contribuito non poco a picconare le aspettative che gli elettori nutrono nei confronti di chi dovrebbe rappresentarli. Ma il nocciolo più importante della questione probabilmente sta proprio nell’incapacità stessa da parte dei partiti – arroccati nelle loro stanze – di rappresentare i cittadini e le loro esigenze.
Senza una partecipazione ampia, la democrazia rischia di degradare verso un sistema elitario in cui solo i pochi che partecipano determinano le scelte che riguardano l’intera collettività. La domanda è: ai partiti tutto questo interessa?
Oligarchia di fatto lo è da decenni. Dunque inutile piangere lacrime di coccodrillo se la gente preferisce dedicare il proprio tempo ad altro.
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Già e in effetti, al di là del fatto che – come scritto, qualche giorno or son ad altro utente – i forum (purtroppo) non servono per confrontare civilmente idee, caso mai irrigidiscono ancor di più le proprie convinzioni e spesso si sfocia in poco costruttivi litigi. Comunque, dicevo…, in effetti alle urne, non un secolo fa ma negli anni ’80/90 si recavano quasi il doppio degli elettori attuali. Ebbene… forse la politica era meno distante dal popolo? Nel ’92 si recarono l’88%, nel ’94 l’87… Nel 2006, quindi nemmeno 20 anni fa, l’84%! Ebbene, trionfava la “democrazia” grazie all’alta affluenza alle urne? Mah… Non che fosse un mio idolo, però nel 1981, intervistato da Scalfari, Berlinguer disse testualmente, “I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune“. Forse era un populista anche lui, a sua insaputa ovviamente.
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Dovrebbe esserci un meccanismo in cui l’affluenza alle urne è proporzionale allo stipendio dei politici. Affluenza al 50%… Stipendio di quella legislatura dimezzato. Sono convinto che allora troverebbero i modi di coinvolgere i cittadini.
Invece così, il PD che piangeva la scarsa affluenza alle Europee del 2022 indicandola come causa invalidante della vittoria della Destra della Meloni, oggi è lì che sboccia Champagne e annaffia tutti per una vittoria con un affluenza vergognosa, in una delle regioni con il maggior senso civico d’Italia.
Certo che poi vedere lo spettacolo indecoroso della forza politica che in teoria dovrebbe trascinare al voto l’astensione, ovvero il M5S, che spreca molte più parole riguardo la loro fantomatica Assemblea Costituente di quelle per rincuorare e rassicurare le migliaia di alluvionati lasciati soli dell’Emilia Romagna… E’ veramente penoso.
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Non stiamo neanche parlando di un’ipotesi, quanto di una suggestione, ma per fare quello che dici basterebbe un silenzio-assenso: se non voti per tre volte di fila, vieni cancellato automaticamente dalle liste elettorali (ma ti puoi re-iscrivere quando vuoi, dietro richiesta).
Questo spingerebbe comunque la gente verso il voto, ed è certamente meno irrealistico di parlamentari che si riducono lo stipendio da soli; inoltre avrebbe anche il pregio di eliminare chi non è interessato dalla base degli aventi diritto (che ha un impatto numerico diretto sulle percentuali).
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”Il vero vincitore delle regionali in Emilia-Romagna e Umbria non è né il centrodestra né il centrosinistra, ma è l’astensionismo” :che cosa ha vinto? Che risultato ha ottenuto?
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La risposta alla tua domanda ne determinerà la collocazione nel grafico delle Leggi di Cipolla:
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Guarda, mi accontenterei che dietro ad un comportamento ci fosse almeno un intento, non dico una logica, ma almeno un progetto, magari balzàno ma un progetto. Astenersi dal votare ed aspettare il messia? Che senso ha? Alle europee ha votato meno del 50%, Ursula se ne è andata? L’Italia è uscita dalla UE? È tornata la lira? Il PD è imploso?
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In pratica, ti accontenteresti del fatto che la gente dimostrasse un minimo di cervello: hai detto niente.
Mostrami la via per mettere un po’ di sale in zucca al prossimo, e ti seguirò in capo al mondo.
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Ma basta con ste fesserie alla “son tutti uguali”!
C’è un’infinità di partiti tra cui scegliere; pensare che siano tutti “arroccati nelle loro stanze” e perciò puniti con l’astensione è ridicolo.
La stragrande maggioranza degli astenuti non segue la politica, neanche quella dei partiti appena nati, e non sa una mazza di cosa legiferano in Parlamento. Altri, appena trovano un presunto difetto in un partito, vecchio o nuovo che sia, si astengono aspettando il partito perfetto che non esisterà mai, dato che la presunta perfezione è soggettiva e non uguale per tutti.
Se prendessimo per buona la teoria del “cliente che ha sempre ragione”, ne dovremmo dedurre che la politica migliore era quella dei tempi di Andreotti e Craxi. Siamo seri: ma chi si andava a leggere i loro programmi? Nessuno!
Si votava in base ad una appartenenza ideologica e sulla base di qualche slogan/promessa sentita in tv.
Oggi invece, nell’era di google, si fa a gara a trovare difetti, o presunti tali, a qualsiasi politico e forza politica. Come se invece l’elettore fosse perfetto.
Da qui la folle idea che non ci sia differenza tra 100 difetti e 1 difetto perchè “IO ORGOGLIONE NON VOTO IL MENO PEGGIO!”.
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Il sono tutti uguali ha un fondamento di verità.
L’Italia è super indebitata, lo spread è una pistola puntata alla tempia di chi governa, chiunque esso sia.
Se tu non fai ciò che ti dice il tuo creditore, sei nei guai.
Quindi le differenze ci possono essere solo all’interno della cornice costruita dai tuoi creditori.
Altro aspetto da considerare: i difetti che siano 100, 50 o 1 solo ne danno una misurazione quantitativa, non qualitativa.
Meglio avere a che fare con uno che fa 100 scippi o con quelli che fa UNA SOLA strage?
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@ Lionheart: vediamo quanto è fondato questo “fondamento di verità”.
L’Italia è super indebitata […] le differenze ci possono essere solo all’interno della cornice costruita dai tuoi creditori.
Questo è vero ed arcinoto, ma se ci possono essere delle differenze, basta questo per dimostrare che non sono tutti uguali.
Magari le differenze non sono quelle che vorresti tu, ma questo non vuol dire che non esistano (v. alla voce “ideologia”, qua sotto).
E poi non è vero che ti puoi muovere solo all’interno di quella cornice (che comunque non è certo piccola, dato che racchiude diversi aspetti fondamentali della vita delle persone, che non c’entrano nulla con lo spread e sulle quali la politica ha ampio margine di manovra): puoi anche decidere di romperla e disconoscere i debiti, se sei convinto che sia questa la cosa giusta da fare (ma a quel punto la domanda è: perché?), naturalmente poi la Nazione intera dovrà sopportarne tutte le inevitabili conseguenze: se a nessuno, di nessun colore politico, è mai venuto in mente di fare una cosa del genere, è abbastanza evidente come la cosa non convenga proprio a nessuno, ma questo non dimostra affatto che siano tutti uguali, solo perché nessuno propone (o peggio, fa) qualcosa di palesemente contrario all’interesse nazionale.
Dimostra solo che nessuno è così fesso (per fortuna, aggiungo).
Altro aspetto da considerare: i difetti che siano 100, 50 o 1 solo ne danno una misurazione quantitativa, non qualitativa.
I difetti puoi contarli o pesarli come preferisci, a patto di usare sempre lo stesso metro per tutti, ma nemmeno questo porta alla conclusione che sono tutti uguali, anzi: se li pesi qualitativamente, a maggior ragione dovresti trovare delle ulteriori differenze, a meno che tu non voglia proprio vederle, per la già citata questione ideologica (immagino che la tua domanda fosse retorica, essendo abbastanza evidente come 100 scippi siano meglio che una strage: ma anche questo dimostra che la differenza c’è, eccome).
Alla luce di ciò, le tue fondamenta non mi sembrano poi molto solide.
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Faccio un esempio così chiarisco meglio cioche intendo dire.
La guerra in ucraina è una guerra che è stata protratta perché ci sono lobby che l’hanno votato.
Quelle stesse lobby sono quelle che hanno le leve dello spread , del rating del debito e altro.
Se uno all’opposizione si dichiara pacifista, quando è all’opposizione lo può fare, ma se si trova al governo si comporterà diversamente.
Quindi il pacifismo da opposizione sa tanto di presa per i fondelli; quindi di disonestà, quanto meno intellettuale e per me non è meno disonesto di chi fa della disonestà il proprio programma politico.
Lo stesso soggetto che prende per il culo i suoi elettori ha avuto il coraggio di destinare risorse pubbliche agli indigenti
Lo ha potuto fare nonostante le varie disfunzionalita perché nel fare questo, non andava a colpire gli interessi delle lobby.
Penso sia chiaro adesso
ci sono le differenze e ci sono le analogie
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@ Lionheart: per quanto mi riguarda tutto ciò era già chiaro anche prima, pertanto ribadisco: questo non dimostra affatto che sono tutti uguali, ma dimostra solo che tutti si comporterebbero allo stesso modo riguardo alla questione particolare della guerra in Ucraina (vale comunque il ragionamento precedente riguardante la cornice debitoria: l’Italia può decidere in qualunque momento di disconoscere gli impegni presi a livello internazionale, dimostrandosi così inaffidabile e venendo trattata di conseguenza, com’è giusto e logico che sia: ma il fatto che nessuno agisca per mettere in mutande il Paese non dimostra che “sono tutti uguali”, ma solo che nessuno è così fesso da proporre una roba del genere).
A latere: ma se l’Italia magicamente potesse decidere di non supportare più l’invio di armi e le sanzioni, credi che la cosa avrebbe un qualche impatto sul conflitto? Siamo seri.
Dove il tuo ragionamento pecca di miopia (v. sempre alla voce “ideologia”) è nel non considerare che questa non è l’unica questione esistente (ne esistono tantissime altre, a mio modo di vedere ben più rilevanti, dato che impattano altrettanto o anche più direttamente sulla vita delle persone), dove invece la politica ha ampio margine di manovra, a prescindere dallo spread: sanità, pensioni, legalità, istruzione, ecologia, politiche di sostegno al reddito, l’elenco è molto lungo e questi sono solo i primi esempi che mi vengono in mente.
Riguardo a tali questioni, è oltremodo evidente come l’approccio delle diverse formazioni politiche differisca anche di molto: se tu preferisci continuare ad ignorare tali differenze per questioni ideologiche o perché non vuoi ammettere che non sono affatto tutti uguali (è come dire che un topo e una mucca “sono uguali”, solo perché entrambi debbono bere e nutrirsi: mangiateli, poi me lo dici quanto sono “uguali”), ovviamente puoi continuare a farlo, ma questo non farà scomparire le molte differenze che esistono, eccome se esistono, ma solo per chi le vuole vedere.
Cordialmente.
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Esattamente. Problemi ed ipocrisie della politica si potrebbero riassumere in una semplice frase “tra il dire e il fare ci sta di mezzo il mare”. Perché da quando seguo la politica (ero adolescente quando guardavo in tv le trasmissioni di Jader Jacobelli) non ho mai sentito dire a soggetti politici, di qualsivoglia partito, “taglieremo la sanità”, “aumenteremo le tasse”, “aiuteremo i ricchi ad accumulare soldi”, “cercheremo di limitare al minimo i reati per i colletti bianchi”, “regaleremo a privati un asset importantissimo del Paese”, “lasceremo gli stipendi d’ingresso lavoro fermi, anzi diminuiranno, per 30 anni”, etc. Sempre l’esatto contrario. Chiedo, senza tornare alla prima Repubblica: dove sono gli elettori che votavano Berlusconi – compresi suoi amici di sinistra dai quali mai venne ostacolato, tutt’altro – Renzi, Salvini, etc.? Hanno cambiato bandiera oppure si astenevano 🫤? Perché se non votare comporta dover subire ingiurie da chi lo fa, per par condicio dovrebbe valere il contrario. Guerra? 🤣 Mi viene da sorridere quando penso che l’Italia è uno dei maggiori produttori di armi, con una società fortemente partecipata dallo Stato, altroché “pace nel mondo”. Che poi, anche salisse un governo “pacifista” a parole (eh sì, certo, il Pd lo è senz’altro), si è più pragmatici a pensare che certe decisioni NON spetterebbero all’Italia, oppure che il Pdc di turno possa prendere decisioni al posto di USA, alleanza (dove contiamo come il 2 di briscola) o NATO che dir si voglia? Purtroppo sono domande che rimarranno sempre senza una risposta coerente. Vai, vota e poi si vedrà. E se voti “male” nessuno ha diritto di fiatare, perché sembrerebbe non esistere (ironico, ovviamente) “responsabilità oggettiva”, mentre se ti astieni (oppure vai alle urne per annullare la scheda), apriti cielo.
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Son tutti uguali per chi non è capace di distinguerli, oppure per chi ragiona per valori assoluti…
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Io ragiono per valori assoluti, soprattutto perché non sino ancora riuscito a comprendere il concetto del QUASI vergine
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@ Lionheart: ragionare per valori assoluti è ideologia pura, vuol dire piegare l’interpretazione della realtà (che assoluta non è mai) a quei valori per conformarne il senso, ed evitare di osservare la realtà laddove non soddisfa i valori di partenza.
Chi ruba una mela magari potrà essere uguale a chi ruba un milione per la legge, ma di certo non lo è per me (per te, non lo so): non mi sembra un concetto così fuori dal mondo o tanto difficile da afferrare.
Del resto, nemmeno due fratelli gemelli sono stronzi uguale.
Le differenze ci sono, per chi le vuole vedere.
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@ Ladis Savi: non amo generalizzare perché ognuno, nel suo piccolo, ha mille sfaccettature, ma personalmente identifico almeno quattro macrocategorie elettorali:
Una fetta degli elettori vota se almeno una piccola parte delle dichiarazioni del partito di riferimento è nelle loro corde. Anche se buona parte delle altre sono delle follie senza nessun senso logico, anche se quelle non nelle loro corde sono oggettivamente dannose per loro stessi: il fattore “percepisco quel partito come dalla mia parte” è più potente di tutto.
Un’altra parte dell’elettorato fa le pulci a tutte le dichiarazioni del partito di riferimento e pretende che siano al 100% corrette e condivisibili con il loro particolarissimo modo di vedere il mondo, altrimenti storce il naso e batte i piedi: se poi si trova a concordare su una parte delle posizioni ma in forte disaccordo su altre, una discreta fetta di questo elettorato decide di non votare.
Poi c’è chi legittimamente si disinteressa della vita politica, magari perché non gliene importa niente, ha altro da fare e delegare le decisioni agli altri gli sta benissimo, o semplicemente trova più confortevole rifugiarsi nelle proprie convinzioni piuttosto che mettersi in gioco e magare scoprire di essersi sbagliato (son tutti uguali: io l’avevo sempre detto, signora mia, è da quarant’anni che lo dico che son tutti uguali, visto che avevo ragione io? Sottinteso: sono un gran fico).
Infine ci sono gli indecisi, che spesso finiscono per determinare l’esito finale, poco interessati alla vita politica ma non al punto di rinunciare ad un diritto fondamentale (peraltro ottenuto pagandolo a caro prezzo: il sudore, le lacrime e tanto sangue dei nostri nonni e bisnonni) e che votano a secondo della moda del momento, o di quello che sotto elezioni percepiscono come a loro più conveniente, in base a ciò che hanno recepito dalla campagna elettorale.
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Concordo, ma ti sei dimenticato di quelli che votano perché è appunto un diritto conquistato con il sacrificio di chi credeva che ne valesse la pena, per tutti, e per quanto i rappresentanti politici ti spingano a rinunciare per evidenti scadenze, inadeguatezze, inadempienze , si ostinano, magari si illudono, perché l’ alternativa sarebbe peggiore ….se domani abolissero le elezioni tutti, ma proprio tutti griderebbero alla lesione e privazione di un diritto, e pretenderebbero di votare! Siamo gli illusi, i cojoni, che ancora credono nella difesa del principio, e che magari si sforzano di intercettare nel mercato pubblicistico delle offerte politiche, chi è meritevole, se non di piena fiducia, almeno di un barlume di speranza che vada oltre il proprio orticello di egoistico interesse! Siamo quelli che credono che la politica sia ancora uno strumento a disposizione e che non vogliono rinunciarci , e che votano non per il partito più conveniente o dalla mia parte, ma dalla parte di chi rischia di restare escluso, emarginato, ignorato solo perché nato nel posto sbagliato o nella condizione sbagliata che sarebbe potuta capitare anche a me!
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Giusto, ma è per questo che ho scritto “almeno quattro macrocategorie elettorali”, perché il mio elenco non aveva certo la pretesa d’essere esaustivo (anche se quella citata da te, alla quale mi pregio di appartenere, mi sembra più una microcategoria).
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Per Lionheart70: non stavo rispondendo a te, ho scritto il mio commento prima di leggere il tuo… per quanto mi riguarda puoi ragionare come meglio credi.
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PRIMA NAPOLITANO CHE METTE MONTI E POI MATTARELLA CHE METTE DRAGHI E OGGI DICE CHE LUI IN POCHE PAROLE è COSTRETTO,MA DA CHI, NON CERTO DA NOI VOTANTI, LO DEVE DIRE CHI LO COSTRINGE, GLI USA, LA FINANANZA, LA UE, CONCLUSIONE LA GENTE PENSA CHE VOTARE è INUTILE, PER ME BISOGNA SVECCHIARE IL QUIRINALE E IL PARLAMENTO OLTRE I 70 ANNI CI DEVE ESSERE IL DIVIETO DI CARICHE PUBBLICHE PIù SONO VECCHI E PIù SI ATTACCANO COME ZECCHE ALLE POLTRONE
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