Il dem assunto da spininvest – Imbarazzo. Orlando prova a convincerlo a lasciare, ma lui non cede e fischietta: “Processi e partito non c’entrano”

(Di Lorenzo Giarelli e Vanessa Ricciardi – ilfattoquotidiano.it) – David Ermini fa finta di nulla. Passare dalla direzione nazionale del Pd alla guida della holding del gruppo Spinelli, nel bel mezzo dell’inchiesta che ha travolto il gruppo per i suoi rapporti con Giovanni Toti, è cosa normale. A nulla serve, per il momento, neanche la telefonata di Andrea Orlando, candidato in pectore alla Regione Liguria, che ha chiesto un passo indietro all’ex vicepresidente del Csm a nome di un partito mandato in crisi da una nomina che tutti hanno appreso dai giornali. E che ora imbarazza la leader Elly Schlein, per settimane impegnata a denunciare il sistema di potere di Toti prima che un dirigente dem finisse per avallarlo a suon di poltrone.

E così l’ala più vicina alla segretaria sostiene la linea di Orlando, pressando Ermini per un passo indietro e ragionando su una possibile estromissione dalla direzione, mentre gli esponenti che fanno riferimento a Stefano Bonaccini si mostrano molto più prudenti, non foss’altro perché con Ermini hanno condiviso un bel pezzo di strada (e di renzismo).

In mattinata a chiedere a Ermini di rinunciare all’incarico privato è direttamente Orlando, in nome di una vecchia conoscenza con l’ex parlamentare. Nella telefonata, l’ex Guardasigilli invita a lasciare la presidenza della holding Spininvest perché la scelta “può esporre a equivoci e strumentalizzazioni”. Non è difficile immaginare perché, tanto è vero che il centrodestra – interviene perfino il ministro Guido Crosetto – inizia ad attaccare il Pd con l’intento di dimostrare che un certo potere economico ha i suoi veri referenti nel centrosinistra. Ermini ribatte che il suo incarico è “esclusivamente professionale” e non ha “implicazioni politiche”, Orlando insiste ma Ermini non cambia idea e in serata liquida il pressing dem con una nota: “Ho accettato l’incarico in Spininvest perché mi è stato proposto di prestare la mia opera professionale per accompagnare un nuovo percorso in grado di garantire continuità al gruppo, nel segno della trasparenza e della legalità. Il mio percorso istituzionale parla da solo. Ho svolto i miei incarichi con disciplina e onore e così sarà anche adesso”. Nessun imbarazzo per i guai di Spinelli: “Le vicende processuali non entrano in alcun modo nella mia scelta. I processi faranno il loro corso. Non c’entrano nemmeno vicende politiche, ho le mie idee ma mai mi hanno impedito di tenere un comportamento equilibrato”.

Eppure a sentire il Pd l’umore è nero. Tutti sono consapevoli dell’impatto politico della nomina, proprio all’inizio di una campagna elettorale. Persino la responsabile legalità del partito, Enza Rando, voluta nella segreteria da Schlein, ha saputo quello che stava succedendo dalla stampa e, man mano che il caso è esploso, ha deciso di chiedere approfondimenti organizzando un incontro con i colleghi il prima possibile. Al Fatto parla Antonio Misiani: “Sarebbe opportuno un passo indietro di Ermini, sono rimasto sorpreso dalla scelta”. Certo la figura è pessima, ma Misiani esorcizza conseguenze elettorali: “Non ci saranno ricadute, la nostra posizione è netta e cristallina. E non credo ci saranno problemi con gli alleati”.

Fonti del Nazareno confermano che nelle prossime ore continuerà l’opera di convincimento su Ermini. Se non sarà possibile fargli lasciare l’incarico in Spininvest, si proverà a rimuoverlo dalla direzione nazionale. L’eurodeputato Brando Benifei, ligure, sta con Orlando: “Sarebbe opportuno un passo indietro di Ermini, rispetto a una scelta che invece giudico inopportuna”. Così anche Pierfrancesco Majorino, componente della segreteria da sempre molto vicino a Schlein: “Condivido le valutazioni di Orlando”. Più complicato trovare reazione tra i cosiddetti “riformisti” dem, l’ala più vicina a Bonaccini di cui fanno parte, tra gli altri, Lorenzo Guerini e Piero De Luca. Lo stesso presidente del Pd preferisce non commentare: alla richiesta del Fatto, il suo portavoce riferisce un “niente da fare”. Si espone solo Roberta Pinotti, ex ministra oggi senza incarichi: “Ritengo condivisibile e opportuna la posizione di Orlando”. Un dirigente lo dice a taccuino chiuso: “Non possiamo concedere questo argomento alla destra, è un regalo”. Ma Ermini, per ora, il problema non lo vede. Lega e soci ringraziano.