L’ex sindaca dopo il veto dell’ex premier per l’eurocandidatura studia il gran ritorno mentre fa la consigliera a Roma e frequenta un master sul diritto dell’ambiente

Raggi sogna di sfidare Conte e affida il suo destino a Grillo: “Vicina a Dibba con cautela”

(di Gabriella Cerami – repubblica.it) – ROMA — L’ultimo ordine che Virginia ha dato alla Raggi è questo: «Non avere fretta, così da non fare passi falsi». L’ex sindaca di Roma, spina nel fianco del presidente M5s Giuseppe Conte, da quando ha lasciato la poltrona più alta del Campidoglio perché arrivata quarta alle comunali del 2021, si è mossa sotto il pelo dell’acqua. Come un sottomarino. Che cosa ha fatto Raggi in tutti questi anni? Noodles, nella proverbiale scena di C’era una volta in America, dice: «Sono andato a letto presto». Vale pure per l’ex sindaca? Di sicuro, ora è riemersa. La cercano tutti, la invitano di qua e di là gli amici e i sodali, è entrata in una fase di neo attivismo che la cerchia di Giuseppe Conte vede con sospetto.

Lei avrebbe l’ansia guerrigliera, ma con Beppe Grillo, durante il loro incontro a due nel classico hotel Forum, quartier generale del fondatore quando sbarca a Roma, e ultimamente lo fa quando c’è aria di tempesta, hanno stabilito una strategia che unisce cautela e insidiosità. Questo è il volto nuovo, da goccia cinese, di Raggi alla riconquista di un posto al sole, anzi sulle cinque stelle.

Una seconda vita politica, ancora da definire precisamente. Ma «io ci sono», dice ai suoi. Perché, pur essendosi sottratta ai radar in questi ultimi anni, ha comunque tessuto la sua rete che adesso si va stringendo. Aspettava il momento giusto della prima crisi della leadership di Conte, seduta sulle rive di quel fiume lungo il quale passano i corpi politici non più in grande salute. E non vedeva l’ora di dire all’ex premier e agli altri: «Rieccomi».

Brucia in lei, e questa è la spinta del suo nuovo engagement, il divieto contiano a inserirla nelle liste delle Europee. Sperava di arrivare a Bruxelles e aveva abbassato, se non addirittura spento, la carica delle sue polemiche contro il presidente M5s proprio nella speranza di una candidatura. Poi la doccia fretta. Del resto, Grillo le aveva predetto che difficilmente avrebbe raggiunto il suo scopo e lo stesso fondatore le aveva fatto presente che la regola del limite dei due mandati sarebbe stata inderogabile. Non c’è rimasta bene per queste puntualizzazioni e però il rapporto tra i due è rimasto solido. Ed è il punto di partenza del suo sperato riscatto. Che passa attraverso una strategia composta, e qui ritorna l’immagine originaria e identitaria ma riformulata, da cinque stelle.

La prima è quella del pacifismo, e lei si è molto battuta in favore di un referendum contro l’invio delle armi in Ucraina, rivaleggiando anche in questo caso con Conte. La seconda: lotta alla mafia al fianco delle Agende rosse. E poi: l’impegno sul fronte del femminismo e contro le violenze di genere, e su questo fronte sta lavorando insieme a diverse associazioni di donne. La quarta stella, in tandem con Alessandro Di Battista, è la richiesta del riconoscimento dello stato della Palestina. E, infine, la quinta, forse la stella più importante perché custodisce il dna del grillismo della fondazione, è l’ambientalismo. Quando qualcuno la chiama al telefono spesso si sente rispondere: «Non posso parlare, sono a lezione». A lezione? Sì. Perché Raggi sta frequentando a La Sapienza un master di diritto ambientale. Vuol capirne di più, vuole puntare sulla questione del cambiamento climatico.

Pur essendo una consigliera romana di minoranza, Raggi si concentra sui dossier nazionali e globali che sono i fondamenti per ogni possibile nuova leadership. La sua punta a raccogliere tutte quelle istanze alternative e antagoniste che M5s di un tempo sapeva coagulare ma nell’epoca di Conte non ci riesce più. Si sente sempre con Di Battista, va ai suoi banchetti allestiti dall’associazione Schierarsi e insieme hanno organizzato la manifestazione del 28 giugno pro Palestina, ma Grillo le fa notare: «Devi essere né troppo vicina né troppo lontana da Alessandro». Perché Dibba è comunque esterno a M5s mentre lei mantiene tuttora un ruolo nel comitato di garanzia del partito. Sta di fatto che l’ex sindaca gode anche dell’apprezzamento di Davide Casaleggio: «Raggi e Di Battista sono rimasti fedeli a loro stessi e ai loro impegni», osserva il figlio del co-fondatore molto vicino all’ex grillino.

E il cuore dell’impegno politico di Raggi è il «no» anticontiano a un’alleanza a priori con il Pd. Ma su questo Virginia ancora non ha capito – ed è il nocciolo della questione – se Grillo è con lei oppure no.