STASERA SU RAI 3 – Viaggio al di là dell’Adriatico, a pochi giorni dal (finto) spot di Meloni sui migranti

(DI ALESSANDRO MANTOVANI – ilfattoquotidiano.it) – Stasera Report torna in Albania a pochi giorni dallo spot di Giorgia Meloni sui centri di detenzione per migranti. Sarà uno spot dimezzato, quello del 5 giugno. I centri delocalizzati nell’ex colonia, che il governo prometteva di aprire il 20 maggio, come sappiamo non ci sono ancora. “I lavori finiranno a novembre”, ha detto il guardiano del cantiere a Giorgio Mottola di Report. Però c’è Edi Rama, il primo ministro albanese che ha fatto l’accordo con la presidente del Consiglio italiana e ha definito “schifosa” la prima puntata della trasmissione di Sigfrido Ranucci: in una gustosa intervista, quasi un corpo a corpo, Rama respinge con sdegno l’accusa di guidare uno Stato inquinato dai denari del narcotraffico. Meloni, invece, non ha accettato di parlare con Report. O Telemeloni o niente. Intanto, ancora ieri, mandava “un abbraccio” a Rama e ricordava che altri 14 Paesi dell’Unione europea sono pronti a seguire l’Italia nella delocalizzazione dei migranti.

Ma l’Albania parla da sola. Nella Tirana dei grattacieli, dove Rama era sindaco prima di essere premier, ogni tre torri ce n’è una sotto inchiesta per corruzione o presunti legami col narcotraffico. E il 60% dei 3,7 miliardi di euro di investimenti immobiliari del 2023, spiega Report con l’aiuto di Ola Xama che è una giornalista economica albanese, non proviene dal circuito bancario e non è, quindi, tracciato. Quanto ai centri di detenzione italiana, i costi sono passati da 39 a oltre 65 milioni: uno sproposito per 3.000 posti. L’appalto per il posizionamento dei prefabbricati a Gajder l’ha vinto Ri Group Spa, ditta leccese che fa riferimento a Salvatore Tafuro, rinviato a giudizio nel 2018 e poi prescritto nel 2019 per turbativa d’asta e corruzione di alti ufficiali dell’aeronautica militare in relazione al centro di identificazione di di Foggia. L’appalto per la gestione, con un ribasso del 4,9% che lo porta a 134 milioni di euro in 4 anni, è andato a Medihospes. È un colosso del settore, legato a La Cascina, la storica cooperativa di Comunione e Liberazione che ha prosperato per decenni finché i suoi dirigenti non hanno patteggiato per corruzione nell’inchiesta nota come Mafia capitale anche se poi non era mafia. Medihospes è il principale gestore di centri per migranti a Roma, ne gestisce anche altrove e le condizioni disumane in cui vivevano gli stranieri nel suo centro di Foggia furono documentate da Fabrizio Gatti sull’Espresso.

Altri italiani, racconta Report, fanno affari in Albania. Un filo rosso collega Pietro Urso, a capo di una società di lobbying – Italian World Service – dalla quale il padre Adolfo si è sganciato prima di assumere l’incarico di ministro del Made in Italy, al potente ex politico albanese Artan Gaci e allo stesso Rama. Ne parla a Report Francesco Becchetti, il discusso imprenditore romano che aprì il canale Agon Tv a Tirana, fu condannato a 17 anni in Albania e ora però reclama 135 milioni di euro dal governo albanese sulla base di un lodo arbitrale internazionale.

Alla Camera di commercio albanese Urso jr. risulta titolare della Asigest Broker Albania, nome simile all’italiana Asigest Broker spa che opera nel settore assicurativo di competenza del ministero del Made in Italy, un tempo dello Sviluppo economico e guidato appunto da Urso padre. Nella Asigest albanese c’è anche un’altra società di Tirana, la Generate, di proprietà di un certo Andi Canaj, socio anche di altri italiani sulle due sponde dell’Adriatico. Ha conosciuto Pietro Urso, ha spiegato a Report, “con amici… comuni”. Mentre Urso jr. dice di non conoscere il socio. Misteri. Canaj è legato a Gaci: è “suo dipendente” ha confermato a Report. Del resto usa un indirizzo mail di Atcc, società di Gaci.

Non è uno qualsiasi, Gaci. Socialista, vicino al primo ministro, già parlamentare e presidente della commissione di amicizia italo-albanese e marito dell’ex ministra degli Esteri di Rama, Olta Xhacka. Gaci stava costruendo un resort di lusso da oltre 5 milioni di euro a pochi metri dal mare, a Sud di Valona, ma l’operazione è finita al centro di un’inchiesta per corruzione e il cantiere è stato sequestrato dalla magistratura albanese. La spiaggia di fronte è stata concessa in uso esclusivo dal governo, di cui faceva parte la moglie di Gaci, alla società Agtcc Hotel Manager di un uomo legato all’ex politico. Che ha sede allo stesso indirizzo di Generate, la società di Canaj che a sua volta è socia di Pietro Urso.