
(Sergio Caserta – ilfattoquotidiano.it) – La sindrome di Stoccolma è quella particolare forma di innamoramento che le vittime nutrono nei riguardi dei propri aguzzini. Fu coniata all’indomani di un episodio avvenuto in Svezia, quando alcuni impiegati di banca sequestrati per sei giorni dai rapinatori, cominciarono a nutrire sentimenti di empatia verso i criminali, fino a testimoniare in loro favore al successivo processo. Risultarono affetti da una sintomatologia ansiosa, disturbi fisici e psicofisici e sintomi depressivi. E’ la stessa patologia che ha colpito, non da ora, una quota non irrilevante di dirigenti, militanti e simpatizzanti del Partito democratico nei confronti di Matteo Renzi che oggi si ripropone al partito e al cosiddetto “campo largo” come novello alleato, essendosi facilmente liberato di ogni imbarazzo o senso di colpa, se mai ne abbia sofferto, per tutti i danni arrecati con le sue scelte precedenti, allo stesso partito, al centro sinistra e al paese, se oggi ci ritroviamo, soprattutto grazie a lui, al peggior governo di destra che l’Italia abbia mai patito, dall’avvento della Repubblica parlamentare.
Occorre dire che il popolo democratico, anche quando si denominava “diessino” o “pidiessino” e in parte ancor prima quando era “comunista”, ha sempre nutrito nei riguardi del capo, il segretario, uno smisurato amore, che un tempo affondava le sue radici nella mitologia rivoluzionaria, nell’identificazione totale nel partito, nella sua ideologia e nell’ incrollabile certezza che avrebbe raggiunto la meta palingenetica del socialismo, della società liberata dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, il paradiso in terra. Da allora tra crolli, fallimenti, delusioni, ripensamenti e revisioni, abiure e nuovi giuramenti sull’insostituibilità del capitalismo e della società liberale, ne è passata d’acqua sotto i ponti.
Cionondimeno alcuni riti del passato permangono: la fiducia smisurata nei confronti del segretario come il migliore possibile, nella condizione data. Mai e poi mai il popolo ora democratico ha mai abiurato la scelta compiuta anche dopo sonore sconfitte e clamorosi fallimenti. Il senso di appartenenza, dopo aver perso il cemento marxista e leninista, ha acquisito quello democratico ancor più forte, anche perché liberato dalla fastidiosa pratica dell’autocritica, in una situazione antropologico-culturale ben diversa, dal momento che la composizione del partito si è contaminata con le più svariate correnti politiche della Prima e della Seconda repubblica.
Tutti i segretari, da Togliatti in avanti, hanno ricevuto analogo trattamento: folle innamoramento testimoniato e registrato dagli abbracci calorosi con le cuoche davanti ai fornelli delle feste de l’Unità (che nel frattempo non c’è più). La foto è sempre la stessa da Togliatti (escludiamo Bordiga e Gramsci perché ai fornelli non sembra siano transitati), passando per Berlinguer, Natta, Occhetto, D’Alema, Veltroni, Fassino, Franceschini (primo esponente proveniente dalla DC), Bersani, Epifani (socialista), poi Renzi (ex Dc anche lui), brevi intermezzi di Orfini e Martina ma sempre con foto d’obbligo, infine Zingaretti, Letta e dulcis in fundo Elly Schlein.
Non pochi hanno provocato dolori a causa di insuccessi e prove non brillanti, ma verso nessuno c’è mai stato un sentimento di rifiuto, perfino nei confronti di Matteo Renzi, il peggiore di tutti: ha compiuto il tradimento massimo, dopo la sconfitta, uscirsene dal Partito e fondarne un altro con il dichiarato scopo di arrecare ulteriori danni e perdite elettorali al partito di cui è stato segretario. Renzi si può definire un “lanzichenecco” della politica, un soldato di ventura se vogliamo usare un termine più empatico. Dotato di una indiscussa abilità tattica, privo di visione, tantomeno di alcun freno inibitorio, disinvolto fino all’estremo di una recitazione politica, è un personaggio che nella fauna nostrana ha conquistato, approfittando del declinante panorama culturale e morale del Paese e soprattutto della politica, un indiscusso ruolo di protagonista mediatico, pur se privo di qualsiasi consenso elettorale.
Egli rappresenta la leggerezza del male, la simpatia della cattiveria, il fascino dell’irresolubile traditore. Nell’immaginario cinematografico è lo sposo che non si presenta alla cerimonia, quello che investe il pedone e scappa via, il simpatico che ti stringe la mano e con l’altra ti sfila il portafogli. E’ per questo che nonostante una parte consistente di gente normale lo detesti, diciamo pure che lo schifa e con lui non prenderebbe un caffè, c’è una quota di orfani che non resiste all’attrazione fatale del pericolo e vuole sfidare la sorte di rimetterlo in gioco.
attenzione che col campo largo si finisce fuori gioco…
"Mi piace""Mi piace"
non bisogna fare di ogni erba un fascio. fino agli anni 70/80 il maggiore partito di sinistra (PCI) viveva in mezzo ai lavoratori che rappresentava. con l’avvento del d’alemismo/veltronismo ai lavoratori hanno regalato un cetriolo ed i dirigenti del partito si sono trasferiti nei salotti buoni, evitando di frequentare tute sudate, a favore di giacche e cravatte con profumo moschino. le leggi contro la classe lavoratrice, iniziate con il ministro treu, e continuate fino alle porcate di renzi, sono state fatte dal centrosinistra. quindi renzi, gentiloni, bonaccini & c, fanno parte dello stesso equipaggio, in barba ai lavoratori che dovrebbero rappresentare.
"Mi piace"Piace a 3 people
Renzi ha seminato durante il suo mandato da PdC e ha ampi crediti di riconoscenza da incassare da giornalisti, da politici e imprenditori. Gente che deve tutto a lui, gente che non sarebbe mai arrivata dov’è senza il suo contributo. Il mondo degli incapaci si regge sulle regole del dare per avere ed è in maggioranza.
"Mi piace"Piace a 2 people
La lince ha imparato sin da piccolo con gli insegnamenti familiari che il denaro è l’elisir di vita.
Gli esempi non gli sono mancati, e su questo piano non lo batte nessuno.
Se segui il suo denaro,i suoi conti bancari, e la Fondazione(fatta apposta per denaro) ti rendi conto quanto sta guadagnando dalla politica Italiana e da quella estera.
Mentre il M5s si svena …lui fa il contrario : i suoi conti si gonfiano!
"Mi piace""Mi piace"
«Renzi-Pd, c’è una quota di orfani dem che non resiste all’attrazione fatale»
Con tutto il rispetto, ma siam sicuri che siano davvero ‘orfani? A me tendono a sembrare più figli “di una grandissima…”
"Mi piace"Piace a 1 persona
Concordo con l’analisi sul partito di centro (PD) e sul democristiano Renzi ma…
perché non ricordare anche che:
-il M5S nominava a Roma (giunta Raggi) come assessore Massimo Colomban, l’indipendentista veneto (imprenditore di successo) ma anche filoNATO tanto da essere ‘comandante onorario della base militare (atomica) USA di Aviano (Pordenone)’;
-gli eletti 5S rivendicavano l’AUTONOMIA DIFFERENZIATA (di fatto la secessione) per le Regioni del NORD:
*Buffagni, consigliere M5s (rivendicando al M5S la primogenitura del referendum in Lombardia) dichiarava:
“Il quesito in Lombardia, proposto dal M5S ed approvato con i voti della maggioranza, chiede in maniera inequivocabile di avere ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, e con riferimento a ogni materia legislativa prevista dalla Costituzione”;
*Berti (capogruppo Veneto 5S): ” i veneti chiederanno allo Stato di avere immediatamente maggiore autonomia decisionale e di spesa in materie in cui siamo più efficienti di altri…”.
Insomma se si deve fare la ‘storia’ dei partiti, bisogna… farla di tutti. O no?
"Mi piace""Mi piace"