“Non autorizzai la vendita. Io vittima di denigrazioni politiche”. L’ex presidente della Camera: “Me ne vado più sereno di quello che qualcuno può pensare”. I giudici hanno stabilito una pena di cinque anni anche per il suocero Sergio e 6 per il cognato Giancarlo Tulliani

(di Andrea Ossino e Giuseppe Scarpa – repubblica.it) – Due anni e otto mesi di reclusione per l’ex presidente della Camera Gianfranco Fini. Cinque per la compagna Elisabetta Tulliani. Cinque per il suocero Sergio e 6 per il cognato Giancarlo Tulliani. Tutta la famiglia dell’ex leader di Alleanza Nazionale è stata condannata nel processo per riciclaggio sulla vicenda della vendita della casa di Montecarlo. Per i giudici la responsabilità di Fini è legata all’autorizzazione alla vendita.
All’udienza del 18 marzo scorso i pm capitolini avevano chiesto una condanna a 8 anni per l’ex presidente della Camera, 9 anni per la compagna, 10 anni per il fratello Giancarlo Tulliani e 5 anni per il padre Sergio Tulliani.
“Me ne vado più sereno di quello che qualcuno può pensare. Certo sette anni per arrivare a una conclusione come questa…è giusto avere fiducia nella giustizia ma se la giustizia fosse più sollecita..dopo tanto parlare, dopo tante polemiche, tante accuse, posso anche dirlo: denigrazione da un punto di vista politico. Responsabile di cosa? Di avere autorizzato una vendita? È in cosa consiste il reato che non ho ben chiaro? L’unico punto su cui
il collegio ha ritenuto di non assolvermi completamente è quell’autorizzazione alla vendita dell’appartamento che è del tutto evidente non è stata da me autorizzata. Ricordo a me stesso che per una vicenda identica c’è stata un’archiviazione”, ha commentato Gianfranco Fini. “Non sono deluso, non sono stato responsabile del riciclaggio, non c’è stato nulla dei tanti capi di imputazione contestati”, ha aggiunto.
“Riciclaggio”, è l’accusa contestata dai magistrati romani. Un reato che si snoda intorno alla vendita dell’appartamento di boulevard Princesse Charlotte 14, a Montecarlo. Una casa che la contessa Colleoni nel 1999 ha lasciato in eredità ad An e che dopo qualche anno è finito nelle mani di Giancarlo Tulliani, il cognato di Fini. Un’operazione effettuata attraverso società off-shore. L’affare risale al 2008. Prezzo di acquisto: 300 mila euro. Venduto nel 2015 a un milione e 360 mila dollari.
La procura di Roma indagava sulla faccenda già dal 2010, ma l’accusa di truffa è stata presto archiviata. Poi nel 2017 il fascicolo è stato riaperto. I pm Michele Prestipino e Barbara Sargenti hanno trovato altri elementi. Hanno alzato il sipario dietro al quale si celava una maxi evasione fiscale e una partita in cui la posta in palio riguardava la concessione per l’apertura delle sale slot in Italia. Una rivoluzione per il gioco d’azzardo legale italiano, in cui si innescano bonifici e compravendite. Al centro del sistema c’era Francesco Corallo, plurinquisito re delle slot. Avrebbe provato a influenzare diversi politici. Anche Fini, attraverso Tulliani, secondo la procura che parla di “ingenti somme di denaro dal conto corrente riconducibile a Francesco Corallo con cui Fini aveva stretto intesa”.
Tra le fonti di prova anche un bonifico “sospetto” da 2,4 milioni. Partiva dai conti di Francesco Corallo. E arrivava in quelli di Sergio Tulliani, suocero di Gianfranco Fini, un impiegato dell’Enel in pensione. La causale è piuttosto eloquente: “Liquidazione per il decreto 78 del 2009”.
Quei soldi non venivano “regalati” da Corallo senza alcun interesse, ma per sottrarli al fisco italiano che desiderava riscuotere 85 milioni di euro dovuti dall’imprenditore siciliano che deteneva la maggior parte di “macchinette mangiasoldi” sparse in Italia. Secondo gli investigatori l’associazione a delinquere capeggiata da Corallo avrebbe trasferito, tra il 2008 e il 2014, “circa 150 milioni dai conti correnti della stabile organizzazione in Italia (Atlantis-B Plus Giocolegale) verso conti correnti inglesi di altre società del gruppo Corallo, e, successivamente, verso conti correnti di società offshore accesi a Saint Maarten, Curaçao e Santa Lucia”, sempre riconducibili all’imprenditore catanese, che poi li avrebbe reinvestiti acquistando immobili e casinò nelle Antille olandesi. Molte delle accuse però si sono schiantate contro il trascorrere del tempo. È intervenuta la prescrizione. Il riciclaggio no, non è andato prescritto. Così oggi è arrivata la sentenza.
Fini sei stato un’idiota. Per due motivi. Primo hai confidato in una Giustizia che è una cloaca quasi quanto la Politica. Perché è una Giustizia che funziona malissimo ( 17 anni per venire a capo di una vicenda ridicola, e non entro neppure nel merito perché non ne vale la pena) e si muove o “smuove” in funzione di cordate di interessi, politici e non. Quando sei il perdente, il reietto, e nessuno denuncia a tuo favore, né in politica né sulla stampa, l’assurdità della tua vicenda processuale, sei il bersaglio facile di piccole e infami vendette. Ti condannano per aver autorizzato una vendita di un immobile, parte ridicola del Patrimonio di AN, intoccato fino a quando ne eri il leader, ad un prezzo modesto, ben diverso dal valore di mercato. Ma di questa vendita nessuno opinò nulla, né tesoriere né colonnelli, fino a che nella fase di rottura di rapporto col Caimano, i segugi berlusconiani accesero la luce sulla questione avvenuta anni prima. E sarebbe chiaro a tutti, se fossero onesti intellettualmente, che la leggerezza ( sotto pressione di familiari speculativi) è una cosa, il crimine furbo e consapevole è altro. Ma soprattutto, caro Fini, sei un’idiota per aver allevato una classe politica e d’informazione così cialtrona che non appena sei finito nel guano non solo ti ha abbandonato ma come un Maramaldo qualsiasi ha infierire su di te. Sono gli stessi che difendevano come un sol uomo il Caimano da qualunque accusa, così come proteggono le Santanchè di turno, come i Pozzolo e altra mondezza simile. Mi spiace dirtelo “non ti ha voluto bene nessuno”, ti hanno usato per la tua brillantezza comunicativa che dava punti elettorali. Poi ti hanno buttato via, come un ferro vecchio. Pensa a Bocchino che faceva il tuo cantore, o ad Adolfo Urso, che faceva altrettanto. Oggi non sanno neppure chi tu sia. Perché tu sei un’idiota. Questa accozzaglia di politici, con i Mazza e o Veneziani etc. in versione giornalisti, sono la mer.. più puzzolente esistente.
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Stai dicendo che Fini si è fatto circuire a sua insaputa dai Tulliani malvagi? Perché non ha divorziato? Possibile non sapesse che genere di parenti avesse in casa?
Su tutte le altre considerazioni concordo…ma sul fatto che non sapesse che stava truffando il suo partito no!
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Assolutamente Sì. La mia risposta con pezze di appoggio è sparita e mi scoccio di riscriverla.
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pableronew
Io ogni volta che posto qualcosa la prima non me la pubblica, se la riposto mi dice che l’ho già scritta e amen. Per ovviare devo prima postare qualcosa tipo una lettera qualsiasi (vedi appresso) che puntualmente non mi viene pubblicata e poi scrivo quello che mi interessa.
Questa volta me lo ha pubblicato (la lettera) forse perchè qualche ora fa avevo gia postato qualcos’altro.
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Anch’io Pableronew,
anche se da un versante politico esattamente opposto, ho interpretato come l’hai descritta tu la vicenda di Fini.
Un solo appunto: anche se era relativamente giovane, Fini era a capo di un partito quindi con una “anzianità sufficiente per sapere quanto possa essere terribile la politica.
Quando si sale di livello in politica la cosa più semplice da fare è quella galleggiare per godere dei piccoli o grandi privilegi annessi al ruolo che ti viene concesso non dagli avversari, ma da coloro che stanno nella TUA parte politica. In un equilibrio che prevede ipocrisia e silenzi reciproci sulle magagne di ogni attore della commedia.
Fini ha incrinato quell’equilibrio criticando, giustamente, il pezzo grosso della sua compagine, mettendo però così in discussione gli status guadagnati fin lì dai suoi stretti collaboratori e, quest’ultimi, non gliel’hanno perdonata.
Perché in politica sono sempre i tuoi a farti fuori, non gli avversari.
E Fini doveva sapere, anche se era “giovane”, che bisogna assolutamente evitare di concedere i minimi appigli agli “amici” sempre pronti a trasformarsi in esecutori .
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Non sono un avvocato ma non credo finiranno in galera…
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f
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nel 2025 andrà in prescrizione
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Occhio Ca’!
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QED… Ti esponi un po’ troppo Ca’: non fare il loro gioco!
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“Non bisogna mai far società con i più forti e furbi, perché il debole o l’ingenuo ne uscirà sempre con le ossa rotte.” Fedro
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