Donzelli: “Ascolteremo suo monito, lei simbolo nazione”

(di Zita Dazzi – repubblica.it) – MILANO — «Io ho seguito nelle varie trasmissioni questa seduta, chiamiamola così, inneggiante anche a “Sieg Heil”, quindi anche con questi motti nazisti che purtroppo io ricordo in modo diretto e non per sentito dire. Ora alla mia età dovrò rivedere di nuovo questo? Dovrò essere cacciata dal mio Paese da cui sono stata già cacciata una volta?». È stanca Liliana Segre, a quasi 94 anni, di ripetere che il clima in Italia sta diventando insopportabile per chi come lei ha vissuto in prima persona gli orrori della Shoah. E, dopo lo scandalo sollevato da Fanpage con video esclusivi registrati durante una riunione dei giovani di Fratelli d’Italia, si confida con Marianna Aprile, che ha registrato nei giorni scorsi un’intervista esclusiva che verrà trasmessa integralmente l’11 luglio, durante la puntata quotidiana di “In Onda” su La7.

Oggi ne è stata diffusa un’anticipazione. «Io credo che queste derive che sono venute fuori in questa ultima settimana in modo eclatante, ci siano sempre state. Nascoste, non esibite, ma ci sono sempre state — ha detto Liliana Segre — E credo che con questo governo, si approfitti di questo potere grande della destra, che del resto è stata votata ed è andata al governo, non è che sia rivoluzionaria, e non ci si vergogni più di nulla». La presidente della Commissione parlamentare per la lotta contro l’istigazione all’odio, ha registrato l’intervista tv prima che la presidente del consiglio Giorgia Meloni commentasse l’inchiesta sui giovani di FdI e le derive fasciste e antisemite, che hanno portato alle dimissioni di due dirigenti del movimento.

Non voleva parlarne inizialmente, e il suo silenzio nasceva dal fatto che ad essere stata presa di mira dai giovani FdI è Ester Mieli, in quota allo stesso partito, vicepresidente della commissione voluta dalla senatrice a vita. Ma era evidente che quelle immagini non potevano averla lasciata indifferente. Solo un mese fa, Segre, al convegno dell’Osservatorio Oscad della polizia sulle “vittime dell’odio”, aveva confessato con sofferenza il suo calvario: «Ricevo minacce pazzesche. Gli odiatori andrebbero curati».

Grande è l’imbarazzo nei vertici del partito di Meloni, che tutto può permettersi, tranne che il serpeggiare di istanze antisemite fra le sue fila. «Ascolteremo stasera, come anche nelle occasioni passate, con la massima attenzione e il massimo rispetto le parole della senatrice Segre — promette Giovanni Donzelli, responsabile organizzativo di FdI — Sono sempre un monito per tutti gli orientamenti politici. La senatrice Segre quando si riflette sul pericoloso germe dell’antisemitismo è un simbolo di tutta la Nazione. Un simbolo che deve essere rispettato da tutti senza polemiche e senza strumentalizzazioni».

Non ha voluto invece commentare le parole della senatrice Elly Schlein, che ieri pomeriggio era al Pride di Milano, in mezzo a 350 mila manifestanti, a parlare di diritti. E anche di libertà di stampa, visto che Meloni ha trovato modo di criticare Fanpage per la sua inchiesta: «È gravissimo che la presidente del Consiglio, anziché rispondere, affrontare e prendere provvedimenti su quanto emerge dall’inchiesta di Fanpage, che rileva un problema molto grande di antisemitismo, razzismo e apologia del fascismo, abbia colto l’occasione per un attacco molto forte alla libertà di stampa e alla libertà dei giornalisti. È come se avesse detto che sarebbe stato meglio non venisse fuori — ha sottolineato la segretaria Pd Schlein — I cittadini hanno il diritto di sapere quello che succede dentro al partito che esprime la presidente del Consiglio di questo Paese. Ed è incredibile che Meloni non abbia trovato la forza di prendere le distanze e cacciare queste persone».