(Giancarlo Selmi) – Qualcuno ha detto che “non sposta più nulla”. È una rassicurazione che ha qualche fondamento, ma il tempismo chirurgico usato da Grillo con l’ennesimo triste show di ieri, con le elezioni in Liguria, qualche dubbio e qualche timore lo fa venire. Soprattutto il riferimento ai “candidati calati dall’alto” nelle elezioni liguri e quelle emiliane, sembra fatto apposta per fare perdere consenso al Movimento. Sperando, evidentemente, in un cattivo risultato e continuando a tirare la volata ai nostri avversari.

È pur vero che ieri lo ha candidamente ammesso: “rivendico l’estinzione”, ha detto. Ma è comunque difficile accettare tanto cinismo dalla stessa persona che mandò vaffa a tutto e tutti, proponendosi come una guida, prima, elevato e garante poi, di quella comunità politica che da qualche tempo sta disperatamente cercando di distruggere. Il sospetto che stia cercando di distruggerla da almeno tre anni, si fa sempre più forte.

Tanto quanto cresca, proporzionalmente all’insuccesso del desiderata, l’avversione verso Giuseppe Conte, che quella comunità politica, quel progetto politico, è stato chiamato a dirigere e che sta impegnandosi, con tutte le forze di cui è capace, a difendere e preservare. E proprio in relazione a questo, all’ormai scoperto intento distruttivo del padre padrone, che ci autorizza a considerare Grillo null’altro che un ennesimo nemico del Movimento 5 Stelle. Altro che gratitudine.

Sentiremo nei prossimi giorni le spiegazioni che daranno tutti quelli che lo hanno difeso a spada tratta. Dopo il siparietto di ieri, la richiamata evaporazione, l’offensiva definizione di “compostabile” data a un’intera comunità, come se di spazzatura pronta per il riciclo si trattasse, la supponente e arrogante cancellazione del lavoro di migliaia di attivisti, di virtù, lavoro, risultati ottenuti da tanti portavoce a livello nazionale, europeo e a livello territoriale, penso per esempio al mio amico Cristian Casili, secondo il mio parere, continuare a difendere Grillo equivarrebbe, “de facto”, a mettersi fuori dal Movimento. Dal nostro Movimento.