“Ci ha fatto scoprire cosa si celava dietro i conflitti in Afghanistan, Iraq e Libia mentre si svolgevano. Oggi magari ci rivelerebbe il dietro le quinte delle guerre in Ucraina e a Gaza”

(Andrea Lanzetta – tpi.it) – Alessandro Di Battista ha dedicato la sua attività politica e sociale anche al caso di Julian Assange, liberato dopo aver trascorso 1.901 giorni in un carcere di massima sicurezza britannico per aver pubblicato veri documenti militari segreti del Pentagono su WikiLeaks.
La prima reazione è stata, ovviamente, di gioia. “Ho saputo stanotte della sua liberazione: ho visto le immagini di quando è salito sull’aereo ed ero tanto contento per lui e per la sua famiglia”, racconta Di Battista a TPI. “Ho anche mandato un messaggio a Stella (Morris, la moglie – ndr), però non mi ha ancora risposto. Saranno sommersi da decine di migliaia di messaggi”.
Ma la contentezza per la ritrovata libertà di Assange non può mascherare il rimpianto per 12 anni di reclusione, sette volontari nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra e cinque passati nelle prigioni britanniche. Modi e tempi, in particolare, del rilascio del fondatore di WikiLeaks non sono casuali secondo Di Battista.
“Da qualche mese sostengo che si sarebbe potuti arrivare a una mossa simile da parte dell’amministrazione americana”, ci spiega. “Dato che ormai tutto il mondo vede l’ipocrisia totale degli Stati Uniti d’America che stanno dando scorta politica e mediatica a dei volgari assassini in Israele, la Casa bianca aveva bisogno di provare a mostrarsi in maniera diversa”.
Una scelta politica che però non cambia la dura realtà. “È tutto maquillage: la verità è che hanno distrutto la vita a un grande giornalista per 12 anni e non posso dimenticare tutto questo”, afferma l’attivista. “Soprattutto non dimentico il 90 per cento dei giornalisti occidentali, che si sono dimenticati di Assange proprio perché hanno preferito il silenzio alla lotta per la libertà di informazione”. Per Di Battista infatti, “i principali responsabili dell’orrenda detenzione di Assange sono i suoi presunti colleghi che sono rimasti in silenzio”.
Nessuno conosce il futuro di Assange, che domani dovrà presenziare a un’udienza in tribunale a Saipan, nelle Isole Marianne Settentrionali (un territorio statunitense nel Pacifico) dove un giudice federale dovrà ratificare il patteggiamento del fondatore di WikiLeaks con il Dipartimento di Giustizia Usa, che prevede un’ammissione di colpevolezza ai sensi dell’Espionage Act e una condanna a 62 mesi di carcere, equivalente al periodo di tempo già scontato dal 52enne nel Regno Unito.
Ma per Di Battista, il mondo oggi ha bisogno di Assange più che mai. “Non so cosa farà in futuro ma da cittadino mi auguro che possa tornare al lavoro a pieno regime perché è il più grande giornalista vivente e perché WikiLeaks ha bisogno di lui”, sottolinea. “Il mondo ha bisogno di persone come lui”, rimarca Di Battista. “Soprattutto oggi, quando le menzogne alimentano la guerra in Ucraina e il massacro di bambini innocenti a Gaza”.
Insomma, ci vorrebbero altri giornalisti come lui oggi. “Hanno punito Assange essenzialmente perché ci ha permesso di conoscere la realtà delle guerre, mentre le guerre si stavano svolgendo”, ci spiega l’attivista. “Oggi è facile parlare dei crimini americani in Vietnam o dei colpi di stato della CIA in Guatemala, Iran o Cile: sono passati decenni. Assange e WikiLeaks invece ci hanno fornito informazioni per capire le guerre in Iraq, in Afghanistan, in Libia, mentre quelle guerre si stavano svolgendo e questo non glielo hanno perdonato”.
“Se oggi Assange potesse lavorare a pieno regime, ci svelerebbe le menzogne del sistema occidentale, del cosiddetto Blocco Occidentale, dall’Ucraina a Gaza. Come tra l’altro WikiLeaks ha già in parte fatto pubblicando – sei giorni dopo il 7 ottobre – un documento dell’intelligence israeliana in cui veniva delineata la strategia criminale, terroristica, da parte di Israele a Gaza”, aggiunge. “Dunque mi auguro che possa tornare a lavorare ma queste ovviamente sono scelte sue: penso che ora voglia stare legittimamente con la sua famiglia e veder crescere i figli, non da dietro delle sbarre”.
Ci vorrebbero giornalisti non leccapiedi e tappetini come le figurine Panini che gironzolano fra video e redazioni ormai cristallizzate in presepi senza senso e senza futuro…
Ma ci sarebbe bisogno anche di lettori e spettatori capaci di intendere e comprendere per poter scegliere, anziché zucche da riempire di polistirolo per poterle gestire.
Caro Di Battista, per il momento non ci resta che la fuga dai media perché prima che le trombe sveglino i dormienti, ne passerà di tempo.
Se così non fosse le rivelazioni di Assange li avrebbero svegliati dal torpore e fatti saltar su per dargli sostegno; così il sistema sarebbe saltato. E adesso è ancora presto, c’è da aspettare, aver pazienza e vigilare ma non cedere.
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Strano, non è ancora apparso qualcuno a dire ‘vedete come è bella la demokrazia occidentale, se era in Russia aveva già fatto la fine della Politovskaya.
Ad ogni modo io proporrei uno swap con le carceri USA: mandiamogli Vespa al posto di Julian.
Bis: mi dispiace che sia stato costretto a patteggiare quando in realtà ha commesso ZERO reati e di sicuro NON dentro il territorio americano. USA e UK complici e criminali.
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Strano, non è ancora apparso qualcuno…
Uomo di poca fede:
Jonny Dio
Una buona notizia per lui, e soprattutto per la libertà d’espressione nel mondo libero.
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I reati li ha commessi e lo ammette nella lettera con cui “contratta” la pena che viene dichiarata assolta.
In realtà ammetterebbe un solo reato dei 18 contestati e quindi è l’amministrazione che decide di “graziargli” gli altri.
Il reato è stato commesso negli USA, anche questo ammette, perchè c’è stata sottrazione di documenti di proprietà degli USA anche se, tale sottrazione possa essere avvenuta al di fuori del territorio geografico.
Un furto in un’ambasciata avviene per ovvie ragioni al di fuori del territorio geografico ma è comunque equiparato politicamente e giuridicamente.
Il reato più grave è avere reso pubbliche illegalmente notizie riservate e secretate, e queste, sempre per ovvie ragioni, non ha confini “geografici” per cui è reato.
Quindi nessuna differenza tra reati, tali restano.
Altro è dichiarare, ma egli ovviamente non si sogna di farlo, che comunque “è stato un bene per l’umanità per cui non è un reato”.
Questo potrebbe essere condivisibile a livello “ecumenico”, “umanitario” ma le leggi sono altra cosa.
Abdullah Öcalan, Marwan Barghuthi pur di non riconoscere la legittimità delle leggi Turche e Israeliane e ammettere anche solo parte delle colpe contestategli hanno “preferito” restare in carcere.
Sulle torture e lo stato di detenzione subiti nessuno degli internauti pro liberazione con ammissione di colpevolezza di Assange ha mai manifestato, lanciato petizioni, contestato i governi interessati, gli alleati USA.
Com’è la fiaba dei due pesi e due misure, o quella del doppio standard.
Öcalan fu “catturato” tramite un’azione illegale per le leggi internazionali e sono stati usati aerei che hanno violato tutte le leggi possibili.
Assange è stato trasportato con un aereo speciale a spese dei contribuenti britannici per una parte del viaggio.
Un po’ come il “riporto” a casa di Chicco Forti a spese dei contribuenti italiani.
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https://infosannio.com/2024/06/25/assange-patteggia-con-gli-usa-e-libero-e-ha-lasciato-il-regno-unito-tornera-in-australia/
Mala&fede… 😛
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Mentre questa del tuo amico Tartufo, Brad, è, senza celia o ironia, buona fede della migliore qualità:
I reati li ha commessi e lo ammette nella lettera con cui “contratta” la pena che viene dichiarata assolta.
Mi spiego?
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Non so prof, io rispondo per me e per la mia onestà intellettuale, però non c’è dubbio che mi sembra il classico caso in cui (come per Chico Forti o per Ilia Jashin) la Giustizia e la leguleità sono decisamente su due binari contrapposti..
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Ah, su questo siamo perfettamente d’accordo.
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