LA RELAZIONE – Il ministero della Giustizia dà conto del negoziato a Bruxelles. Le richieste del nostro Paese: via i vincoli su prescrizione, abuso d’ufficio e ineleggibilità

(DI GIACOMO SALVINI – ilfattoquotidiano.it) – Il governo Meloni sta chiedendo all’Unione europea di allentare la direttiva sulla lotta alla corruzione approvata un anno fa dalla Commissione. Questa imporrebbe all’Italia norme stringenti sull’incandidabilità per gli imputati per corruzione, sulle pene accessorie per i condannati, sui tempi più lunghi per la prescrizione e sulla difesa del reato di abuso d’ufficio. Di fatto smantellando l’impianto della legge Spazzacorrotti di Alfonso Bonafede.
Il Parlamento italiano – con due pareri delle commissioni Politiche europee di Camera e Senato – a luglio e a novembre ha già dato parere contrario alla proposta definendola “sproporzionata” ma se il Consiglio dell’Unione europea (composto dai ministri della Giustizia) e il Parlamento europeo non modificheranno il testo, l’Italia dovrà adeguarsi o rischia la procedura di infrazione. Questo avviene proprio mentre la maggioranza sta per votare il disegno di legge Nordio che abolisce il reato di abuso d’ufficio. Così l’esecutivo si sta muovendo diplomaticamente nel Consiglio dell’Ue per negoziando di allentare la direttiva. A certificarlo è una relazione – che Il Fatto pubblica in anteprima – trasmessa il 9 aprile dal governo alla commissione politiche Ue del Senato e presentata giovedì dal relatore di Fratelli d’Italia Marco Scurria. Nel documento firmato dal ministero della Giustizia, l’esecutivo spiega come sta andando avanti il negoziato europeo.
In primis durante le trattative il governo ha sostenuto “l’inadeguatezza dei termini di prescrizione in quanto svincolata dalle pene edittali e sproporzionata nei termini proposti dalla Commissione europea”. Per la direttiva Ue, infatti, i tempi di prescrizione dovrebbero essere almeno di 15 anni per i reati di corruzione, 10 per l’abuso d’ufficio e 8 per il favoreggiamento. Norme in contrasto con il ddl sulla prescrizione approvato dalla maggioranza alla Camera per tornare alla vecchia legge Orlando. Su questo il governo italiano ritiene di aver trovato sponde in Europa: “Questa opinione ha trovato larga condivisione, tanto che sia nella bozza proposta dalla Presidenza spagnola, sia in quella predisposta dalla attuale Presidenza belga, i termini sono stati sensibilmente ridimensionati”. Stessa posizione sulle pene accessorie (sanzioni, destituzione o interdizione dai pubblici uffici) e le cause di ineleggibilità. Su questo, si legge nella relazione, il governo italiano ha insistito sulla “mancanza di proporzionalità” e “di valore aggiunto europeo” nella scelta di imporre agli Stati “l’incriminazione di alcune condotte” che non sarebbero “riconducibili a contesti corruttivi”. Il governo italiano si dice fiducioso sul fatto che la presidenza di turno belga possa rendere facoltative le norme.
Ma è sull’abuso d’ufficio che l’Italia sta dando battaglia. Nella relazione, Via Arenula spiega che la posizione è “diretta a ottenere, ove non l’eliminazione, almeno la trasformazione della norma in una may provision (disposizione facoltativa, ndr) o, in subordine, la possibilità di prevedere sanzioni amministrative anziché penali”. Il governo vuole eliminare l’obbligo di mantenere il reato. L’argomentazione è che ci siano altri modi per punire la condotta: “Una molteplicità di norme di prevenzione” e “la varietà dei rimedi penali, amministrativi e contabili”.
Ma il governo italiano, pur esprimendo “soddisfazione per il significativo lavoro svolto dall’Italia”, ammette la difficoltà di convincere un blocco di Stati europei –25 su 27 hanno questo reato – per modificare la norma. Se la Presidenza di turno spagnola del 2023 “non ha mai considerato l’ipotesi di proporre l’eliminazione della fattispecie”, la Presidenza belga ha invece “suggerito di trasformare il primo paragrafo dell’articolo 11 in una previsione facoltativa”. Su questo però c’è stato appoggio “da parte delle delegazioni, sebbene si sia registrato anche qualche dissenso”. Il dissenso, spiegano fonti di governo, arriverebbe dai Paesi del Nord, che non vogliono sconti. Forse non è un caso che l’abolizione del reato vada a rilento alla Camera.
L’italia non poteva ricevere un danno peggiore.
Questo articolo da l’idea di quanto ormai la situazione politica italiana sia gravemente compromessa
Rivolgersi alle istituzioni europee chiedendo loro di rendere meno stringenti i vincoli contro la lotta alla corruzione, non solo ci espone alla riprovazione degli altri partenrs europei, ma rende chiaro anche a coloro che volessero investire da noi, quanto la certezza del diritto sia diventata labile.
Infatti l’Italia non brilla certo per essere attrattiva degli investimenti esteri, e nemmeno di quelli nostrani.
Non resta che rivlgersi ai ristoratori e ai vari Santanchè.
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Che vergogna!🤦🏻♀️
È come girare con una bandiera con su scritto “Siamo un Paese di m3rda!”.
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