Leader in settori strategici, il miliardario americano sta costruendo pezzo dopo pezzo un sistema sotto il suo totale controllo. Qualcosa di simile a un Paese autonomo che sfida leggi ed etica

(di Marco Montemagno – lespresso.it) – Elon Musk è senza dubbio uno dei personaggi più influenti e complessi del nostro tempo. La sua carriera è un mix di visione imprenditoriale straordinaria e decisioni controverse, che lo hanno reso una figura tanto ammirata quanto criticata. Da imprenditore che ogni due anni lancia un’azienda dal valore miliardario a personaggio pubblico noto per le sue dichiarazioni spesso divisive, Musk è un esempio vivente di genio e sregolatezza. Ma c’è un filo conduttore che lega tutte le sue iniziative: un piano ambizioso per conquistare una posizione di influenza senza precedenti, basato sulla leadership in una serie di settori strategici.
Iniziamo con l’energia. Per Musk, il controllo dell’energia è fondamentale e il progetto delle Gigafactory, in collaborazione con Tesla, ne è la prova tangibile. Queste immense fabbriche sono progettate per produrre batterie su larga scala, rendendo Tesla non solo un produttore di auto elettriche, ma anche un leader nella transizione verso un mondo alimentato da energie rinnovabili. Musk non vuole solo vendere auto; vuole che ogni casa, ogni città siano autosufficienti dal punto di vista energetico, grazie a pannelli solari e sistemi di accumulo. In questo modo, sta costruendo un impero che non solo fornisce energia, ma la controlla pure.
Il secondo settore è la mobilità. Tesla non è solo sinonimo di auto elettriche; rappresenta una rivoluzione nel modo in cui pensiamo al trasporto. Le auto a guida autonoma sono solo l’inizio. Musk ha in mente un futuro in cui le persone si muoveranno su strade dominate da veicoli elettrici, e anche sotto terra, grazie al suo progetto Hyperloop, un sistema di trasporto ad alta velocità. Ma Musk non si ferma qui: con Starlink, ha lanciato migliaia di satelliti in orbita, creando una rete globale che offre connettività internet ad alta velocità in ogni angolo del pianeta. Un’infrastruttura di telecomunicazioni senza precedenti, sotto il suo totale controllo.
Ma non basta. Musk punta anche a dominare il settore della robotica con Optimus, il robot umanoide che sogna di vedere in ogni casa. Non un semplice elettrodomestico, ma un assistente capace di svolgere compiti complessi, potenzialmente migliorando la qualità della vita delle persone, ma al contempo suscitando preoccupazioni su un futuro in cui la robotica potrebbe sostituire molte delle attività umane. Immaginate un mondo in cui ogni robot sia prodotto da un’unica azienda: quella di Elon Musk.
Per realizzare una vera conquista globale, c’è bisogno di dominare anche la sfera dei media. Ecco perché Musk ha speso 43 miliardi di dollari per acquistare Twitter, oggi rinominato X. Non si tratta solo di possedere un social media, ma di avere un mezzo attraverso cui influenzare direttamente il dibattito pubblico e le opinioni delle persone più potenti del pianeta. X è il palcoscenico su cui Musk può lanciare le sue idee, esprimere opinioni controverse e, di fatto, plasmare la narrazione globale. Non è un caso che i leader mondiali preferiscano comunicare su X piuttosto che su altre piattaforme: è lì che si giocano le partite più importanti.
E poi c’è l’intelligenza artificiale, dove ha lanciato Grock2, un sistema pensato per fare concorrenza a ChatGpt. Ma Grock non è solo un semplice chatbot; permette di creare immagini in violazione di qualsiasi copyright, sollevando immediate preoccupazioni legali e morali. Questo sviluppo apre un nuovo dibattito sul futuro dei diritti nell’era dell’intelligenza artificiale, un settore ancora poco regolamentato, dove Musk sembra voler sfidare i limiti per affermare il suo predominio.
Infine, c’è Neuralink, il progetto forse più audace di tutti. Con Neuralink, Musk sta cercando di sviluppare un’interfaccia cervello-computer che potrebbe un giorno permettere agli esseri umani di potenziare le proprie capacità cognitive, curare malattie o comunicare in modi nuovi. Sebbene il progetto sia ancora in fase sperimentale, le sue implicazioni sono immense. Se Neuralink dovesse avere successo, potrebbe aprire una nuova era per l’umanità, dove la tecnologia e la biologia si fondono in modi che oggi possiamo solo immaginare. Ovviamente tutto controllato da Musk…
Elon Musk è quindi molto più di un semplice imprenditore: è un visionario che sta costruendo, pezzo dopo pezzo, un impero che abbraccia ogni aspetto della nostra vita quotidiana. Ma questo solleva una serie di interrogativi su quanto potere sia saggio concentrare nelle mani di un solo uomo. Non è più solo una persona, Musk sta diventando sempre più simile a uno Stato, un’entità sovrana che sfida le convenzioni e i limiti imposti dalle leggi e dalla società. E mentre continua a portare avanti il suo piano, conviene ricordare la frase del saggio: «Il peggio che può capitare a un genio è di essere compreso».
Non riesco a sganciare la mia opinione su EM e il suo operato dal fatto di sapere che è un Asperger.
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asperger solitamente è solo un lieve disturbo della personalità, di solito sono più geniali anche se non paralleli , speriamo non crei mostri , magari..
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Non è affatto lieve, anche se ci sono vari “gradi”, ma non è un “disturbo”, Eli… è una condizione che fa parte dello spettro autistico e che, sì, spesso si accompagna ad un QI piuttosto alto e ad un'”attenzione” molto focalizzata. Addirittura, ormai, viene richiesta come caratteristica per essere assunti in alcuni grandi centri informatici. Quello che intendevo dire nel mio post è che non riesco a prescindere da questa informazione per considerare la vita e le opere di Musk… le vedo in quest’ottica, anche per via dei miei studi e, in parte, per alcuni tratti che condivido, quindi capisco.
Comunque condivido il tuo auspicio, anche se penso che le applicazioni della scienza abbiano sempre, come tutti gli strumenti in mano agli umani, la possibilità di evolvere in modi imprevedibili, ma che, per nostra stessa natura, sia difficile e, alla lunga, impossibile, frenarne le conseguenze. 🤞🏻🤞🏻🤞🏻
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avendo una figlia autistica grave da 47 anni , intendevo dire senza dare troppi dettagli che spesso,ma non sempre , l asperger è meno grave , il mio era solo un augurio , non intendevo sottovalutare una malattia così grave .
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Non è una malattia, è una condizione, cara Eli… è questo che intendevo dire. Comunque, ho capito che cosa intendi.
Certo, nel caso di tua figlia, sicuramente è diverso…
Conosco bene il problema, ho studiato e fatto internato in un centro di riabilitazione (ass. italiana assistenza spastici) in cui erano accolti bimbi e ragazzi con vari e gravissimi problemi neurologici, ma anche bambini autistici…
In effetti la sindrome di Asperger è stata inclusa nello “spettro autistico”, ma è ben meno limitante dell’autismo propriamente detto, addirittura è spesso non diagnosticata, specie nelle femmine, che hanno una maggiore capacità comunicativa e passano, quindi, più inosservate.
Ti abbraccio😘❤️
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LIANA , non intendo lasciare a persone come te l ultima parola solo per aver fatto qualche volontariato forse * l( per qualche problema giudiziario) ma l autismo grave è una malattia, non tutti sono fortunati ingenieri informatici o pizzaioli , se poi preferisci chiamarli differentemente è una tua scelta, ma mia figlia a norma di legge è inferma dalla nascita e pertanto viene considerata tale!” Potremmo cambiare il nome e considerarlo solo uno scherzo del destino , ma tale rimane !grazie
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Eli, ma come ti permetti di rivolgerti a me in questi termini?
“LIANA , non intendo lasciare a persone come te (!) l ultima parola solo per aver fatto qualche volontariato forse * l( per qualche problema giudiziario) ”
Innanzitutto, non ho fatto “volontariato”, tantomeno per problemi giudiziari (INAUDITO!!!), bensì ho dato, con ottimi risultati, 20 esami del corso di laurea triennale in terapia della riabilitazione e ho VISSUTO con i ragazzi, perché tra ore di lezione e internato stavamo 12 ore al giorno insieme, al Centro. E certo non “preferisco chiamare per mia scelta”, ma per mia FORMAZIONE SPECIFICA le NEURODIVERGENZE (o “neurodiversità”) per quello che sono. Questo tanto per chiarire.
Innanzitutto, mi riferivo alla Sindrome di Asperger, che era l’argomento che IO stavo trattando. TU hai parlato del disturbo autistico di tua figlia e mi sembrava di essere stata piuttosto chiara in proposito alla SUA gravità, da come l’hai prospettata, per cui ti ho abbracciato con comprensione e senso di vicinanza.
Se non hai afferrato il concetto che cercavo di esprimere, ti consiglio la lettura di questo interessante articolo, che ti chiarirà il fatto che c’è una grossa differenza tra “patologia” (causata da agente patogeno), “disturbo” e “condizione”:
https://www.stateofmind.it/2024/02/sindrome-asperger/
Dall’articolo traggo questo passo essenziale:
“La Sindrome di Asperger è una forma di NEURODIVERGENZA che può presentare dei limiti e delle difficoltà nella vita di tutti i giorni, ma presenta anche abilità e interessi unici che possono essere utilizzati in modo produttivo e funzionale. La chiave sta nel saper individuare tali capacità e abilità caratteristiche di ogni individuo. É molto importante distinguere tra NEURODIVERSITÀ e PATOLOGIA, che di per sé è TUTTA UN’ALTRA QUESTIONE, e va considerato il punto di vista teorico di come viene intesa la neurodiversità in rapporto ad una società che è stata costruita da persone neurotipiche. Hans Asperger (1938) infatti diceva: “non tutto ciò che non è allineato, e dunque anormale, deve essere necessariamente inferiore”.
Molti studiosi sottolineano come ancora oggi, purtroppo, siano presenti nella nostra società i retaggi di alcuni stereotipi che decenni di desuete visioni sbagliate hanno contribuito a creare SULL’ORIGINE e lo SVILUPPO DELL’ AUTISMO . La sofferenza che deriva da questa CONDIZIONE (e NON MALATTIA o DISTURBO) è spesso causata dallo stesso ambiente OSTILE ed INTOLLERANTE in cui è inserita. In caso di diagnosi di Sindrome di Asperger si possono incorrere in numerose difficoltà nel rapportarsi e nel vivere di tutti i giorni. Spesso la sfida più grande da parte di chi appartiene allo Spettro Autistico risiede nella società e in come quest’ultima si rapporta nei confronti della diversità. La difficoltà non sta tanto nel vivere da Asperger, ma nel vivere in un mondo in cui non c’è un’adeguata EDUCAZIONE alla DIVERSITÀ. Educare alla diversità significa insegnare a vedere che ciò che viene definito “diverso” non è un qualcosa da temere bensì da capire e accogliere. Educare alla diversità favorisce lo sviluppo di intelligenza emotiva, apertura mentale ed empatia. Questo ci aiuterebbe a incoraggiare e a valorizzare ciascuno di noi per la sua unicità indipendentemente da come siamo o da dove veniamo, riducendo episodi di discriminazione, pregiudizio e violenza. Come molte personalità di spicco ci insegnano (es. Greta Thunberg, Susanna Tamaro, Bill Gates, Tim Burton ecc.) la CONDIZIONE di ASPERGER, una volta diagnosticata, può essere di aiuto per imparare a valorizzare specifiche abilità e competenze diventando anche leader o personaggi di rilievo non nonostante la Sindrome, ma in ragione di questa.”
Ps: spero che tu abbia colto il concetto che definire come CONDIZIONE quella autistica/Asperger e non” malattia” o “patologia” è una forma di RISPETTO verso la NEURODIVERSITÀ. Non è un modo di sminuire le difficoltà di disturbi più limitanti, ma la risposta ad una società che vorrebbe considerare disturbate o malate le persone diverse dalla “norma”, o meglio dalla “tipicità”.
Se poi tu “preferisci chiamare queste persone diversamente da come le definisce la scienza, è una tua scelta”, piuttosto discriminatoria e offensiva.
Ti direi di provare a farlo con un aspie…(o ND =neurodiverso), ma non te lo consiglio…
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ok prof ! Mi sono permessa di dire la mia , ma tu sei sempre oltre. Irraggiungibile, buona vita !
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No, non hai detto la “tua”.
Hai cercato di OFFENDERMI, inspiegabilmente e ingiustificatamente, attribuendo persino a delle motivazioni “losche” la mia conoscenza dell’argomento…mentre io cercavo semplicemente di spiegarmi e non certo dall’alto, anzi…ti ho dato delle “referenze” solo per dirti che non parlo a vanvera. Il mio atteggiamento è di vicinanza, visto come e quanto ho vissuto e capisco certe situazioni, anche direttamente, visto che nell’aspie quiz (test per verificare la neurodiversità asperger) ho totalizzato 135 punti su 200 (=”molto probabilmente neurodiversa”, diciamo che sono una via di mezzo, come molti di noi).
Comunque dare dei “prof” o “professoroni” alle persone che esprimono con cognizione di causa le loro opinioni, è tipico dei leoni da tastiera, che vorrebbero sminuire chi non possono contrastare sul piano dialettico o culturale.
Mi spiace molto, ma non ti fa onore.
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puoi gentilmente mollare l osso , io non ho offeso nessuno ,sei sempre tu la provocatrice che disquisce sempre la qualsiasi , adesso anche basta, ci sono cose molto più importanti a cui debbo pensare
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Ma chi ti aveva ca*atooooooo?????
Sei TU che mi hai interpellato! Sei INTERVENUTA su una mia semplice AFFERMAZIONE a scrivere caxxate e poi ad insultarmi… e ora sono IO la “provocatrice”.
Disquisisco quanto e come voglio, capito? Il blog c’è ESATTAMENTE per QUESTO
…Problemi???
Disquisire non significa “provocare”, ma è proprio QUELLO che ti da’ fastidio, eh?
Fai una cosa: studia e vai affnkl.
… Ma roba da pazzi!🙄🤦🏻♀️
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Ecco questo splendido articolo, a ulteriore chiarimento:
https://www.fabrizioacanfora.eu/di-condizioni-e-di-patologie/
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Cioè se Musk appoggia Trump vuole conquistare il mondo, se Zuckerberg fa lo stesso con quell’altra invece va tutto bene?
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