(di Milena Gabanelli e Andrea Priante – corriere.it) – Procura di Venezia, 19 settembre 2023. Davanti alle domande della delegata italiana della Procura Europea, Donata Costa, un commerciante pakistano di Padova scuote la testa: «Non ho mai ceduto la mia società. Non sono mai andato da una commercialista a Frosinone. La richiesta di finanziamenti alla Simest? Mai compilata, mai vista…». E più i finanzieri gli mettono sotto al naso documenti e fatture più lui annichilisce. Una banda di truffatori lo aveva manipolato togliendogli tutto. «Oggi sono pieno di debiti. Lavoro come facchino, abito da un connazionale perché sono stato sfrattato, mia moglie è tornata in Pakistan…». La banda non ha fregato solo lui, ma anche tutti noi perché in fondo alla storia ci sono i soldi del Pnrr. Andiamo con ordine.
Il 9 aprile di quest’anno, a Strasburgo, il capo della procura europea Laura Kovesi spiega alla Commissione per il controllo dei bilanci dell’Europarlamento che nel 2023 i suoi delegati hanno avviato 258 indagini per frodi al Recovery Fund, al quale ogni Paese accede attraverso il Pnrr, con un danno stimato di quasi 2 miliardi di euro. E che circa 200 sono state aperte nel nostro Paese. «Non perché ci sia un problema in Italia – precisa però Kovesi – ma perché in Italia le indagini le fanno». L’ultima è proprio quella dell’ufficio di Venezia che, lo scorso aprile, ha portato all’arresto di 22 persone e sequestri preventivi per 600 milioni di euro. A capo dell’ associazione criminale c’è l’ex campione di sci Alex Mair e una rete di complici (tra i quali l’ex patron del Trapani, Maurizio De Simone) e prestanome che nell’arco di pochi mesi hanno messo in piedi una serie di truffe per intascare i fondi del Pnrr. E lo schema è sempre lo stesso.
Come si costruisce la frode
Il negozio di alimentari e macelleria di Kalim a Padova – capitale sociale 900 euro – entra in crisi durante la pandemia. Nel giugno 2021 conosce un faccendiere (Franco Borghi che, in realtà, è il «cacciatore di teste» della banda) che promette di fargli avere 80 mila euro di finanziamento dalle banche per fronteggiare i debiti. Per consentire a Borghi di seguire la pratica, Kalim segue le sue istruzioni: aprire un conto intestato al negozio e consegnargli le credenziali, incluse quelle per usare la firma elettronica. E gli dà pure 700 euro per la mediazione. Subito dopo Borghi smette di rispondergli al telefono e da lì in poi la banda agisce per conto proprio: in quattro mesi gli toglie ogni cosa, senza che Kalim se ne renda conto. Il 7 dicembre 2021 vengono approvati i bilanci (gonfiati) dell’azienda: nel 2019 ricavi per 4,2 milioni, nel 2020 per 7,6 milioni. Il 17 gennaio 2022 la sede legale viene trasferita a Roma e cambia settore: non è più un alimentari ma una ditta di costruzioni che poi si chiamerà Avion Energy srl. L’1 aprile 2022 la firma falsa di Kalim compare nell’atto in cui cede tutte le quote a un prestanome della banda: un cuoco con problemi di alcolismo seguito dai servizi sociali. Ma tutto questo serve solo a preparare il terreno alla truffa vera e propria.
Un gioco da ragazzi
L’1 febbraio 2022 la società presenta un progetto di sviluppo alla Simest: 300 mila euro per creare una piattaforma informatica per la promozione e vendita di servizi edili online. Il 2 settembre 2022 la Simest accredita 150 mila euro sul conto della società che, il giorno stesso, li gira su un conto in Slovacchia. Lo stesso meccanismo viene messo in atto con 24 aziende intestate a sbandati, carcerati e tossicodipendenti. Le società chiedono finanziamenti per 4,6 milioni di euro e, al momento in cui la Finanza ferma tutto, Simest ha già versato la prima trance a 14 di queste società: per un totale di 1,725 milioni di euro.
Cos’è Simest
Simest è una controllata di Cassa Depositi e Prestiti che dal 1991 ha il compito di sostenere la crescita all’estero delle imprese italiane attraverso la concessione di finanziamenti pubblici per l’internalizzazione, il supporto del credito alle esportazioni e la partecipazione al capitale di imprese. Negli anni ha distribuito 20 mila prestiti agevolati a 15 mila imprese per un totale di 3 miliardi di euro. Nel 2021 viene chiamata a gestire, in convenzione col ministero degli Esteri, un fondo da 1,2 miliardi di euro del Pnrr destinato ad aiutare le piccole e medie imprese nella transizione digitale ed ecologica, a partecipare a fiere e mostre e a sviluppare l’e-commerce con l’estero. Gli imprenditori dovevano presentare, entro maggio 2022 , il loro progetto di sviluppo e accedere così al finanziamento a tasso agevolato (lo 0,051%) senza necessità di presentare garanzie, più una quota del 25% a fondo perduto che sale al 40% per le aziende del Sud. Importo massimo: un milione di euro e comunque non superiore al 25% dei ricavi medi che risultano dagli ultimi due bilanci approvati. È per questo motivo che, prima di chiedere il finanziamento, la banda gonfia a dismisura i conti delle loro finte aziende.
Come funzionano i controlli
Ma per ottenere i soldi del Pnrr basta costruire una trafila di documenti falsi? I controlli sulla regolarità delle richieste spettano a Simest che ha anche l’obbligo di segnalare le operazioni sospette. Ma quali strumenti ha? Simest le verifiche può farle solo attraverso i dati della camera di commercio, dove sono depositati i bilanci falsi, ma anche – basta chiederli – i bilanci degli anni precedenti. Se l’avesse fatto avrebbe intuito che una società con un capitale sociale di 900 euro non può improvvisamente passare dall’orlo del fallimento a ricavi milionari. C’erano altre anomalie che avrebbero dovuto insospettire: i bilanci del 2019 e 2020 approvati lo stesso giorno e gli improvvisi cambi di settore produttivo. Inoltre, Simest è tenuta a individuare i titolari effettivi delle società a cui eroga denaro pubblico. Per fare questa verifica avrebbe dovuto convocarli. Se lo avesse fatto avrebbe scoperto che si trovavano in carcere o in una comunità di recupero.
Di chi è la colpa?
Infine, le regole del fondo prevedono che se «l’impresa richiedente non aveva i requisiti di ammissibilità richiesti per l’intervento» essa dovrà «restituire il finanziamento erogato» con gli interessi. Ma i prestanome nullatenenti servono proprio a non dover restituire alcunché. Motivo per cui i controlli andrebbero fatti prima di pagare e non dopo, quando i soldi sono spariti. Infatti, mentre l’inchiesta penale va avanti, il fascicolo è stato trasmesso alla Corte dei Conti che, se c’è stata negligenza, dovrà punire i dirigenti pubblici per mancata vigilanza. La truffa scoperta a Venezia ha sottratto lo 0,2% del fondo alimentato dal Pnrr, ma potrebbero essere molti di più perché i magistrati europei in Italia stanno indagando su un altro centinaio di casi legati ai contributi distribuiti da Simest.
Il bonus facciate
Nello stesso periodo la Avion Energy ha accumulato nel suo cassetto fiscale 27 milioni di euro di agevolazioni sul bonus facciate per lavori mai svolti. Ha provato a venderli, ma l’unica operazione che è riuscita a monetizzare è con Poste Italiane che, a ottobre 2021, ha accreditato 470mila euro sul conto della società. Anche in questo caso i soldi sono stati immediatamente trasferiti simulando il pagamento di fatture. Dall’inchiesta della procura europea emerge che quasi tutte le società usate per truffare la Simest, tra il 2020 e il primo quadrimestre 2023, hanno generato crediti d’imposta per 600 milioni di euro in larga parte maturati proprio con il bonus facciate a fronte di lavori edili mai eseguiti. La Guardia di Finanza ha sequestrato tutto. Ma intanto, tra il 2021 e il 2022 sette società sono comunque riuscite a cedere a Poste Italiane crediti per 17,7 milioni che nessuno recupererà più.
dataroom@corriere.it
Che figata ragazzi! Certo è che per fare una truffa del genere devi conoscere molto bene i regolamenti e le leggi che governano i meccanismi dell’erogazione del credito, i meccanismi di controllo e le “best practices” come si usa dire. Tutte cose che scopri facilmente navigando in internet?
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beh , certo che cassa depositi e prestiti devono vivere in un mondo parallelo! Tanto loro non pagheranno mai l errore valutativo
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