G7, I “GRANDI” A BORGO EGNAZIA – La dichiarazione finale. Niente aborto, niente gender, ma tanta Ucraina E Macron ottiene l’ok alla tregua olimpica

(DI GIACOMO SALVINI – ilfattoquotidiano.it) – Inviato a Bari. Meno tutela dei diritti, più attenzione sui conflitti. Il G7 di Borgo Egnazia che si è concluso ieri sera con l’adozione della dichiarazione finale di 36 pagine si potrebbe sintetizzare con questa formula. La padrona di casa, Giorgia Meloni, che ha presentato i risultati in un video-selfie per auto-celebrarsi, può rivendicare con successo di aver eliminato i temi del diritto all’aborto, la tutela dell’orientamento sessuale e l’identità di genere dalla dichiarazione finale, mentre gli alleati – tutti più deboli e alcuni di questi in campagna elettorale (con molte difficoltà) – invece hanno altre priorità: la condanna dell’aggressione russa all’Ucraina e lo sblocco dell’utilizzo degli asset di Mosca per 50 miliardi, l’avvertimento alla Cina e il cessate il fuoco a Gaza. Tutti temi su cui è passata la proposta degli Stati Uniti di Joe Biden.
Diverso il caso dei diritti. La tre giorni di G7 è stata caratterizzata da due polemiche e scontri diplomatici su aborto e tutela delle comunità Lgbtqia+. Rispetto alla dichiarazione di Hiroshima del 2023, l’accesso “all’aborto sicuro e legale” è stato tolto per volontà della premier e questo ha creato uno scontro con la Francia di Emmanuel Macron (che potrebbe vedere questa mattina per un bilaterale), ma anche con gli Usa di Biden che su questo tema si gioca tutta la campagna elettorale contro Donald Trump. Ieri, invece, è scoppiato il caso dei diritti delle persone Lgbtqia+. I leader del G7, al paragrafo sulla gender equality, hanno espresso “forte preoccupazione per la riduzione dei diritti delle donne, delle ragazze e delle persone Lgbtqia+ in tutto il mondo, in particolare in tempi di crisi”. E ancora si condannano fermamente “tutte le violazioni e gli abusi dei loro diritti umani e delle libertà fondamentali”. Rispetto alle conclusioni di Hiroshima, però, la dichiarazione viene annacquata, nonostante il tentativo di smentita di Palazzo Chigi: spariscono i riferimenti a “identità di genere” e “orientamento sessuale”, due formule che Meloni vede come fumo negli occhi. Una decisione che ha fatto sollevare qualche perplessità all’Amministrazione statunitense, ma durante il faccia a faccia di ieri mattina con Biden, il tema dell’aborto non sarebbe stato toccato.
Questioni su cui la premier si è potuta imporre rivendicando la sua identità di destra e la sua attenzione a non far irritare la Chiesa, proprio nel giorno dell’intervento “storico” del Papa a un G7. Per quanto ci sia stata una polemica formale, gli altri leader mondiali hanno preferito puntare su altre priorità, lasciando alla premier la possibilità di rivendersi i “successi” diplomatici. Non è un caso che Palazzo Chigi rivendichi anche la decisione di aver fatto inserire nella dichiarazione finale del G7 il fantomatico Piano Mattei con l’Africa sui migranti per prevenire le partenze e la lotta al traffico di esseri umani. Palazzo Chigi ieri, infatti, ha fatto trapelare la soddisfazione per aver inserito il tema in agenda “per la prima volta”, oltre a essersi fatta “portavoce per una nuova strategia sull’immigrazione”.
Gli alleati invece hanno spinto soprattutto sui fronti della guerra. Il primo è ovviamente quello dell’Ucraina. I leader nella dichiarazione finale chiedono una “tregua olimpica” in vista dei giochi di Parigi riprendendo una risoluzione dell’Onu adottata a dicembre. Ma il G7 promette di “sostenere” Kiev per tutto il tempo necessario” e Mosca deve “porre fine alla sua guerra illegale di aggressione e pagare per i danni che ha causato all’Ucraina”. Nel comunicato finale si rendono disponibili i 50 miliardi dai profitti generati dagli asset russi congelati. Su Israele, invece, i leader chiedono il rilascio di tutti gli ostaggi e il cessate il fuoco immediato a Gaza.
Gli Usa hanno imposto anche un paragrafo molto duro nei confronti della Cina, principale tema oggetto del bilaterale con Meloni di ieri mattina. Biden ha chiesto alla premier un impegno concreto sulla condanna cinese e avrebbe voluto addirittura un testo più pesante. Il compromesso, comunque, è durissimo: Pechino “deve fermare il suo aiuto alla Russia” spiegano i leader annunciando l’estensione “di sanzioni per colpire imprese e banche, anche in Cina, che stanno aiutando Mosca ad aggirare le sanzioni sulle armi”. Le politiche commerciali di Pechino producono “distorsioni del mercato e nei tassi di crescita minando lavoratori, industrie e la nostra sicurezza economica”.
Quando non hai il coraggio di fare le cose che vorresti, la cosa migliore è trovare chi è disposto a farle per conto tuo.
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praticamente un de profundis per l’economia e l’autonomia itaGGliana.
avanti tutta verso il baratro
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«Pronte sanzioni alla Cina»
Sanzioni pronte? Cioè, da aggiungere a quelle già esistenti – i dazi mostruosi inventati dai geni dalle stelle gialle su fondo blu per far volare la ‘nostra’ economia e far dispetto a Xi Jinping – per le auto elettriche che importiamo con navi porta container da 400 metri (e larghe 65)…? Quelle sanzioni lì? 🤔
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