Sanzioni a partire da 25mila euro – Le Camere Penali chiedono punizioni severe per i cronisti che raccontano il contenuto delle inchieste. FdI, Lega e FI sono d’accordo

(Di Giacomo Salvini – ilfattoquotidiano.it) – L’arma finale potrebbe essere messa a punto la prossima settimana. Poi toccherà al governo decidere se usarla o meno. L’idea è arrivata dalle Camere Penali, il sindacato degli avvocati, e la maggioranza di destra applaude e vuole farla sua: Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega stanno pensando di modificare la norma che vieta di pubblicare gli atti giudiziari introducendo sanzioni pesanti per i cronisti che decidono di violarla. Le multe potrebbero arrivare fino a mezzo milione di euro contro i giornalisti che scrivono informazioni che si trovano negli atti giudiziari.

Stiamo parlando del decreto legislativo sul rafforzamento della presunzione di innocenza, già ribattezzato “bavaglio” dai suoi critici, che è in discussione in Parlamento. La norma, introdotta grazie a un emendamento del deputato di Azione oggi in Forza Italia Enrico Costa, era stata approvata sotto forma di legge delega a inizio anno e a settembre il governo ha approvato il decreto legislativo. Ora le commissioni Giustizia di Camera e Senato devono dare un parere, non vincolante, sul decreto attuativo.

Il documento deve essere ancora scritto e sarà approvato la prossima settimana al Senato. Ma nel brevissimo ciclo di audizioni che è stato fatto negli ultimi giorni la richiesta di inserire sanzioni pesanti per i cronisti è arrivata dal presidente delle Camere Penali, Francesco Petrelli, che nella sua audizione, oltre a elogiare la nuova norma del governo, ha chiesto di renderla più stringente: “Queste norme vanno rafforzate anche al profilo sanzionatorio – ha spiegato Petrelli – perché per quanto noi ci sforziamo di estendere sotto un profilo orizzontale il livello delle tutele, se le sanzioni restano quelle previste dal nostro codice è evidente che avremo una scarsa possibilità dissuasiva. È ovvio che non pensiamo affatto a sanzioni di tipo detentivo, ma il ventaglio dei rimedi è talmente ampio”. Insomma, niente carcere ma sì alle multe per chi non rispetterà la legge e continuerà a pubblicare gli atti giudiziari o farà, come hanno già ipotizzato le associazioni della stampa, obiezione di coscienza.

Per questo la maggioranza sembra intenzionata ad accogliere le richieste delle Camere Penali. Per il momento è ancora un’idea e i senatori della destra stanno cercando di capire se le sanzioni possano essere inserite all’interno del decreto legislativo o se invece introdurle nel disegno di legge sulla diffamazione che è in discussione proprio in Commissione Giustizia a Palazzo Madama e che aveva fatto discutere prima dell’estate per un emendamento del relatore meloniano Gianni Berrino: quest’ultimo aveva proposto la pena fino a 4 anni per i giornalisti e multe fino a 120 mila euro. Poi l’emendamento è stato ritirato.

Ora l’idea sarebbe quella di inserire nel parere di maggioranza da approvare in Commissione Giustizia la richiesta di introdurre sanzioni per i cronisti che decideranno di pubblicare lo stesso le ordinanze di custodia cautelare.

Il problema, è il ragionamento, sarebbe che la nuova legge non prevede sanzioni per i cronisti. Si applicherebbero invece le multe previste dall’articolo 684 del codice penale: il pagamento da 51 a 258 euro per chi pubblica gli atti coperti da segreto. Sanzioni troppo basse e che i giornali sono disposti a pagare, è l’accusa.

Così sul tavolo ci sono due possibilità: la prima è quella di applicare agli editori il decreto legislativo 231 del 2000, cioè la responsabilità penale nei confronti delle aziende. Le multe vanno da un minimo di 25 mila a un massimo di 550 mila euro. L’altra ipotesi è quella di “depenalizzare” il reato rendendolo solo punibile per via amministrativa: cioè con sanzioni ma molto salate.

Costa, padrino della norma, spiega: “Se si stabiliscono regole precise per la pubblicazione degli atti, bisogna sanzionare chi le viola. Le attuali multe sono ridicole”. “Forse il tema andrebbe inserito nel disegno di legge sulla diffamazione ma ci ragioniamo”, spiega il capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia Pierantonio Zanettin. Il relatore di Fratelli d’Italia Sergio Rastrelli invece non ha risposto alla richiesta di commento.