
(di Marco Palombi – ilfattoquotidiano.it) – La tesi è forse azzardata, ma potrebbe spiegare come mai la ministra del Turismo Daniela Santanchè, imputata all’esito di inchieste complicatissime per pluriennali magheggi di bilancio ed eccessiva libertà nell’uso della Cassa integrazione Covid, sia ancora al suo posto: evidentemente l’interessata e Giorgia Meloni ritengono che Santanchè dimostrerà la sua buona fede, in particolare spiegando al giudice che è tutto un equivoco nato intorno a pure questioni lessicali. Non sono reati, al massimo innocenti sviste. Lo desumiamo da un insolito post sull’ex Twitter, in cui mercoledì la ministra del Turismo s’è occupata della tassa di soggiorno: come forse è noto ai lettori, il governo pensa di riformarla, rendendola applicabile in tutti i Comuni italiani e rimodulandone gli importi a seconda del costo del pernottamento (da 5 euro al giorno per i poveracci a 25 euro al giorno per chi dorme extralusso). Stabilito il contesto, questo è quello che un ottimista definirebbe il pensiero sul tema di Santanchè: “Non tutte le tasse sono una tassa (sic). Quella di soggiorno, meglio sarebbe dire di scopo, non lo è (sic). In tempi di sovraturismo ci stiamo confrontando perché sia un reale aiuto a migliorare i servizi e a rendere più responsabili i turisti che la pagano”. Al di là del merito, cioè se sia giusto aumentare la tassa di soggiorno, è chiaro che la ministra è quantomeno confusa quanto alle definizioni. Si pensi a quando redigeva i bilanci delle sue società: “Non tutte le tasse sono una tassa”, avrà detto al commercialista, ma anche – perché no? – “non tutte le perdite sono perdite”, a non dire di “la cassa integrazione Covid meglio sarebbe dirla aiuto di scopo il cui scopo lo decidi tu”. Capite che casino ne è venuto fuori? Quelle che sembrano ingannevoli poste di bilancio, comunicazioni taroccate o truffe con la cassa integrazione sono in realtà solo il risultato del peculiare modo di Santanchè di fraintendere le definizioni contabili. I giudici dovrebbero tenerne conto. O forse no: d’altronde mica tutte le condanne sono condanne…
P.S. Se poi è colpa del social media manager, come nel caso dell’ultimo infortunio del ministro Sangiuliano sul compleanno di Napoli, ritiriamo tutto.
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Non è una tassa, in quanto il soggiorno in albergo è già tassato, sarebbe ulteriore pizzo, per usare un termine caro alla pdc.I turisti dovrebbero sborsare di più per essere responsabilizzati, non si sa bene di cosa, mentre la ministra, pignorata per debiti, indagata per bancarotta, rinviata a giudizio per truffa ai danni dell’Inps e falso in bilancio, non si riconosce responsabilità alcuna.
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La Santanché. Basta la parola.
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Come si fa a nominare ministra del turismo un idiota che ha fatto fallire tutte le sue aziende nonostante i sostanziali aiuti del suo amico .. ci vuole del coraggio, dovevano istituire un ministero ” di vacanzieri ” che è quello che fanno tutti i ministri e senatori della repubblica , gli unici che si possono ancora permettere di svaccanzare !
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Probabilmente la nostra PDC è ricattabile.
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per certo ,non puoi stare da più di 35 anni in parlamento senza pagare pegno ..
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La cifra di un’avventura politica la da’ la nomina di questa nullita’ disonesta a Ministro/a ed il suo mantenimento in carica. Il resto chiacchiere.
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chissà chi e quanti sta ricattando per continuare come ” nulla fudesse” ..
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