
(DI GAD LERNER – ilfattoquotidiano.it) – Per quanto ciò sia spaventoso e inasprisca la riprovazione nei confronti di Israele della maggioranza delle opinioni pubbliche occidentali, l’operato di Netanyahu risponde a un calcolo spericolato che va al di là delle sue mere convenienze personali: la scommessa, cioè, che prolungare la guerra di Gaza, e probabilmente estenderla al Libano, costituisca l’antefatto di un inevitabile conflitto mondiale nel quale gli Stati Uniti e l’Europa sarebbero destinati prima a sostenerlo controvoglia, per poi trovarvisi anch’essi implicati, contro l’Iran e la Russia.
Uno scenario folle, apocalittico? Eppure è questa, per inerzia crudele, la tendenza storica che Netanyahu sta cavalcando, otto mesi dopo l’umiliazione subita il 7 ottobre, nella convinzione irresponsabile che la sopravvivenza di Israele possa dipendere solo dalla sua superiorità militare, dalla sua capacità distruttiva. “La storia è imparziale e non perdona. Non favorisce i virtuosi, chi ha una superiorità morale. Se vogliamo proteggere i nostri valori, i nostri diritti, le nostre libertà, dobbiamo essere forti. La lezione che ci viene dal passato è che la superiorità morale non garantisce la sopravvivenza della nostra civilizzazione”. Così si esprimeva testualmente Netanyahu in un’intervista a Repubblica del marzo 2023. Questo è l’unico cinico insegnamento che egli ha tratto, in contraddizione con una tradizione ebraica millenaria, dalla tragedia della Shoah.
Poco gli importa, dunque, se anche la Spagna si unisce al Sudafrica nella richiesta al Tribunale internazionale di giustizia di verificare ed eventualmente sanzionare le “intenzioni genocidiarie” di Israele ai danni dei palestinesi. La Spagna, cioè un paese europeo che solo di recente, per risarcimento postumo, aveva deciso di concedere il passaporto ai discendenti degli ebrei espulsi dal suo territorio nel lontano 1492. Ancor meno importa a Netanyahu che la grande maggioranza dei Paesi aderenti alle Nazioni Unite approvi il riconoscimento dello Stato di Palestina. L’aver regalato ai fondamentalisti islamici di Hamas un ruolo politico cruciale, in seguito ai crimini di guerra da lui ordinati a Gaza, paradossalmente lo induce a ritenere di aver segnato una frontiera su cui l’Occidente nel suo insieme presto venga chiamato a combattere; sempre che regga la pericolante neutralità dei Paesi arabi sunniti. Il progetto che ora preannuncia è di colpire negli Hezbollah sciiti il più vicino alleato di Hamas – attenzione, militarmente assai più temibile – e di seguito il loro grande protettore Iran; per affrontare il quale confida sul probabile ritorno di Trump alla Casa Bianca. Questo disegno implica una precipitazione degli equilibri internazionali tale da determinare la saldatura fra la guerra in corso in Ucraina e quella mediorientale. Se fino a ieri Netanyahu ha mantenuto una tacita intesa con la Russia di Putin, ignorando le richieste d’aiuto che gli provenivano da Kiev, ora sembra disposto ad assecondare le minacce bellicose rivolte a Mosca da Londra e Varsavia, cui sembrano affiancarsi Berlino e Parigi, pur di uscire dall’isolamento in cui ha trascinato Israele. Suonano positivi alle sue orecchie i piani di riarmo e i preparativi di guerra annunciati minacciosamente da governanti europei come Scholz e Macron. Mette nel conto anche le probabili spaccature del fronte occidentale che ne potranno derivare. Non a caso ha impresso una svolta alla sua propaganda, affermando che i movimenti di protesta filo-palestinesi sarebbero orchestrati sottotraccia in Occidente da “agenti russi”. Ciò al fine di predicare l’inevitabilità, nel prossimo futuro, del redde rationem cui sarebbero chiamati la superpotenza americana e i suoi alleati della Nato, sollecitati allo scontro definitivo con i suoi nemici mortali, Mosca e Teheran, da anticiparsi a prima che il colosso cinese sia pronto a sostenerle. Gaza epicentro di una guerra mondiale, dunque. Tanto peggio tanto meglio. Può sembrare un disegno folle, anzi, certamente lo è, ma corrisponde alla visione del mondo catastrofica di un leader che s’illudeva di garantire sicurezza a Israele con la sola forza, e la vede messa a repentaglio, ma tutt’ora non concepisce altra via d’uscita dal vicolo cieco in cui ha trascinato il suo Paese.
Lo smottamento in atto nelle relazioni internazionali scaturisce da cambiamenti strutturali, di natura economica e tecnologica oltre che culturale, nei quali si manifesta con evidenza la sopraggiunta fragilità dell’Occidente. La stessa composizione sociale, etnica e religiosa di quello che un tempo amava definirsi il Mondo Libero, il Fronte delle democrazie liberali, rende ineluttabile il declino dei nazionalismi e l’avvento di un equilibrio multipolare: un futuro di convivenza nel quale Israele stesso dovrà ripensare la sua natura se farà in tempo, prima di precipitare nella catastrofe e nel disonore.
È folle, quanto a questo non ci piove.
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“Israele stesso dovrà ripensare la sua natura se farà in tempo, prima di precipitare nella catastrofe e nel disonore.”
Israele nell’ignominia ci sta ormai da decenni, ma per Lerner sono sempre solo “compagni che sbagliano”
Stesso concetto, ma esposto molto più lucidamente da Pepe Escobar su come Israele scientemente ci stia trascinando nel baratro:
https://thecradle.co/articles/supporting-genocide-to-halt-multipolarity
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Il mondo, anzi l’umanità, dopo un periodo di stasi relativa, come un vulcano ,si risveglia e cerca un altro equilibrio. Gli Usa con lo sbarco in Normandia e la vittoria sul nazismo ha occupato l’Europa e l’ha tenuta sotto il proprio controllo politico,economico e culturale. Idem, gli ebrei hanno goduto della nascita di un proprio stato a spesa dei palestinesi per essere ricompensati dall’orrore dei campi di sterminio e delle persecuzioni subite nella storia. Ma quanto può durare la rivincita? Si può vivere per sempre di rendita ? No,la storia ,nel bene e nel male, va avanti. Chi ha subito reagisce prima o poi e le cose sono destinate a cambiare.
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si dimentica di dire che la guerra al nazismo l’ha vinta la Russia senza la Russia oggi Inghilterra e stati uniti sarebbero nazisti, scusate forse lo sono lo stesso.In Palestina si stanno comportando come contro gli indiani americani.Il generale Casternetanyau bombarda le tende degli accampamenti indiani scusate Palestinesi e gli avvelena i pozzi per farli morire di gastrointerite e di sete.
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