L’ex capo politico M5s è convinto che “ormai non si tornerà indietro e una scissione dimezzerà i voti”

I tormenti grillini visti da Di Maio: “La sfida tra i leader non è politica, ma solo uno scontro di potere”

(di Gabriella Cerami – repubblica.it) – Luigi Di Maio osserva la parabola M5s dalla giusta distanza e con gli occhi di chi è stato il primo capo del partito a cui Beppe Grillo aveva deciso di affidare le chiavi: «Non c’è niente di politico» in ciò che sta succedendo oggi dentro i 5Stelle «è solo uno scontro di potere tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo».

L’ex ministro e vicepremier quando risponde al telefono è da poco rientrato da Abu Dhabi, dove ha incontrato il ministro degli Esteri degli Emirati Arabi, ed è in partenza per partecipare all’Assemblea generale delle Nazioni Unite nella sua veste di rappresentante Ue per il Golfo. Ha lasciato il Movimento da più di due anni, quando Conte prese le distanze dal governo Draghi sull’invio delle armi a Kiev. La posizione 5Stelle oggi si è radicalizzata ancora di più, tanto da far ribadire a Di Maio: «Non mi riconosco più in questa comunità, nella linea assunta sull’Ucraina e sul Medio Oriente».

A parte questo breve passaggio di politica estera, l’ex pupillo di Grillo parla da attivista della prima ora, che ha vissuto i tanti processi interni, come la creazione del direttorio, la decisione poi di eleggere un capo politico e dopo ancora di stringere alleanze per andare al governo. «Adesso invece la questione non è politica, ma è tutta legata allo Statuto perché sia Conte sia Grillo la pensano allo stesso, per esempio, sull’alleanza con il Pd». Quindi l’assemblea costituente indetta da Conte non serve a tracciare un programma politico ma è una resa dei conti interna «da cui ormai non si può più tornare indietro».

E alcune modifiche, secondo Di Maio, sarebbero comunque positive: «Sono d’accordissimo sul cambio del simbolo e sull’abolizione del limite dei due mandati, forse accade tardi perché intanto si è depauperata una classe dirigente. L’abolizione del vincolo dei due mandati sarebbe una via per una maggiore pluralità interna e tornerebbero molte persone che hanno lavorato bene».

Davanti agli occhi appare però solo uno «scontro di potere, scatenato perché questa forza politica non ha organi congressuali veri. Quindi gli scontri interni si svolgono negli studi legali e tra studi legali». Ed è per questo che Di Maio prevede uno «stillicidio quotidiano che farà perdere voti al Movimento». E se Conte e Grillo dovessero separare le loro strade «dimezzeranno i consensi. Hanno più voti insieme che da soli e in ogni caso il saldo sarà negativo».

Tecnicamente sulla proprietà del simbolo e del nome, «Conte oggi ha in mano più strumenti di Grillo e ha dalla sua parte anche i parlamentari e la base». Ma il garante, se dovesse rinunciare ai 300 mila euro e alla manleva, «avrebbe di nuovo tutti i poteri statutari. Invece così sarà sempre in una posizione di subordinazione». È il fondatore tuttavia che «ha elevato Conte al suo stesso livello quando gli ha dato in mano tutto il potere. E adesso è avvilente vedere la scena nella quale Conte scrive a Grillo: “Se non fai il bravo ti tolgo la paghetta”».