L’APPELLO AL VOTO: – “Referendum su di me”. Ma si rifiuta di fare previsioni. Arianna: “Incrociamo le dita…”

(DI GIACOMO SALVINI – ilfattoquotidiano.it) – “Abbiamo vinto il campionato, ora la Champions league”, urla Giorgia Meloni alla fine del comizio finale in piazza del Popolo in vista delle elezioni europee del prossimo fine settimana. Un militante di Fratelli d’Italia le risponde dalla prima fila con l’antico motto ducesco: “Vincere e vinceremo!”. La premier vuole galvanizzare i propri elettori, anche a costo di qualche scivolone. Serve portare la gente alle urne, i dati sull’affluenza nel Nord-Est e nel Sud sono “bassini” (per usare una formula di un dirigente del partito). Così nella sua ora di discorso per chiudere la campagna elettorale Meloni ne ha per tutti: la sinistra “livorosa”, i socialisti che vogliono “depormi con la lotta armata” e il solito De Luca a cui si deve “rispondere, in quanto donna”. Vittimismo condito da un ultimo spot elettorale sulle liste d’attesa: “Arriverà il decreto per fare le visite anche il sabato e la domenica”.

Alle 14:30 piazza del Popolo è mezza vuota (alla fine saranno 30 mila per FdI, impensabile). Fa caldo, in molti hanno preferito il mare. I ministri – Carlo Nordio (respinto da Augusta Montaruli), Elvira Calderone, Luca Ciriani, Andrea Abodi e lo stesso presidente del Senato Ignazio La Russa – non vengono fatti entrare nel backstage. C’è posto solo per lei, Giorgia, la sorella Arianna, i candidati e lo staff di Palazzo Chigi al completo. Prima del discorso della premier, servono i rinforzi di “gioventù nazionale” che scendono dal Pincio in corteo intonando cori e con i cartelli che raffigurano i “nemici”: Lucia Annunziata, Corrado Formigli, Fabio Fazio seguiti da didascalie sbeffeggianti. “Scrivi Giorgia”, “Ci resterai male…” e così via. Il discorso è stato limato fino all’ultimo coi collaboratori, ma è meno efficace del solito. La premier legge da due “gobbi” a fianco al leggio. L’armamentario è il solito: vittimismo contro la sinistra, polarizzazione contro Elly Schlein, appello al voto.

Nella prima parte non scalda la platea: rivendica i successi del suo governo, a partire dal premierato “che non piace alla sinistra perché è una riforma democratica, per loro qualcosa è democratico solo quando comandano”. Tanta noia. Per scaldare la platea però ha bisogno di attaccare. E quindi affonda nei confronti di Schlein e dei socialisti. “Lo spitzenkandidat Schmidt dice che non siamo democratici: vuole deporci con la lotta armata? Elly condividi o no?”. Ovviamente non può farsi mancare lo scontro con il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca che le aveva dato della “stronza” e lei lo ha sbeffeggiato martedì a Caivano: “Sono la stronza della Meloni” rimbomba nelle casse di piazza del Popolo. La premier, quindi, cavalca lo scontro: “Non sono una donna che si sottomette, non posso darla vinta ai bulli e ai gradassi”. Applausi. Ripete lo slogan che non governerà mai con i socialisti in Europa (“non sarà Ursula von der Leyen la presidente della commissione”, dice Nicola Procaccini) ma poi nella conclusione del suo discorso fa un appello al voto: “Sarà un referendum tra due visioni dell’Europa”. E attacca “la sinistra irresponsabile” che “alimenta odio politico contro di me: non lasciatemi sola. È un voto maledettamente importante. Siamo vicini a fare la storia”. Nessuno però si azzarda a fare previsioni, anzi Andrea Delmastro spiega che “basta un voto in più”.

Il tempo di cambiarsi e la premier alle 18 sale al Quirinale per il ricevimento in occasione della festa della Repubblica. La premier, lo scorso anno accompagnata da Andrea Giambruno, quest’anno si aggira per i giardini del Colle con la segretaria Patrizia Scurti. Fanno tutti la questua per salutarla. Arriva Carlo Cottarelli (“Posso chiamarti dottore?”) e l’ex sindaco di Roma, Francesco Rutelli: “Mi diverto? Non esageriamo, diciamo che non mi annoio”. Selfie, strette di mano, promesse e numeri di telefono scambiati con Scurti. Prima di andarsene però fa un breve brindisi col presidente della Repubblica Sergio Mattarella e i presidenti di Camera e Senato Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa. E tra uno scatto e l’altro sulla terrazza prova a correggere i toni del comizio: “Io dura con Schlein? No, ho solo fatto una domanda…”. La percentuale delle Europee? “Neanche sotto tortura…”. La rimproverano per aver fumato una sigaretta, e si lamenta dei tacchi. Il tempo dell’annuncio: Volodymyr Zelensky sarà al G7 di Borgo Egnazia. C’è tutto il partito e quindi anche la sorella Arianna, sempre a pochi metri di distanza dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. Passa l’Ad di Terna Giuseppina Di Foggia e le due si salutano: “Dice che siamo amiche e che ti ho nominato io, ma quasi non ci conosciamo…”, scherza Arianna Meloni. Ma come andrà il partito? “Io vedo tanto entusiasmo – conclude la sorella – ma incrociamo le dita…”.