È uno dei sei magistrati del tribunale di Roma che hanno bocciato il trattenimento dei migranti a Gjader: ha presentato una denuncia alla procura di Roma

(di Viola Giannoli – repubblica.it) – Additata per giorni come «toga rossa», accusata di giudizi politicizzati perché presidente di Magistratura democratica, identificata (a torto) come la giudice che ha bloccato l’operazione Albania, con una personalizzazione pericolosa delle sentenze. Alla fine Silvia Albano — uno dei sei giudici del tribunale di Roma che hanno bocciato il trattenimento dei migranti a Gjader in base a una sentenza europea — ha ricevuto decine di minacce di morte e ha presentato una denuncia alla procura di Roma.
Un fiume di post e di commenti violenti, anche sotto gli articoli di giornali di destra. Fino a trenta mail al giorno cariche d’odio inviate al suo indirizzo personale e a quello di Magistratura democratica. Alcune con un nome e un cognome, altre con nickname falsi come “Patriota”. «Spero che qualcuno ti spari molto presto, sarà un giorno di gioia e festa», «Brinderemo alla tua morte», «Ti faremo un vestito di piombo». Un crescendo mirato, scritto per arrivare a destinazione, non solo per perdersi nei social. È questo, insieme alla frequenza dei messaggi partiti dopo il “no” al trattenimento dei migranti, ad aver preoccupato la giudice fino a sporgere denuncia. Il fascicolo è stato formalmente affidato al gruppo reati informatici della procura di Roma, ma gli atti sono stati trasmessi a Perugia, competente sui magistrati capitolini.

Criticata dal centrodestra come «filo-migranti», colpita come bersaglio unico della decisione collegiale sui trattenimenti dei migranti, sprezzata persino da Elon Musk, per via del suo incarico e delle critiche tecnico-giuridiche espresse mesi fa sul protocollo Albania, Albano è diventata l’obiettivo, secondo Magistratura Democratica, di una «campagna di discredito scatenata contro i magistrati romani e in particolare contro di lei» che ha «contribuito a costruire un clima di contrapposizione, di odio, trasceso infine in gravi minacce alla sua incolumità e alla sua vita». Minacce rivolte anche ai magistrati di Palermo e in particolare ai pm del processo Open Arms. Il frutto avvelenato dello scontro tra poteri degli ultimi giorni.

«Un episodio grave», sul quale «c’è molta preoccupazione», afferma il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, che invita a «raffreddare i toni: additare i magistrati come nemici del popolo inquina il dibattito pubblico, non pretendiamo di avere la verità ma ora basta attacchi e aggressioni personali». Solidarietà ad Albano è arrivata anche dall’opposizione. Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Pd, stigmatizza le «gravissime intimazioni alimentate da uno scontro irresponsabile tra poteri dello Stato». Per Angelo Bonelli di Avs «quanto accaduto è il risultato del clima di attacco contro la magistratura che ha come scopo la sua delegittimazione». Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, respinge però gli addebiti e condanna «con la massima fermezza tali intimidazioni che mai possono trovare alcuna giustificazione». Mentre la Lega sposta la questione e lamenta che Albano non è la sola nel mirino, anche «i legali che assistono Matteo Salvini nel processo Open Arms, a partire dall’avvocata Giulia Bongiorno, sono oggetto di gravi minacce».
Il principale untore dell’oscena campagna denigratoria (‘toghe rosse’ sembra essere infatti l’eco distorta di un’altra ingiuria – “zecche rosse’ -molto in voga durante gli anni ruggenti) nei confronti di esponenti della magistratura è stato il topogigio che guida l’organizzazione politica del maggior partito di governo. Parafrasando Salvini, se qualcuno incitato a vedere rosso dovesse sparare a un giudice, chi paga?
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infatti passano le giornate ad aizzare la gente contro la magistratura e a farla passare come coacervo di gente corrotta o soggetta a pressioni esterne (quando invece sono proprio i difetti dei politici) però Poi tirano indietro la mano quando succedono vicende come quella della notizia.
Purtroppo grazie a B. La gente non distingue più tra legge e potere legislativo da un lato e potere giurisdizionale dall’altro che può basarsi solo sulle leggi (in senso ampio). Così danno la colpa a giudici dello stu.ro fatto a costituzione, codice penale e codice di procedura penale fatto dai politici stessi e che come conseguenza ha il degrado del paese.
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