Pd primo partito della regione ma decide il calo dei 5 Stelle. Il leader di Iv per la sconfitta in Liguria punta il dito contro i veti pentastellati. Conte non ci sta: con lui avremmo perso più voti

Pd primo partito della regione ma decide il calo dei 5 Stelle

(di Raffaella Malito – lanotiziagiornale.it) – Lo scandalo giudiziario che ha travolto la giunta uscente di Giovanni Toti, e ha svelato un sistema politico malsano, non ha impedito che alla guida della Regione Liguria si imponesse nuovamente il centrodestra.

Che ha visto trionfare il suo candidato, Marco Bucci, sull’uomo del centrosinistra, Andrea Orlando. E c’è chi nel centrodestra anzi rivendica ancora il buon governo di Toti.

È il caso del vicepremier leghista e ministro, Matteo Salvini. “Sicuramente a sinistra qualcuno si aspettava qualcosa di diverso”, ma “nonostante le inchieste, i liguri non sono fessi” e “hanno scelto”. “Questo risultato è anche figlio del buon governo del centrodestra e di Giovanni Toti”, ha detto Salvini.

Fa i complimenti a Bucci ma si guarda bene dal nominare Toti, la premier Giorgia Meloni. “Congratulazioni a Marco Bucci per la vittoria alle elezioni regionali in Liguria. Ancora una volta, il centrodestra unito ha saputo rispondere alle aspettative dei cittadini, che confermano la loro fiducia nelle nostre politiche e nella concretezza dei nostri progetti”, dichiara sui social.

“Ho appena telefonato al neo Presidente Marco Bucci per congratularmi! Una grande vittoria di squadra, insperata fino a qualche mese fa! Vince il Buongoverno del centrodestra!”, scrive sui social il vicepremier di Forza Italia e ministro, Antonio Tajani.

Il campo largo anche se derenzizzato non ce la fa

E andiamo ora agli sconfitti. Il “campo giusto” ovvero quello che ha escluso Matteo Renzi e la sua Italia viva ha perso. Il primo a dirlo è proprio Orlando.

“Questo risultato ci deve fare riflettere, deve fare riflettere il centrosinistra nazionale ma anche ci deve incoraggiare alla battaglia che non è finita e che intendo portare avanti. Sapevamo di dover contrastare un sistema di potere forte e arroccato ma le forze del centrosinistra hanno collaborato bene in Liguria anche se abbiamo pagato qualche problema di troppo del campo largo” ha aggiunto.

E ancora: “Non avere un assetto stabile dà un vantaggio enorme a una coalizione che è in grado di essere pronta dopo una telefonata della sua leader. Noi non siamo cosi disciplinati e non vogliamo nemmeno diventarlo perché credo che la discussione e il pluralismo siano una ricchezza. Però a volte troppa ricchezza può fare un danno”.

Renzi punta il dito contro i veti di Conte ma Conte non ci sta

Ma soprattutto mette il dito nella piaga Renzi. “Oggi ha perso soprattutto chi concepisce la politica come uno scontro personale, come un insieme di antipatie e vendetta. Ha perso chi mette i veti. Ha perso chi non si preoccupa di vincere ma vuole solo escludere e odiare. Ha perso Giuseppe Conte, certo, e tutti quelli che con lui hanno alzato veti contro Italia Viva. Solo le mie preferenze personali delle Europee sarebbero bastate a cambiare l’esito della sfida, solo quelle. Aver messo un veto sulla comunità di Italia Viva ha portato il centrosinistra alla sconfitta”, dice.

I conti li fa il deputato renziano Francesco Bonifazi. Che twitta quando Orlando e Bucci sono ancora quasi appaiati nello spoglio. “Se penso che il centrosinistra – scrive – per colpa di Conte ha rifiutato Italia Viva… Finirà per qualche centinaio di voti. E dire che solo Renzi alle Europee ha preso in Liguria 6.500 voti di preferenza. E Paita altri 4.200. Che follia”.

Pesa la guerra che Grillo ha fatto a Conte

Pesa l’esclusione dei renziani, pesa il crollo verticale del Movimento Cinque Stelle, su cui grava il conflitto aperto tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte, ma anche la sfida lanciata dall’ex pentastellato Nicola Morra, che in corsa per la presidenza rosicchia quasi l’1%.

Per il M5S, dunque, si preannunciano giorni di resa dei conti. Il pessimo risultato, più che dimezzato rispetto alle Europee di giugno e inferiore di quasi tre punti rispetto alle scorse Regionali in Liguria, arriva dopo settimane di guerra aperta tra il garante e il presidente.

Grillo, nel suo ultimo post, aveva messo in discussione la scelta di schierare il Movimento “a sinistra”. E la scelta del fondatore di non recarsi alle urne da più di qualcuno viene letto come un sgambetto a Conte, proprio dalla sua Regione.

Mentre l’entrata a gamba tesa è arrivata dall’ex 5s Morra, che con Grillo non ha mai chiuso, e che ha fatto campagna contro Conte e contro il Pd.

“Non ci nascondiamo dietro un dito: un risultato deludente, al di sotto delle aspettative. Una responsabilità che ci conferma l’assoluta necessità di rifondare il Movimento ripartendo dalle attività di radicamento sui territori”, commenta Conte.

“Non ci turbano le uscite di chi, in questi minuti, prova a ridurre la politica a una fredda questione di numeri. Lascino da parte le calcolatrici: ipotizzare fantasiose alleanze con Renzi e i suoi epigoni avrebbe solo fatto perdere ancor più voti al M5S e quindi alla coalizione, a chi voleva dare una scossa a tutta la Liguria”, aggiunge Conte.

La Liguria saudita: Renzi da Bin Salman attacca Conte e i 5S. Matteo segue lo spoglio da Riad dove parla di “diplomazia economica” e crisi Ue

(Di Lorenzo Giarelli – ilfattoquotidiano.it) – Il comitato elettorale di Italia Viva è un po’ fuori mano. Complice forse l’assenza del simbolo a sostegno di Andrea Orlando, Matteo Renzi ha seguito lo spoglio lontano da Genova. Anzi lontanissimo: Ritz-Carlton Hotel, Riad, Arabia Saudita.

Matteo Renzi è qui per la consueta trasferta alla corte del principe Bin Salman. Ormai da quasi quattro anni, l’ex premier offre consulenze e prestazioni per il governo saudita o per enti legati alla famiglia reale. Uno di questi incarichi lo vede componente del board of trustees del FII Institute, una fondazione nata proprio per volontà di Bin Salman che gli corrisponde fino a 80 mila dollari l’anno per partecipare ad alcune iniziative in giro per il mondo. Come rivelò il Fatto, quelli corrisposti dal FII Institute sono solo una parte degli introiti sauditi di Renzi degli ultimi anni, da sommare per esempio ai 43.800 euro incassati dal ministero della Finanza e ai 39.930 dalla “Saudi commission for tourism”.

L’evento più importante del 2024 è il FII8, una quattro giorni iniziata ieri e che andrà avanti fino a giovedì, impreziosita dalla presenza e dagli interventi del senatore semplice di Rignano. A Riad sfilano da ieri manager, imprenditori, politici e lobbisti. E mentre in Liguria chiudevano le urne, Renzi era impegnato in un evento esclusivo, “solo su invito”, dunque a porte chiuse e al riparo dallo streaming (quello streaming impietoso che nel 2021 fece conoscere al mondo la passione di Renzi per il “rinascimento saudita”). Settanta minuti di sessione con un argomento ambizioso: “Può la diplomazia proteggere il mercato globale e gli investimenti dalle turbolenze economiche?”. L’opuscolo del FII offre una prima interpretazione: “In un mondo sempre più interconnesso, la diplomazia economica gioca un ruolo cruciale nell’affrontare le sfide del commercio e degli investimenti globali. I Paesi con strategia di diplomazia economica attiva spesso vedono tassi di crescita economica dovuti all’aumento dei flussi commerciali e degli investimenti”. E dunque la sfida è “sfruttare la diplomazia per mitigare le perturbazioni economiche, rinforzare le relazioni commerciali e attrarre investimenti stranieri per una crescita sostenibile”. Dal punto di vista di Renzi non fa una piega: non si può certo dire non promuova la diplomazia economica (soprattutto la sua) verso l’estero, con particolare successo nei casi di Paesi non democratici (oltre all’Arabia ha fatto affari d’oro in Cina e negli Emirati, per dirne due), con i quali evidentemente la diplomazia è più richiesta.

Ma la missione araba di Renzi è anche altro. Quando in Italia è metà pomeriggio, si collega via telefono a Un giorno da pecora, su Radio 1, e sferza il Movimento 5 Stelle: “Tutte le volte mi danno per morto, ma sto sempre lì. L’ultima volta è stato Conte, e poi è arrivato Draghi”. Tra uno speech saudita e l’altro, il messaggio è chiaro. Poche ore più tardi, Renzi twitta l’analisi della sconfitta: “Ha perso soprattutto chi concepisce la politica come uno scontro personale, come un insieme di antipatie e vendetta. Ha perso chi mette i veti. Ha perso chi non si preoccupa di vincere ma vuole solo escludere e odiare. Ha perso Giuseppe Conte, certo, e tutti quelli che con lui hanno alzato veti contro Iv. Solo le mie preferenze delle Europee sarebbero bastate a cambiare l’esito della sfida”.

Un teorema tutto da dimostrare, ma Renzi avrà modo di parlarne al rientro in Italia. Prima c’è un altro lussosissimo palco a Riad in programma per oggi pomeriggio, questa volta al King Abdulaziz International Conference Center, a due passi dal Ritz di cui sopra. Non più un evento a porte chiuse ma un dibattito con altri tre ospiti: Aron Landy Ad della società di gestione Brevan Howard; Martin Sorrel fondatore di S4 Capital Group; e Christian Sinding numero uno del colosso Eqt, attivo nella gestione di investimenti. Tema dell’incontro: “Qual è la prospettiva economica dell’Europa?”. Chi può dirlo (a parte Renzi). Anche qui il FII Institute offre qualche riga di presentazione: “L’Europa affronta sfide economiche complesse, tra cui la crisi dell’energia, l’inflazione e i cambiamenti geoeconomici. Nonostante il tasso di crescita dell’area-euro sia previsto all’1,5% nel 2025, la ripresa economica rimane fragile”. Altro che Regionali: si vola alto. E soprattutto lontani.