Europee, i leader italiani candidati sono un’eccezione: negli altri Paesi Ue non corre nessuno. Tra i capi dell’opposizione c’è il francese Bardella (ma è eurodeputato uscente). In Olanda c’è Wilders per il partito nazionalista, ma è una candidatura di bandiera

(Francesca Basso – corriere.it) – BRUXELLES – La decisione della premier Meloni, del ministro degli Esteri Tajani e della segretaria del Partito democratico Schlein di candidarsi alle elezioni europee come capolista rispettivamente per Fratelli d’Italia, Forza Italia e Pd sapendo già che non andranno a Bruxelles se saranno eletti rappresenta un caso tutto italiano.

Il sistema elettorale è proporzionale nei 27 Stati dell’Unione con soglie di sbarramento differenti fra il 2% e il 5%. Inoltre a seconda dei Paesi ci sono le liste bloccate oppure c’è il voto di preferenza con modalità diverse. Fatta questa premessa, le scelte dei leader italiani restano un caso particolare. A memoria tra i portavoce dei diversi gruppi politici al Parlamento europeo non c’è nessuno che ricordi — si tratti di socialisti, liberali, popolari, verdi, sinistra, conservatori dell’Ecr o estrema destra di Identità e democrazia — di casi simili.

Magari non sono state depositate ovunque tutte le liste, mettono le mani avanti alcuni, ma poi aggiungono che comunque non risultano episodi di candidati capolista di bandiera per le elezioni europee con incarichi di governo o di partito non intenzionati a dividersi tra Bruxelles e Strasburgo, le due sedi del Parlamento europeo, se eletti. E il portavoce dell’istituzione conferma. Così come un’ulteriore ricognizione tra i principali Paesi Ue.

In Francia Jordan Bardella, presidente del Front National dal 2022, è il capolista del partito di Marine Le Pen per le Europee. Ma lo era già stato nel 2019 e una volta eletto si era trasferito a Bruxelles. Bardella tenta dunque la riconferma e non avrà problemi stando ai sondaggi. In Olanda Geert Wilders, leader di estrema destra fondatore del Partito per la Libertà (Pvv), che ha trionfato alle ultime elezioni politiche in novembre, ma senza riuscire a formare un governo, sarà in corsa però in fondo alla lista come candidato di bandiera.

Anche nel 2014 optò per questa mossa pur essendo già parlamentare nazionale: risultò eletto perché ottenne più voti di preferenza rispetto agli altri candidati del Pvv, ma alla fine rinuncio perché non riuscì a creare un gruppo di estrema destra con Marine Le Pen, non senza poche polemiche (Wilders contestò la norma Ue contro l’incompatibilità del doppio seggio europeo e nazionale, come ricorda Politico, davanti alla Corte di giustizia Ue, che respinse la contestazione). Anche nel 2019 Wilders si ricandidò ultimo in lista ottenendo il massimo di preferenze. Ma restò in Olanda. In Germania c’è il listino bloccato, la scelta di chi inviare a Bruxelles viene presa per tempo e non risultano leader candidati. Anche in Spagna non si registrano casi simili a quelli italiani, né in Portogallo o Grecia. Così come non accade in Svezia, Danimarca e Finlandia.