Avrebbe potuto utilizzare gli uffici preposti del Viminale, rivolgersi all’Antimafia – che non conduce indagini – sa di mossa elettorale.

Giorgia Meloni

(di Lirio Abbate – repubblica.it) – Qualcuno dei consiglieri o dei ministri di Giorgia Meloni dovrebbe spiegare alla presidente del Consiglio la strada giudiziaria da percorrere se vuole inoltrare un esposto con il quale segnalare irregolarità penali o amministrative. Per presentare una denuncia, una querela o un esposto ci si deve recare negli uffici delle forze dell’ordine (questure, commissariati di pubblica sicurezza, Arma dei Carabinieri). La denuncia e l’esposto possono essere depositati anche presso la procura della Repubblica.

Il fatto che la premier ieri mattina ha comunicato prima in Consiglio dei ministri la sua iniziativa e poi è stata fatta veicolare la notizia che si era recata “di persona personalmente” negli uffici del Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo, magistrato di grande esperienza nella lotta alla criminalità organizzata, per consegnare un esposto sui flussi di ingresso in Italia di lavoratori stranieri avvenuti negli ultimi anni avvalendosi dei “Decreti Flussi”, può essere un buon esempio civico. Se non fosse che la scelta fatta non l’ha portata nell’ufficio che riceve esposti, ma in un ufficio che non fa indagini. E tutto questo fa pensare che a quattro giorni dal voto europeo, in piena campagna elettorale, abbiamo visto inscenare una pantomima.

La Procura nazionale antimafia e antiterrorismo esercita le funzioni di coordinamento delle indagini condotte dalle singole Direzioni distrettuali di ogni regione nei reati commessi dalla criminalità organizzata. Tale coordinamento è finalizzato, soprattutto, ad assicurare la veicolazione delle informazioni tra tutti gli uffici interessati e a collegare le procure distrettuali tra loro quando emergano fatti o circostanze rilevanti tra due o più di esse.

Giorgia Meloni decide quindi di non andare dai magistrati inquirenti o dagli investigatori, come avrebbe dovuto fare in questi casi, ma ha scelto una strada inusuale. Certamente il suo esposto non andrà smarrito perché sarà cura del procuratore nazionale Giovanni Melillo inoltrarlo ai colleghi degli uffici distrettuali competenti per territorio, rispetto ai fatti riportati nel documento presentato dalla premier.

L’esposto è l’atto con cui si richiede l’intervento dell’autorità di pubblica sicurezza, in sostanza, è la segnalazione che il cittadino fa all’autorità giudiziaria per sottoporre alla sua attenzione fatti di cui ha notizia affinché valuti se ricorre un’ipotesi di reato.

Non manca a Giorgia Meloni di trovare, financo dentro Palazzo Chigi o nei ministeri che fanno parte del suo governo, gli uffici preposti e operativi — anche se riservati — per segnalare irregolarità o incongruenze di cui è entrata in possesso sull’immigrazione. Ci sono dipartimenti che fanno capo ad alcuni dicasteri che si occupano proprio di questa materia, i cui uffici sul territorio hanno un ruolo anche di polizia giudiziaria che permette di ricevere esposti e denunce e inoltrarli, se vi sono notizie di reato, alla magistratura che poi ha il compito di avviare inchieste e sviluppare indagini, come il codice di procedura penale prevede. C’è la Direzione centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle frontiere, che dipende dal Viminale, che ha l’obiettivo di favorire lo sviluppo di strategie d’azione innovative ed efficaci, nel contrasto all’immigrazione irregolare con una maggiore proiezione anche sul piano internazionale, e di gestire le problematiche inerenti alla presenza degli stranieri sul territorio nazionale. Ci sono anche i finanzieri con i loro reparti speciali che si occupano di immigrazione che possono sviluppare attività investigative come pure i carabinieri.

Certo, nessuno può impedire alla presidente del Consiglio di bussare alla porta dell’ufficio del procuratore nazionale Melillo e consegnare la sua denuncia. Deve però sapere che questa, pur essendo una strada magari più prestigiosa e sicuramente di maggiore impatto mediatico, rappresenta un passaggio superfluo, non utile quindi ad avviare subito le indagini da parte degli uffici giudiziari competenti per territorio ai quali spetta di esaminare l’esposto della premier, che a memoria non si ricorda, per un capo di governo, simili precedenti.