FT, DOPO MELONI PER VON DER LEYEN NON SARÀ UNA PASSEGGIATA

(ANSA) – “È venuta, ha visto, si è astenuta. Giorgia Meloni è arrivata ieri a Bruxelles per cercare di far sentire la sua influenza. Il capo dell’estrema destra europea ha ricordato a Ursula von der Leyen che un secondo mandato alla guida della Commissione europea non sarà una passeggiata”.

Lo scrive il Financial Times nella newsletter Europe Express, all’indomani del Consiglio Europeo al quale la presidente del Consiglio Meloni si è astenuta sulla proposta di confermare von der Leyen all’esecutivo comunitario.

“Ora dovrà ottenere la maggioranza dei 720 voti del Parlamento europeo per avere un secondo mandato – scrive l’Ft di von der Leyen -. Lo sgarbo di Meloni è la sfida più significativa alla leadership di von der Leyen. Non solo l’Italia è il terzo stato membro più grande e uno dei suoi sei membri fondatori, ma Meloni è anche a capo del terzo blocco politico più grande del parlamento. L’oppositore seriale Orbán può essere liquidato con un gesto della mano; Meloni è importante”.

“Ora è al parlamento che si rivolge tutta l’attenzione di von der Leyen . Le servono 361 voti per restare in carica per altri cinque anni. La sua coalizione centrista (quella che ha deciso di escludere Meloni dalle trattative per il posto di lavoro piuttosto che contattarla) ha 399 membri.

Ma si prevede che molti membri voteranno contro di lei durante lo scrutinio segreto previsto per la settimana del 15 luglio; anzi, alcuni hanno già detto che lo faranno. Fino a ieri, la maggior parte degli osservatori aveva ipotizzato che il cuscinetto di von der Leyen risiedesse in un accordo informale con i Verdi e i loro 54 seggi, oppure con i 24 seggi detenuti da Fratelli d’Italia di Meloni.

In effetti, negli ultimi 18 mesi von der Leyen ha fatto di tutto per costruire ponti con Meloni, nonostante le loro divergenti opinioni politiche. Vedeva la collaborazione come più produttiva del conflitto e capiva il valore del peso politico dell’italiano. Ma questo mese qualcosa si è spezzato”.

Le Figaro, ‘Meloni vuole stravolgere gli equilibri dell’Ue’

(ANSA) – Prima pagina del quotidiano francese Le Figaro dedicata quasi interamente a Giorgia Meloni a due giorni dalle elezioni legislative francesi. Il tema è la battaglia per i top jobs a Bruxelles e il titolo di apertura su tutta la prima pagina è “Meloni vuole stravolgere gli equilibri politici dell’Ue”.

“Emarginata nelle discussioni sull’attribuzione di posti chiave a Bruxelles, la dirigente nazionalista italiana ne fa un caso di classica ‘oligarchia’ europea che confischerebbe il potere”, scrive il quotidiano. In basso, sempre in prima pagina, l’editoriale “Circolo chiuso europeo”: in Europa – si legge – “gli elettori hanno chiaramente fatto pesare l’Europa più a destra, il progresso dei conservatori del Partito popolare (Ppe) è accompagnato da una forte crescita dei sovranisti, corollario di un netto ripiegamento dei centristi di Renew.

Da allora, qualcosa è cambiato a Bruxelles? Non si direbbe. Quelli che controllano le leve del potere hanno continuato i loro piccoli aggiustamenti, con la forza dell’abitudine. Si sono messi d’accordo fra loro per rinnovare il mandato della cristiano-democratica tedesca Ursula von der Leyen alla Commissione, nominare l’ex primo ministro socialista portoghese Antonio Costa alla guida del Consiglio e la centrista estone Kaja Kallas a quella della diplomazia comune.

Dopo tutto, hanno le maggioranze necessarie in Consiglio e in Parlamento per farlo. Ma una guastafeste, l’italiana Giorgia Meloni, denuncia il circolo chiuso di un”oligarchia’ che si spartisce le prebende prima di aver definito le priorità”. “La presidente del Consiglio italiano – scrive ancora Le Figaro nell’editoriale – vuole avere voce in capitolo, ritenendo di rappresentare una corrente, certo disunita, ma che sta crescendo.

Il ‘regalo’ di una vicepresidenza esecutiva della Commissione non basterà certamente ad ammansire colei che conta circa il doppio di eurodeputati a Strasburgo rispetto ad Emmanuel Macron. Senza attendere il Rassemblement National in Francia, o FPO in Austria, Meloni segnala all’Europa che deve fare i conti con forze politiche decise a stravolgere il gioco”.

El Pais, ‘via libera a nomine Ue nonostante la rabbia di Meloni’

(ANSA) – – “Il dramma italiano non è finito in tragedia. Nonostante le perplessità e la rabbia della prima ministra d’Italia, l’esponente dell’estrema destra Giorgia Meloni, che da giorni inveisce contro il processo negoziale, i Ventisette hanno dato giovedì via libera alle nomine ai vertici della Ue”.

E’ l’incipit della corrispondenza da Bruxelles pubblicata oggi dal quotidiano spagnolo El Pais, del gruppo Prisa, che dà conto delle nomine di Ursula von de Leyen per un secondo mandato alla presidenza della Commissione Europea, di quella dell’ex primo ministro socialista, Antonio Costa, al vertice del Consiglio europeo e della prima ministra liberale dell’Estonia, Kaja Kallas, a capo della diplomazia europea, “senza l’appoggio di Meloni che si è astenuta nella designazione di Von der Leyen e ha votato contro Kallas e Costa”.

La cronaca evidenzia che con i suoi voti contrari a queste ultime nomine, “Meloni si è ribellata al processo di negoziato che ha lasciato fuori la sua famiglia ultras europea, Riformisti e Conservatori (Ecr), secondo fonti del governo italiano”.

Von der Leyen e Co. sono dentro: Cosa succederà dopo

(Eddy Wax – politico.eu) – Ursula Von der Leyen […] per avere successo questa volta dovrà fare un calcolo politico quasi impossibile: rimanere con i tre partiti di centro, virare a sinistra verso i Verdi o allargare la tenda includendo parti del gruppo di destra dura che comprende Giorgia Meloni? Il primo ministro italiano si è astenuto dal votare per la von der Leyen giovedì sera.

Tutte e tre le strategie comportano dei rischi. È improbabile che la copertura delle sue scommesse e il mantenimento di una coalizione ristretta forniscano i numeri di cui von der Leyen ha bisogno.

Insieme, il suo Partito Popolare Europeo di centro-destra, i Socialisti e Democratici e il gruppo liberale Renew hanno poco meno di 400 seggi. Si tratta di una maggioranza scomodamente ristretta, soprattutto se si considera che pezzi della coalizione – dai repubblicani francesi al Fianna Fáil irlandese – hanno già detto che non voteranno per lei.

Anche l’arruolamento dei Verdi è una scommessa rischiosa. Dopo cinque anni in cui si sono ampiamente opposti alla von der Leyen, gli ambientalisti chiedono ora a gran voce di far parte della maggioranza che la sostiene, il che darebbe loro la possibilità di influenzare la legislazione anche se hanno perso seggi dal 2019. Ma se da un lato abbracciare i Verdi accontenterebbe i socialisti e parte di Renew, dall’altro quasi certamente alienerebbe parti della base di potere di centro-destra della stessa von der Leyen, in particolare i potenti cristiano-democratici tedeschi.

La strategia più rischiosa di tutte, tuttavia, è quella di corteggiare Meloni e forse altre parti del raggruppamento Conservatori e Riformisti Europei, che ora si trova al terzo posto in Parlamento dopo aver superato Renew per quel posto influente.

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha deliberatamente evitato di coinvolgere la Meloni nei negoziati tra i sei principali negoziatori politici, hanno sottolineato i funzionari dell’UE.  Ciò è in linea con quanto sta accadendo in Parlamento, dove i socialisti e Renew hanno fissato una linea rossa: Se solo fiutano che la von der Leyen sta facendo un accordo con la Meloni, le staccheranno la spina.

La Von der Leyen, che si è incontrata a tu per tu con i leader socialisti e liberali della legislatura, si presenterà al massimo organo politico del Parlamento il 2 luglio per colloqui a porte chiuse con i capi dei gruppi. Le prossime settimane saranno dominate dai negoziati con gli eurodeputati di alto livello sulle cosiddette linee guida politiche, che costituiranno la base della sua agenda politica.

Se non riuscirà a superare lo scrutinio segreto, anche per un solo voto, il Consiglio europeo avrà un mese di tempo per deliberare e trovare un candidato, un esito che sarebbe senza precedenti e potrebbe scatenare una crisi politica.

Se sarà nominata per un altro mandato, potrà poi parlare con i governi nazionali dei loro singoli candidati a commissario, anche se i Paesi hanno già iniziato a lottare informalmente per i nomi e i portafogli che desiderano.

Si prevede che la von der Leyen chiederà ancora una volta due opzioni per ogni governo, un candidato donna e uno uomo; come distribuire i portafogli dipende da lei. L’ultima volta ha causato costernazione a sinistra dello spettro politico creando un portafoglio per lo stile di vita europeo, un ruolo ricoperto dal commissario greco Margaritis Schinas. Ci saranno ancora i vicepresidenti esecutivi della Commissione o saranno eliminati a favore di una struttura più piatta?

Ogni commissario dovrà affrontare un duro esame in Parlamento, e poi l’intero Collegio dei Commissari – che include Kaja Kallas, scelta come Alto Rappresentante per gli Affari Esteri – dovrà essere approvato dalla maggioranza degli eurodeputati in un voto che non sarà segreto.

Per quanto riguarda António Costa, che diventerà presidente del Consiglio europeo almeno fino al giugno 2027, può respirare un po’ più tranquillamente, poiché non ha bisogno dell’appoggio del Parlamento.