Lo scrittore non è nella lista della delegazione alla Buchmesse: “Vogliono solo intimidirmi, sarò ospite dei tedeschi”. Antonio Scurati rifiuta l’invito

Roberto Saviano al Festival di Sanremo 2022. (ANSA/ETTORE FERRARI)

(di Sara Scarafia – repubblica.it) – Roberto Saviano alla Buchmesse – la Fiera del libro di Francoforte, in programma dal 16 al 20 ottobre, che quest’anno vedrà l’Italia ospite d’onore – ci andrà: ma invitato dai tedeschi. Perché l’Italia non l’ha voluto. Come ieri ha fatto sapere il commissario straordinario del governo Mauro Mazza, annunciando la sua esclusione dall’elenco degli autori che rappresenteranno il Paese, durante la conferenza stampa di presentazione dell’evento. A portare Saviano a Francoforte saranno la tv di Stato Zdf, l’associazione dei traduttori e quella degli editori tedeschi: «La Buchmesse – commenta il direttore della Fiera, Juergen Boos – è sinonimo di libertà di parola e di diversità. È quindi di grande importanza per noi che autori come Roberto Saviano siano presenti e che la sua casa editrice tedesca Hanser lo porti a Francoforte».

Juergen Boos direttore della Fiera di Francoforte con il Commissario del Governo, Mauro Mazza. Photo: Arne Dedert/dpa (Photo by Arne Dedert/picture alliance via Getty Images)

L’Italia invece, dice Mazza, ha scelto di non invitarlo per dare voce «a chi finora non l’ha avuta»: nell’elenco, tra gli altri, ci sono Alessandro Baricco e Susanna Tamaro, Alessandro Barbero e Pietrangelo Buttafuoco. Non ci sarà neppure Antonio Scurati, al centro dell’episodio della censura Rai per il suo monologo sul 25 aprile, il quale, a sentire ancora Mazza, «ha preferito non esserci». Ma in serata l’autore, premio Strega per M., precisa: «Io ho rifiutato l’invito del commissario governativo mesi orsono perché non intendo far parte di questa delegazione. Ma ci sarò, invitato dagli editori tedeschi».

Quanto a Saviano, alle 17 ha già ricevuto telefonate di solidarietà mentre alcuni scrittori, da Paolo Giordano al poeta Franco Buffoni, hanno fatto sapere che declineranno l’invito della delegazione: «Li ringrazio molto», dice. E commenta la sua esclusione: «Se la ragione è di dare spazio a volti nuovi, mi pare che in quell’elenco ci siano persone che stanno spesso in tv». Per l’autore di Gomorra, sotto scorta per le minacce dei clan, quella del governo è una scelta precisa: «Credono nella possibilità di intimidire. Il messaggio è che a chi non è nei ranghi va precluso ogni spazio». E al Pd, che attraverso i capigruppo della commissione Cultura si chiede se sia stato il governo a mettere il veto sulla sua presenza oppure se sia stata un’iniziativa di Mazza, risponde: «Certe figure sono state scelte per dirigere il traffico, col compito di far passare o bloccare gli amici e i nemici di chi li ha messi lì». Perché «Meloni vuole il dissenso, ma vuole che la si attacchi in un certo modo, quel modo che stringe il suo elettorato di più a lei. Non vuole che si parli troppo di quello che stanno facendo davvero: l’operazione di Parco Verde a Caivano, a esempio, è puro maquillage. Non è cambiato niente, a parte un campetto e qualche posto di blocco in più. Basta parlare con chi ci vive».

Il clima nel Paese, a sentire Saviano, è quello della querela notificata a Massimo Giannini in piena notte: «A me è successo tutte le volte: atti che in genere hanno tempi biblici, per alcuni diventano urgentissimi». Alcuni, «perché il governo ha capito che si può creare un clima di paura rendendo la vita impossibile a pochi». A quegli intellettuali «costretti a stare nel campo di battaglia, a diventare simbolo politico» abdicando, in parte, al loro ruolo di artisti. Mentre gli editori «sempre più spaventati, pensano “evitiamo di parlare di certi temi”». Ecco come si crea la censura. Ma qualcosa si muove: «Chi doveva accorgersi di quello che sta accadendo sta prendendo coscienza, anche se resta sempre una minoranza. Ma io non giudico, accolgo. Capisco chi pensa che il ruolo dell’intellettuale si stia riducendo all’attivismo. Si è frainteso il concetto di fama: non è potere, non oggi almeno, non in un Paese che scivola sempre di più verso la democrazia illiberale».

«Io sto con Saviano», ha detto ieri in serata l’ex premier dem Enrico Letta.