Giravolte – Prima si vanta di aver aperto la strada a Draghi, poi fa il barricadero contro le “grandi coalizioni”: l’ultima sparata del leader Iv caduto in disgrazia

(Di Wanda Marra – ilfattoquotidiano.it) – Una foto mentre abbraccia Elly Schlein sul campo di pallone, mentre entrambi guardano nella stessa direzione. Un’intervista al Corriere della Sera per aprire al campo largo e a Giuseppe Conte, perché “è l’unica alternativa a Giorgia Meloni”. Un’iniziativa con Vincenzo De Luca per raccogliere le firme contro l’Autonomia differenziata. E poi, un’intervista a Repubblica per avvertire che “il voto anticipato non è più un tabù e noi dobbiamo attrezzarci per vincere, respingendo ogni ipotesi di grande coalizione o governi tecnici”. Quella di Matteo Renzi è una sorta di escalation, una marcia a suon di giravolte politiche.

Una volta, il leader di Iv era quello che doveva fare la stampella al centrodestra, tanto da far arrivare a Ignazio La Russa una serie di voti sotto banco. Poi, doveva essere l’apripista di Mario Draghi, il super tecnico dei tecnici, alla guida della Commissione europea, mentre varcava, trionfale, le porte del Parlamento di Strasburgo. Non è andata così. E allora, il fu Rottamatore pare dimenticarsi del fatto che quello di Draghi – reso possibile dal ritiro dei suoi ministri dal Conte 2 – era non solo un governo tecnico, guidato dall’ex numero uno della Bce, ma pure un governo di larghe intese.

In questi giorni non sono mancati i botta e risposta a distanza tra lo stesso Renzi e il leader di M5S. Con quest’ultimo che insiste sul fatto che la politica “è una cosa seria”, mentre non ci sta a dimenticare (e a perdonare) di essere stato mandato a casa proprio da colui che ora vorrebbe stare in coalizione con lui. L’altro non rinnega, anzi rivendica la sua scelta del 2021. Ma si erge a detrattore dei governi tecnici. Più che vero amore per la politica di centro sinistra, trattasi evidentemente di necessità: Renzi deve continuare a contare, anche per vendersi come conferenziere e lobbista, e per farlo non ha altre alternative che legarsi a Schlein. Forte anche della capacità di intercettare il clima: quel che è evidente – in tutto il mondo – è che i tecnici non vanno, non piacciono, perdono i consensi e le elezioni. E allora, val la pena di fermarsi pure sull’affermazione in cui Renzi sostiene che il voto anticipato è possibile. Non ha doti di vaticinio, ma si diletta a intercettare il clima (tranne quando lo riguarda: vedi il referendum del 2016). Rese possibile il governo Conte 2, sbloccando i voti dei suoi senatori, dopo che Dario Franceschini ci lavorava da mesi. Per portare Draghi a Palazzo Chigi le convergenze erano amplissime, ma lui si prese l’onere del gesto finale.

Ora qualcosa sta cambiando, anche nella maggioranza. Dopo il voto a Ursula von der Leyen, FI è rimasta in maggioranza al Parlamento europeo, FdI e Lega sono all’opposizione. E così qualcuno inizia a parlare di maggioranza Ursula 2 pure in Italia (certo, ci vorrebbero almeno i 5 Stelle, appunto). “Renzi si mette al centro come sempre, ma in realtà il gioco procede a prescindere da lui”, sono i ragionamenti. Il gioco comprende soprattutto l’Europa che ora guarda con diffidenza a Meloni. E FI che cerca di smarcarsi sempre di più da FdI. Sulla giustizia, è un braccio di ferro continuo, per dire. E ci sono le manovre nel partito, con Roberto Occhiuto, presidente della Calabria, che sfida Antonio Tajani sull’Autonomia, gli eredi di Berlusconi che immaginano un partito diverso e più pesante di quello attuale. Intanto, gli azzurri stanno facendo campagna acquisti in Parlamento. Il progetto è un centro che sia determinante. Progetto, peraltro, in competizione con quello di Renzi. Se alla fine, con tutti questi movimenti, il bandolo della matassa dovesse sfuggire di mano alla premier, lui sogna di farsi trovare pronto a fare il giocoliere.