GUERRA A EST – Mentre i russi avanzano. Pure il ministro Kuleba ora ammette: “Non si può mettere fine al conflitto senza le due parti”

(DI SALVATORE CANNAVÒ – ilfattoquotidiano.it) – L’offensiva russa prosegue, l’Ucraina continua a rimanere sguarnita, per carenza soprattutto di uomini, e la questione della trattativa emerge di nuovo anche se potrebbe essere usata solo per premere sull’Europa. A farla balenare, mentre Mosca risponde con sufficienza, sono gli uomini di Volodymyr Zelensky, in particolare il capo dell’intelligence, Vadym Skibitsky, che all’Economist dichiara “di non vedere la possibilità che l’Ucraina vinca la guerra da sola sul campo di battaglia”. “Anche se riuscisse a respingere le forze russe verso i confini, una prospettiva sempre più distante – scrive il settimanale britannico – non porrebbe fine alla guerra. Tali guerre possono finire solo con i trattati”. Inoltre i potenziali colloqui, per essere “significativi” potranno iniziare al più presto “solo nella seconda metà del 2025” confidando nel fatto che anche la Russia potrebbe aver raggiunto, nel frattempo, il picco della produzione militare. Un’offerta di trattativa o un modo per premere su Ue e Usa affinché si diano da fare maggiormente nel sostegno a Kiev?
Il sospetto emerge quando il generale dice che “se i vicini dell’Ucraina non trovano un modo per aumentare ulteriormente la produzione militare, alla fine anche loro si ritroveranno nel mirino della Russia”. In tal senso minimizza anche il ruolo potenziale della Nato, ad esempio nei Paesi baltici, dove se volessero i russi potrebbero prendere i Paesi “in sette giorni mentre il tempo di reazione della Nato è di dieci giorni”. “L’esito della guerra […] non dipende solo da noi” è quindi la conclusione del suo discorso.
Anche il ministro degli Esteri ucraino Dymitro Kuleba, parlando con la rivista Foreign policy a proposito della “conferenza di pace” che si terrà in Svizzera il 15 e 16 giugno, ammette che “non si può mettere fine a una guerra senza entrambe le parti”. Ma con la Russia si parlerà dopo il vertice come conferma Serhii Nykyforov, portavoce di Zelenskyy, secondo cui i partecipanti al vertice svizzero elaboreranno una posizione negoziale congiunta dell’Ucraina, che sarà sottoposta alla Russia: “Questo sarà il primo passo verso una pace giusta” ha dichiarato secondo quanto riporta Ukrainska Pravda.
Al tavolo con Mosca si andrà quindi solo condividendo la strategia con gli alleati, Usa in primo luogo. La Russia, capendo la tattica, ha risposto con la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, di essere “pronta a esaminare proposte serie sulla risoluzione della questione ucraina, ma non tollererà minacce o ricatti”. Schermaglie, quindi, senza al momento una prospettiva certa. Solo che è lo stesso Skibitsky a prevedere che la Russia proseguirà con il suo piano per “liberare” tutte le regioni orientali di Donetsk e Lugansk mentre Vladimir Putin potrebbe volere uno “scalpo” da esibire il 9 maggio, giorno della vittoria contro il nazismo. “Il nostro problema è molto semplice – dice il generale all’Economist – non abbiamo armi”. Il capo dell’intelligence suggerisce che la Russia si sta preparando per un assalto attorno alle regioni di Kharkiv e Sumy nel Nord-Est. I tempi dipenderanno dalla robustezza delle difese ucraine nel Donbass. Ma ritiene che la spinta principale della Russia inizierà “alla fine di maggio o all’inizio di giugno”.
Anche qui si scorge l’invito a Nato e Unione europea a rifornire l’Ucraina di maggiori aiuti. Mentre invece nel fronte europeo si continua con dichiarazioni utili a saggiare il terreno. Emmanuel Macron, che ha annunciato il 2 maggio la necessità di inviare truppe occidentali a sostegno di Kiev, ieri ha ritirato la proposta, aggiungendo però che dipende se i russi sfonderanno e se gli ucraini lo chiederanno. David Cameron, ministro degli Esteri di un governo, quello di Londra, che ieri ha subito una dura sconfitta alle elezioni comunali, ha promesso 3 miliardi di sterline ogni anno “fino a quando servirà” invitando gli ucraini a usare le armi anche sul territorio russo. Il ministro italiano, Antonio Tajani, fortunatamente ha inviato segnali più cauti: “Noi non siamo in guerra con la Russia, nessun soldato italiano andrà a combattere in Ucraina. Un conto è difendere il diritto all’indipendenza dell’Ucraina e il diritto internazionale, un altro è fare la guerra alla Russia”.
“Noi non siamo in guerra con la Russia, nessun soldato italiano andrà a combattere in Ucraina. Un conto è difendere il diritto all’indipendenza dell’Ucraina e il diritto internazionale, un altro è fare la guerra alla Russia”.
Caghetta, eh?
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Solo un cretino o un masochista puo’ dichiarare guerra a un paese con un popolo compatto e con 6.000 testate nucleari PUNTO
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Mi è stato detto da qualcuno che ha famiglia li che le truppe francesi sono già da un po’ in Moldavia ad addestrare i soldati moldavi……. sarà vero ?
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Tajani dice che non siamo in guerra con la Russia. Sì per adesso,poi dopo le elezioni si vedrà.
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Veramente, nonostante le dichiarazioni di Tajani, l’Italia ha già dichiarato guerra “de facto” alla Russia. Soprattutto dopo che la Nato ha bocciato il piano di pace nel 2022 spingendo l’Ucraina a fare la guerra per procura. Con l’assenso dei melones che sono sempre stati guerrafondai!
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Aggiungo. L’errore è stato fatto dalla sinistra e in particolare dal Pd che ha “sposato” la linea atlantista come i melones al punto che tra Elly e l’Urlatrice seriale, sul conflitto Russo-Ucraino non ci sono differenze… e quindi gli elettori sono un po’ sconcertati.
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Io al solo pensiero di questi al comando dei nostri soldati al fronte ho un attacco di panico!
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