È the place to be; tutti vogliono l’invito, vogliono spuntare la casella per la partecipazione alla festa dell’anno nella Capitale: l’Independence Day americano a Villa Taverna, residenza […]

(DI GIULIA MARCHINA – ilfattoquotidiano.it) – È the place to be; tutti vogliono l’invito, vogliono spuntare la casella per la partecipazione alla festa dell’anno nella Capitale: l’Independence Day americano a Villa Taverna, residenza dell’ambasciatore americano a Roma. E a una manciata di ore dal duello Biden-Trump in tv (alle 2,30 della notte passata). Voglia di mondanità ma con cautela: “Fino a che ora dobbiamo star piantati qui?”, si chiedono alcuni mentre passano i controlli di sicurezza. L’occasione più glam per diplomatici, politici, giornalisti e vip. Un tocco stars&stripes per i ventagli donati ai presenti e nell’allestimento: persino i cestini dell’immondizia hanno il consueto richiamo patriottico, con buona pace dell’estetica dei neo Cestó capitolini, i bidoni della monnezza by Gualtieri. Quest’anno due ambasciatori – Jack Markell e l’ambasciatore Onu a Roma, Jeffrey Prescott – insieme in Villa hanno irrigidito il protocollo di sicurezza. Tutto slitta di ore; “non s’era mai vista una cosa simile, due ambasciatori che vogliono festeggiare insieme”. Nessuna receiving line questa volta: politici e “big” della scena italiana arrivano alla spicciolata. Salvini con figlia e Francesca Verdini al seguito; Tajani, Ravetto, Prodi, Giorgetti, Schillaci, Tronchetti Provera, Gasparri, Ronzulli, capi di stato maggiore. C’è anche il capo del Dis, Elisabetta Belloni. Tra gli ultimi ad arrivare, Lollobrigida e Sangiuliano. E poi sacerdoti, vescovi, alti prelati e una delegazione ebraica. “In tutto avevamo conteggiato quattromila presenti, ma siamo un po’ meno”. Ed è assalto al buffet, signori. “Bono, ‘sto hamburger, ma too much bread for me”. “Il prosecco nei bicchieri di plastica è una caduta di stile!”, borbotta un astante. È la marina militare Usa a intrattenere il pubblico con musica dal vivo: la playlist è italoamericana, eseguita anche una versione ridotta di Ciao Ciao de La Rappresentante di Lista: “E con la testa, con il petto, con il cuore ciao ciao. E con le gambe, con il culo, coi miei occhi, ciao”. Ma la parola “culo” viene bippata dal vivo, siam pur sempre a un ricevimento di un certo tono. Sembra di stare in una una realtà parallela, tra Forrest Gump e Top Gun: tutti i cliché dell’american style sfilano sul prato di villa Taverna: il coro che poi intonerà The Star-Spangled Banner, l’inno nazionale – preceduto dal Canto degli Italiani –, i soldati dell’Air Force, la marina, i Marines. Tajani è emozionato: “Il legame con gli Stati Uniti è più forte che mai. Insieme potremmo andare nello spazio, sulla Luna”. E tutti si ributtarono sul buffet.