Assalto – FI “sottrae” al movimento il 2° eletto in un mese

(Di Luca De Carolis – ilfattoquotidiano.it) – Il garante è tornato a Roma, senza neppure dirlo al leader, perché la guerra fredda a 5Stelle si combatte anche così, col silenzio usato come un dispetto. Così Beppe Grillo, che riappare di mercoledì mattina nella sua solita base capitolina, l’Hotel Forum, e dal M5S precisano: “Non ne sapevamo nulla. E comunque non ci sono in programma incontri con Conte”. È l’anno zero, nel Movimento che aspetta l’assemblea costituente di ottobre per darsi una nuova faccia e chiarire definitivamente i rapporti di forza tra il fondatore e l’ex premier.

Nell’attesa, Conte rilascia un’intervista a Fanpage, rifilando un paio di bordate a Grillo: “Chi evoca la scissione non vuole la discussione nel M5S, e dei principi fondativi mi importa il giusto”. In questo clima, Forza Italia prova ad approfittare dello spaesamento di alcuni parlamentari. Ieri ha “scippato” a Conte il secondo eletto nel giro di un mese, e sempre in Puglia, il fortino dell’avvocato. A inizio agosto era stato il senatore foggiano Antonio Trevisi a passare ai berlusconiani, a suo dire perché “FI si è dimostrata attenta alle mie iniziative, come il reddito energetico nazionale”. Nelle scorse ore, invece, le luci di Arcore hanno folgorato il deputato foggiano Giorgio Lovecchio – al 2° mandato – che sostiene: “La svolta a sinistra del M5S non coincide con la mia identità politica”. Dal Movimento accusano: “In questa legislatura non aveva mai restituito al partito”. Di certo i forzisti assaltano il M5S, da mesi. “Sono venuti perfino da me” scuote la testa un big. Promettono ricandidature, e soprattutto liberano i parlamentari dall’assillo di dover restituire parte dello stipendio. “Il rischio di altri addii c’è” ammettono i 5Stelle. Ma Conte parla d’altro. Della Costituente, certo, “grazie a cui apriremo porte e finestre”. Finora via web da iscritti e simpatizzanti sono arrivate 15 mila proposte su regole, organizzazione e rotta politica. Mentre l’avvocato teorizza: “Sui due mandati nessuno deve avere paura di una comunità che discute”. Un’altra frecciata al Grillo che mai toccherebbe la regola. Ma l’ex premier ne ha anche per il Pd che ha riaperto a Matteo Renzi: “Non è una questione personale, ma con lui perderemmo voti. Gli elettori non ritengono affidabile Renzi per ciò che ha fatto, ha votato spesso con il governo Meloni e ha preso i soldi dagli arabi”. Dopodiché con i dem vuole discutere anche di Gaza: “C’è un punto su cui dobbiamo chiarirci: stop alle armi a Israele, riconoscimento della Palestina e sanzioni ai coloni. E ritiriamo il nostro ambasciatore a Tel Aviv, altrimenti si diventa complici dello sterminio”. E il suo occhieggiare a Donald Trump? Conte reagisce: “Non ho mai detto che sono a suo favore, ho risposto quando mi hanno chiesto se in caso di vittoria di Trump la democrazia americana sarebbe in pericolo”. Però, continua, “non accetto test di progressismo sulla base di candidati di altri Paesi. Io sono per misurare Kamala Harris, se dovesse vincere le elezioni, su quando imposterà una svolta negoziale di pace”. Ma poi c’è sempre Grillo, che da Roma compulsa gli ultimi fedelissimi. Nel M5S gli sono rimasti fedeli Virginia Raggi, Danilo Toninelli e il tesoriere Claudio Cominardi. I riservisti del garante, che deve decidere tra rottura totale (scissione o tribunale) o lotta politica, nella Costituente. Perché il suo è un silenzio di guerra.

Grillo va a Roma e vede gli ex M5S. Conte: i suoi principi? Mi importa il giusto

Gli staff negano faccia a faccia tra garante ed ex premier. Che rilancia: scissione? Ci mancherebbe

(di Emanuele Buzzi – corriere.it) – Duello a distanza, sotto lo stesso cielo. Beppe Grillo sbarca a Roma dopo quasi tre mesi dal suo ultimo blitz e dribbla Giuseppe Conte. Tra i due prosegue il periodo di gelo e contrapposizione in vista della Costituente M5S in programma a fine ottobre. Il presidente e il garante — fanno sapere fonti vicine al leader — non hanno incontri in programma. Grillo è arrivato in completo grigio all’hotel Forum, suo buen retiro romano: massimo riserbo sui motivi della sua discesa a Roma. All’ora di pranzo si palesa in albergo — visto fotografi e cronisti — l’ex senatore M5S, Elio Lannutti: sembrerebbe che l’ex parlamentare abbia avuto modo poi di interloquire con Grillo. Per tutto il giorno rimbalzano voci di altri incontri con alcuni ex M5S, ma c’è chi nega: «Non lo vedremo». Quello che emerge, invece, è che diversi espulsi all’epoca dell’adesione al governo Draghi sono ancora in una sorta di limbo da anni: le controdeduzioni inviate al Movimento non hanno avuto replica da parte dei probiviri.

L’ala movimentista si prepara per la battaglia. «Ormai si è passata la misura», ripetono. Il blitz romano di Grillo servirebbe per tessere sottotraccia la sua trama per «rivendicare il dna del Movimento», come dicono i ben informati. I parlamentari guardano con apprensione lo scontro: dopo l’addio di Giorgio Lovecchio (passato a Forza Italia), altri stellati stanno valutando l’idea di passare a gruppi più moderati e meno a sinistra rispetto alle posizioni attuali del Movimento. L’esito della Costituente suona come una deadline per una scelta definitiva sul passo d’addio al M5S.

Mentre l’iniziativa contiana raggiunge quota 15 mila proposte per riformare i Cinque Stelle, il presidente in un’intervista a Fanpage allontana lo spettro di una scissione: «Ci mancherebbe. Il processo costituente serve a rilanciare il Movimento, non per operare scissioni. Certo è una discussione senza rete, anch’io mi metto in discussione con la mia stessa leadership». Ma se da un lato Conte prova a gettare acqua sul fuoco rispetto all’idea di una frattura insanabile, dall’altro continua a pungere Grillo: «Io non contrappongo la mia posizione personale sul simbolo, sulla denominazione o sul doppio mandato. Io dico che nessuno deve temere una comunità che discute». E ancora: «Del principio fondativo mi importa il giusto. Mi importa che si recuperi l’entusiasmo delle energie vitali, che si contrasti la iattura principale, quella dell’astensionismo».

Il leader pone dei distinguo: «Bisogna prendere atto che rispetto ai meet-up dell’inizio, la fase si è spenta nel corso degli anni. Io mi sono ritrovato con un Movimento che aveva solo la piattaforma Rousseau come momento di discussione. Oggi però la politica richiede il contatto, la discussione a livello locale con una comunità, ma guardandosi negli occhi, non si può relegarla solo a una dimensione virtuale». Parole che però infiammano l’ala movimentista: «Cosa sa Conte dei territori? E le votazioni online non ne facciamo da tempo: i casi dell’adesione alla Sinistra europea o del sostegno ad Andrea Orlando in Liguria parlano da soli».

Repetita iuvant

(di Beppe Grillo) – Ormai è chiaro come il sole: a ottobre vi troverete davanti a un bivio, costretti a scegliere tra due visioni opposte di cosa debba essere il Movimento 5 Stelle. La prima è di una politica che nasce dal basso, e non da politici di professione, la seconda è quella di Giuseppe Conte.

Il MoVimento, come sapete, è nato dall’idea che Gianroberto ed io abbiamo avuto di creare una forza politica diversa, un’alternativa ai partiti tradizionali, ormai incrostati da decenni di politici zombie, più attenti ai propri interessi che a quelli dei cittadini che dovrebbero rappresentare. Sapevamo fin dall’inizio che il pericolo di cadere nello stesso tranello incombe su ogni forza politica, perché ogni rappresentante tende inevitabilmente a mettere se stesso al centro, sacrificando l’interesse collettivo. È una storia vecchia quanto il mondo: da secoli le comunità si ingegnano per trovare regole che possano arginare questa deriva.

Non esistono regole perfette, ma è evidente che i conflitti d’interesse si acuiscono quando i rappresentanti si chiudono nei loro privilegi e si rifiutano di lasciare lo spazio agli altri. È un comportamento dettato dal naturale egoismo umano, radicato e difficile da sradicare. Proprio per questo, Gianroberto ed io abbiamo capito che, per creare un modello diverso dai partiti tradizionali, dovevamo stabilire alcune regole fondamentali, inviolabili.

Per questo, quando parliamo di principi fondativi stiamo parlando di principi non negoziabili, principi che se vengono scardinati fanno crollare le fondamenta di una casa che mattone dopo mattone abbiamo costruito insieme a voi in tutti questi anni.

Ad oggi non mi sembra si stia compiendo un’opera di rinnovamento, ma un’opera di abbattimento, per costruire qualcosa di totalmente nuovo, che nulla ha a che spartire con il MoVimento 5 Stelle.

Il 20 Agosto pubblicavo sul mio blog un post dal titolo “Il nostro DNA” in cui chiedevo la salvaguardia del simbolo, del nome e della regola del secondo mandato, principi fondanti del MoVimento 5 Stelle.

Dopo la pubblicazione del suddetto post, Giuseppe Conte pubblicava un video di lancio dell’Assemblea Costituente in cui dichiarava che sia il simbolo, che il nome, che anche le regole del M5S avrebbero potuto subire modifiche.

Ora, esplicito ancora di più quanto avevo inteso già fare con quel post, purtroppo ignorato dal Presidente Conte: esercitare i diritti che lo Statuto mi riconosce in qualità di Garante, ossia custode dei Valori fondamentali dell’azione politica del MoVimento 5 Stelle. E quindi, secondo quanto afferma l’art. 12, lettera a) numero 2, ribadisco che ci sono degli elementi imprescindibili del Movimento 5 Stelle che devono restare tali affinché il Movimento possa ancora dirsi tale: il nome, il simbolo e la regola dei due mandati.

Repetita iuvant.

P.s Aggiungo che è vero che “nessuno deve temere una comunità che discute”…ma nemmeno chi decide liste bloccate e abbracci mortali senza discuterne con la comunità.