A WASHINGTON – Polonia e Usa: alzare gli investimenti militari annuali. Il dossier affidato a Mantovano

(DI GIACOMO SALVINI – ilfattoquotidiano.it) – Due incroci pericolosi sulla rotta Bruxelles-Washington. Che rischiano di mandare nel caos la maggioranza di governo. Perché l’argomento è tra i più scivolosi nelle cancellerie internazionali e diventerà la faglia, in Europa e negli Stati Uniti, della politica estera dei prossimi mesi: il sostegno militare all’Ucraina. Oggi a Bruxelles, passate le elezioni francesi, si formerà il gruppo “Patrioti per l’Europa” di cui faranno parte i leader di estrema destra europei Viktor Orbán, Marine Le Pen e Matteo Salvini che nelle ultime settimane hanno accentuato, seppur con sfumature diverse, le posizioni filo-russe. Dall’altra parte la premier italiana Giorgia Meloni volerà a Washington dove, da domani a venerdì, parteciperà al vertice Nato con altri 40 capi di stato e di governo: al summit, spiega una fonte diplomatica italiana, la premier dovrà dare garanzie agli alleati atlantici di iniziare un percorso di investimenti per portare le spese militari al 2% del Pil entro il 2028, un impegno che i governi precedenti hanno preso ma senza una precisa road map per raggiungerlo. L’obiettivo è ancora lontano: servirebbero circa 10 miliardi l’anno.
Il focus del governo italiano al vertice – oltre a Meloni ci saranno i ministri degli Esteri e della Difesa Antonio Tajani e Guido Crosetto – sarà invece quello di spostare l’attenzione della Nato sul fronte Sud, al Mediterraneo. Per questo, spiegano le stesse fonti, sarà nominato un Rappresentante Speciale del segretario generale che si occupi dei rapporti con Nord Africa, Sahel, Medio Oriente Golfo e Unione africana. Ma il dossier che più preoccupa Meloni è quello del burden sharing, cioè la condivisione degli sforzi nella spesa militare. Secondo un accordo del 2014 raggiunto in Galles, ogni Stato membro deve arrivare alla soglia del 2% annui rispetto al Pil ma, secondo l’ultimo rapporto Nato, l’Italia non raggiunge nemmeno l’1,5%.
L’8 maggio ne avevano parlato a Palazzo Chigi il segretario generale uscente Jens Stoltenberg e la premier italiana che, dopo la richiesta del leader norvegese, aveva già manifestato delle perplessità rispetto all’obiettivo da raggiungere. Da allora però, secondo una fonte di Palazzo Chigi, Meloni ha incaricato Crosetto e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, di stabilire una road map per iniziare ad aumentare la spesa militare a partire dalla legge di Bilancio di quest’anno. Non sarà facile considerando le ristrettezze economiche del governo, visto che il nuovo Patto di Stabilità imporrà tagli di una decina di miliardi già nel 2025.
Ma il pressing della Nato aumenta e lo sarà anche durante il vertice di Washington: sarà la Polonia, che ogni anno investe il 4% in spese militari, a portare il tema in agenda con una richiesta precisa soprattutto a quegli alleati europei che non rispettano gli impegni. E le elezioni americane di novembre potrebbero complicare le cose per la premier italiani. Una vittoria del repubblicano Donald Trump – molto meno convinto del sostegno militare all’Ucraina rispetto a Joe Biden – imporrebbe un impegno ancora più concreto del governo italiano. Trump, infatti, durante la sua presidenza, aveva addirittura proposto di buttare fuori dall’alleanza atlantica quei Paesi che non raggiungono il 2% annuo.
L’incognita politica per la premier però riguarda l’opinione pubblica ma anche il suo principale alleato, cioè Salvini. Oggi il leghista annuncerà l’ingresso nel nuovo gruppo “Patrioti per l’Europa” che a Bruxelles riunirà tutti i gruppi di destra che si sono mostrati più scettici nei confronti degli aiuti a Kiev: Orbán, capofila del gruppo e presidente di turno del Consiglio Ue, in è stato a Mosca da Vladimir Putin ed è il leader più filo-russo di tutta l’Unione. Le Pen sabato ha detto che se il Rassemblement National andrà al governo non saranno più utilizzate armi francesi contro la Russia. Stessa posizione della Lega di Salvini in Italia.
Le posizioni filo-russe del nuovo gruppo metteranno in difficoltà la premier, anche se non solo sul tema della guerra. In FdI si aspettano una offensiva continua da parte della Lega, sulla possibilità di sostenere o meno Ursula von der Leyen in Parlamento. Tanto più dopo la sconfitta di ieri di Le Pen in Francia: una vittoria che rafforza Emmanuel Macron e che ha deluso Palazzo Chigi che sperava in un presidente indebolito.
Non mi arreca particolare soddisfazione il fatto che Salvini non sarebbe d’accordo con Meloni e Tajani sulla spesa militare o l’invio di armi in Ucraina o magari in Israele , quando dall’ altra parte della barricata è anche peggio . Cosa c’è di alternativo nel fronte opposto ? Hanno ugualmente accettato l’ aumento al 2% delle spese belliche senza proferire alcun che ,il PD ha l’ elmetto e marcia più dei soldati in caserma verso il conflitto ,ossequiente verso la casa bianca più degli stessi cittadini statunitensi. Quale alternativa viene offerta a chi non ama lo spirito guerresco della destra ?
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Intanto il M5S è entrato in Europa nel gruppo della Sinistra, con i francesi di Melanchon ed altri che voteranno contro la rielezione della Von der Lina……quindi bisognerà vedere cosa succederà nella parte a sostegno, dove la Meloni si troverà a votare insieme a Forza Italia ed al PD, ma non a Salvini, per la Ursula, la cui rielezione potrebbe incontrare delle difficoltà…..Chissà cosa chiederà la Meloni per i voti dei suoi europarlamentari e se questo non metterà in crisi la sua maggioranza, nazionale, dove i leghisti non sono poi così pochi in parlamento….
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Va tutto bene quello che scrivi ma perché noi dobbiamo sempre sperare negli “altri” per sperare in un cambiamento??
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Per certe cose i fondi ci sono sempre, ma guarda che coincidenza.
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