
(Stefano Rossi) – Viviamo in una società dove vigono le regole della finanza e non più le regole della convivenza.
La competizione ha preso il sopravvento sulle regole del civile buon senso.
Ogni occasione è buona per la sopraffazione, anche quando non ce ne sarebbe bisogno.
E le regole, ora in vigore, dilagano in tutti i settori, anche quelli che non ti aspetti.
I social, poi, hanno amplificato e degenerato questa realtà.
Ce lo hanno spiegato, senza volerlo, la giornalista di Rai News, Elisabetta Caporale, e l’ex atleta Elisa Di Francisca. Incredibilmente, tutte e due, hanno criticato vivamente Benedetta Pilato che aveva mancato il podio per un centesimo di secondo. Piangeva dalla gioia e dalla emozione in diretta tv, comprensibile visto i suoi 19 anni.
Ma niente, veniva schernita come fosse una festa di carnevale.
E la giornalista, si fa per dire, Elisabetta Caporale, ha ripetuto l’errore con un’altra atleta olimpica, Francesca Fangio.
L’arroganza tipica di molti giornalisti che non si curano dell’empatia del momento; devono solo condurre un’intervista come robot.
Cambiando luogo, la revoca della misura cautelare, nei confronti di Giovanni Toti, dimessosi dalla sua carica di governatore della Liguria, ha scatenato le solite proteste.
Tutti quelli del centrodestra, si trovano compatti nel dire che è una vergogna perché, a loro dire, c’è il ricatto della magistratura: dimettiti e io revoco la misura.
Senza minimamente considerare che Toti, da governatore, tornato in libertà, avrebbe avuto il potere di ordinare, su fatti e documenti, nei confronti dei suoi dipendenti e amici imprenditori.
E’ un sottile risvolto che genera, purtroppo, uno dei requisiti della misura cautelare: il rischio di reiterazione del reato. Certamente, dopo le indagini in corso, sarebbe difficile continuare a ripetere gli errori; ma ci sono i documenti, i testimoni, file, telefonini, fotografie e tanto altro che potrebbero essere utili agli investigatori e dannosi per gli indagati. Se hai ancora il potere di comandare, anche uno sciocco capisce che la misura cautelare è l’unico strumento per recidere i rapporti con chi ti potrebbe aiutare.
Invece, non si analizzano i fatti in modo indipendente dal resto del tuo gruppo identitario.
Succede anche a sinistra.
Per esempio, se prendiamo il caso del Reddito di Cittadinanza, il Pd e la CGIL lo avevano criticato in modo aspro. Poi lo hanno difeso come fosse sempre stato nel loro programma. Ma chi si identifica nella loro politica, prima si schieravano contro, poi se lo sono fatto piacere.
E così, pure il caso della pugile Imane Khelif. A nulla serve ricordare che è stata sconfitta più volte da altre donne. A nulla serve ricordare la normativa CIO è differente da alcune norme delle federazioni di pugilato che, nel passato, l’hanno esclusa dalle competizioni.
A nulla serve ricordare cosa hanno detto i medici: è nata donna ed è donna. Ha solo il testosterone al limite consentito. Non si può dire che il livello di testosterone più alto incida sulla forza di una donna.
Ma niente! Chi parla di transessualismo, chi di uomo, chi di binarietà.
Le dichiarazioni di Elon Musk, Giorgia Meloni e Donald Trump hanno costretto il ministro dello Sport algerino, Abderrahmane Hammad, a difendere la boxeur Khelif.
E nessuno, dico nessuno, si è posto questa domanda: “Ma un livello alto di testosterone, è doping? Può nascondere un doping?” Questa è l’unica domanda da porsi in questi casi. In tanti programmi e articoli, ci fosse uno che se lo domanda!
Tutti barricati dietro l’appartenenza politica che, dall’alto, detta la linea e, così, tutti si identificano in un unicum ammorbante.
Rimase travolto, da uno schizoide caso, anche il mite Giorgio Zanchini. In trasmissione si parlava di Israele. Chiese ad uno degli ospiti, il professor Driessen, se fosse ebreo. Nulla quaestio. Poi, rivolse la stessa domanda alla senatrice di FdI, Ester Mieli.
E scoppiò la bomba. Ci mancò poco che lo paragonassero a Heinrich Himmler!
E il poveretto che dovette ricordare i suoi trascorsi con ebrei e amici di ebrei.
Jean-Jacques Rousseau ci ricorda che siamo tutti buoni. Si nasce così. E’ poi la società, la competizione, ancor di più la frustrazione, la privazione che porta ad essere più cattivi, sadici tal volta.
Ma essere cattivi da soli è un grosso rischio.
Se però ci sono i gruppi, l’appartenenza sociale ad una classe, meglio se dominante, non c’è un limite per essere cattivi. Ci saranno tanti a difendere le idee o le scelte intraprese.
Alla fine conta l’appartenenza non le idee che la distingue dalle altre.
Per questo la difesa è ad oltranza.
Si difende il gruppo. Non più le idee. Che tal volta possono anche svanire.
Il tecnico spagnolo Lozano racconta: “In raduno la Khelif si è allenata con noi. Faceva troppo male alle colleghe: allora l’abbiamo fatta combattere con José Quiles ed è stato un incontro equilibrato”
Come giustamente ricordava Zhok, che abbia perso con donne (per lo più a inizio carriera) non significa niente; anche un medio può battere un massimo ma nessuno si sognerebbe di togliere le categorie di peso. Se un atleta uomo è una pippa, non per questo lo fanno gareggiare con donne. Ma la cosa più triste è che ormai tutto viene ridotto a tifoseria destra-sinistra, come se significassero ancora qualcosa… e comunque in questo caso non c’entra una mazza
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Geneticamente è un maschio ma “errori” nello sviluppo hanno portato a sviluppare caratteri sessuali femminili. Venendo al sodo: è un maschio o una femmina? Per quel che si può vedere è una “via di mezzo”. Deve quindi gareggiare con femmino o maschi? A mio parere, difficile da stabilire!
Conclusione: la politica non c’entra un cippa e dovrebbe occuparsi d’altro!!!
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