(DI ELENA BASILE – ilfattoquotidiano.it) – Hermann Heller nel 1933 parlava di “liberalismo autoritario” rispecchiando nella teoria politica la fine della Repubblica di Weimar. Le sue parole di allora sembrano descrivere in modo inquietante le caratteristiche del liberalismo di oggi: limitazioni della sfera pubblica a favore della libertà delle imprese; sostituzione delle politiche sociali con interventi statali a vantaggio delle banche e delle industrie; esautoramento dei Parlamenti e del potere legislativo in nome dell’efficacia delle decisioni politiche. Le similitudini con la realtà politica odierna sono evidenti. Le vittorie delle destre più radicali sono state preparate da questo liberalismo autoritario, purtroppo con la complicità del Partito democratico. Si continua a fingere che esso appartenga a una tradizione di sinistra, quando è chiaramente una formazione democristiana: basti pensare ai suoi leader di maggiore spessore.

La capitalizzazione del dissenso da parte di quello che viene chiamato populismo di destra è basata anche su fattori positivi: la mobilitazione sociale contro le guerre e il nuovo totalitarismo progressista delle tecnocrazie transnazionali. È la rivolta dei nowhere contro gli everywhere, dei perdenti della globalizzazione, della Francia profonda, degli svantaggiati della vecchia Germania Est. È la reazione culturale, qui interpretata da Vannacci, alla nuova cappa culturale illiberale del politically correct imposto dall’alto che confonde sesso e genere, Patria e nazionalismo, razza e razzismo, tutela delle minoranze e dittatura delle minoranze. È la rivolta contro un’industria della cultura che ha ucciso la lingua, i classici e anche nei libri e nei film veicola il catechismo progressista.

Mi sarei augurata che la critica alle oligarchie transnazionali e le classi dirigenti a esse asservite provenisse da un’alternativa di sinistra che riesumasse le tradizioni migliori del liberalismo e della socialdemocrazia, salvasse la rivoluzione moderna e i diritti delle minoranze e dei migranti, e avesse come riferimento la riforma del multilateralismo e non un ripiegamento sul Vecchio concetto di nazione sovrana.

Come si vede in Francia, in Germania, in Olanda, in Belgio come già in Svezia e in Finlandia, le destre radicali saranno legittimate dal liberalismo autoritario che le inghiottirà e le renderà funzionali al nuovo vero totalitarismo rappresentato dalle due destre – centrosinistra e centrodestra – sostenuto acriticamente dall’apparato mediatico. Il vero nuovo potere si serve delle burocrazie internazionali e dell’accademia per legittimare il passaggio dalle democrazie liberali al nuovo autoritarismo rafforzato dalle guerre.

I sostenitori del federalismo europeo non si accorgono delle contraddizioni che richiedono una riflessione approfondita sulla cessione di sovranità alle organizzazioni internazionali. L’Europa è divenuta una struttura illiberale in cui ad esempio il debito e la fiscalità comune sosterranno l’economia di guerra con un travaso di potere alla Commissione, organo non democratico e ormai esecutore di interessi statunitensi, non europei.

Fu la Guerra di indipendenza americana a creare il bilancio comune e a dar vita agli Stati Uniti. Sarà la guerra in Ucraina a creare il debito comune europeo? Il momento hamiltoniano tuttavia non rafforza l’Europa democratica e federale, ma i ceti politici, imprenditoriali, burocratici espressione delle oligarchie tecnocratiche.

Quando entrai in diplomazia credevo in una burocrazia di commis d’État che difendesse lo Stato con la politica ridotta a politichese. Per questo, senza alcun confitto di natura personale, sono perplessa nel vedere la direttrice del Dis (servizi segreti), Elisabetta Belloni, candidata a tutte le cariche, con sviolinate dalla destra meloniana, da Forza Italia, dal Pd e da Di Maio. Purtroppo la burocrazia al potere è emblematica della nuova gestione dell’esistente nella quale la visione strategica è proibita.

Ricordate Hannah Arendt? Adolf Eichmann che scinde le finalità dai mezzi e quindi si adopera per la Soluzione finale è un eccellente burocrate. L’importante è eseguire e mai mettere in discussione la decisione politica. Lo sterminio di palestinesi è in corso. Sono complici Biden e i leader progressisti europei. Biden, Von der Leyen, Meloni&C. hanno espresso solidarietà a Israele quando l’azione brutale a Gaza era iniziata. L’esperto dell’Onu per la promozione dei diritti umani, Alfred de Zayas, li accusa di complicità con crimini di guerra di Netanyahu. Due istituzioni dell’Ordine liberale, la Cpi e l’onusiana Cig competenti per le accuse a Israele sono state sconfessate dagli Usa. Spiace che illustri esponenti della comunità ebraica italiana esprimano allarme per l’avanzata delle destre e non per questi aspetti agghiaccianti delle democrazie liberali.