C’è un esercito fatto di pezzi di classe dirigente italiana che arrivato a contatto con l’ex premier ha finito per subire gli stessi effetti di Superman con l’odiata kryptonite: da Salvini alla stessa Schlein (passando per Di Maio)
![GIUSEPPE CONTE M5S - ACQUA E SOLE UN CONNUBIO PERFETTO - fotografo: MINELLI IMAGOEOCNOMICA](https://dimages2.corriereobjects.it/files/main_image/files/fp/uploads/2024/04/10/6616e4264fcba.r_d.2405-1601-2033.jpeg)
(diTommaso Labate – corriere.it) – «Conte non risponde al telefono, qualcuno di voi riesce a parlargli?». Dentro il Pd la raccontano così la scena madre della rottura tra Elly Schlein e Giuseppe Conte. Giovedì scorso, 4 aprile: arrivano dalla Puglia le prime notizie sull’indagine che vede coinvolta l’assessora della giunta Emiliano, Anita Maurodinoia; la segretaria tenta di contattare l’ex presidente del Consiglio, che però non risponde. Lui sta a Bari, lei a Roma. Temendo quello che sarebbe successo di lì a poco, quando con un colpo di teatro il leader del M5S avrebbe cancellato le primarie del centrosinistra previste per il fine settimana, la segretaria cerca la sponda di quelli del suo partito che di Conte erano stati, prima ancora che compagni di maggioranza o in qualche caso ministri, addirittura amici.
Nulla da fare: telefonate respinte al mittente o rimaste senza risposta. Da quel momento in poi, tra i fedelissimi di Schlein s’è fatta strada la lettura secondo cui il vero obiettivo della campagna contiana siano la sua leadership e lei stessa, che spostando il Pd troppo a sinistra è andata a occupare il perimetro su cui l’ex premier aveva installato il nuovo Movimento a guida tutta sua, figlio di quell’operazione politica a vasta scala in cui l’ex Avvocato del popolo — un po’ come il mitologico Crono coi figli — ha finito per divorare uno dopo l’altro tutti gli alleati.
Già perché c’è un esercito (che più eterogeneo non si potrebbe) fatto di pezzi di classe dirigente italiana — da Alessandro Di Battista a Mario Draghi, da Beppe Grillo a Enrico Letta, da Luigi di Maio a Matteo Salvini, da Virginia Raggi fino appunto a Elly Schlein, ma l’elenco potrebbe estendersi a Davide Casaleggio e oltre — che arrivato a contatto con Conte ha finito per subire gli stessi effetti di Superman con l’odiata kryptonite. Tolti Gianroberto Casaleggio, scomparso troppo presto, e Matteo Renzi, che pur avendone agevolato il ritorno a Palazzo Chigi non s’è mai fidato di lui, non c’è big del gotha del campo allargatissimo dell’ultimo decennio con cui l’Avvocato del popolo non abbia finito per rompere.
C’è un momento esatto che fissa la separazione netta tra il «Dottor Giuseppe» e «Mister Conte», quello in cui l’uomo dall’indole tranquilla che rappresentava il minimo comune multiplo tra M5S e Lega diventa un leader fatto e finito, con la spregiudicatezza propria di certi leader. È il 6 giugno 2018, il giorno della fiducia alla Camera del Conte 1, con i teleobiettivi che fissano il panico che si appropria del corpo del presidente del Consiglio incaricato mentre cerca disperatamente i fogli del discorso, che non trova. «Inizia a parlare, te li cerco io!», gli sussurra Di Maio. Sembra l’inizio di un film in cui il placido «Dottor Giuseppe» è destinato a essere cannibalizzato dalla politica; al contrario, è il momento in cui arriva «Mister Conte».
Alessandro Di Battista è finito fuori dal Movimento, Casaleggio anche, Luigi di Maio pure e Beppe Grillo, ormai, è come se non esistesse. Il comico punzecchia Conte in tutti i modi («il suo avatar è più espressivo», «quando parlava non si capiva nulla», «specialista in penultimatum») ma se nel M5S c’era spazio per uno solo dei due, ecco, lo spazio è diventato di Conte.
La parte del Pd che un tempo lo celebrava come «il punto fortissimo di riferimento di tutte le forze progressiste» (la frase fu pronunciata da Nicola Zingaretti ma condivisa da molti) ha finito, forse, per pentirsene. Allergico a qualsiasi tipo di tandem che non lo preveda nel posto davanti e col manubrio in mano — versione contemporanea del «capotavola è dove mi siedo io» reso celebre da Massimo D’Alema, con cui c’è stima reciproca — il leader M5S ha onorato la promessa fatta a sé stesso di sbarazzarsi anzitempo del governo Draghi lasciando che fosse Draghi a far calare il sipario. Nel suo studio di Montecitorio, quando il governo dell’ex presidente della Bce è quasi caduto, dice a Franceschini e Speranza che «va bene, votiamo la fiducia ma un secondo dopo usciamo dal governo». E in un colpo solo fa strike, giù tutti i birilli: via il governo, via l’alleanza col Pd, fine del campo largo. Che oggi ritorna, coi tormenti di sempre e un finale già scritto. Forse.
Ho interrotto la lettura nel punto in cui l’articolista scrive che Renzi avrebbe agevolato il ritorno di Conte a Palazzo Chigi, credevo di averle viste tutte ma evidentemente mi sbagliavo.
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Io mi sono fatta violenza, ma ad un certo punto ho solo sfiorato le parole, per non essere completamente infradiciata da tutta la m3rda prodotta su questa servile cartaccia antigienica.
Certo che gli deve BRUCIARE molto l’abisso che si è mostrato al mondo…già la serie di menzogne riguardanti la telefonata a ES, durata 20 minuti, ma negata a gran voce, pur di rendere l’idea di un colpo basso, la dice lunga sul resto della vomitata.
Gente così non si accorge che più “produce” e più ci sguazza, più se ne ricopre.
Alla fine produttore e prodotto sono indistinguibili. Complimenti, ottimo lavoro.
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Hai proprio ragione; quella di Renzi le batte tutte.
Se uno può avere dubbi circa la veridicità dell’articolo, legge quel trafiletto e gli grida, facendolo passare da un orecchio all’altro: RITIRATIIIII!!!!!!!
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non poteva che essere discendente di un” abate “per una predica resoconto del genere!
ma una querela da parte di Conte mai?
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spazzatura
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labate, cambia spacciatore, questa ti fa male
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La droga fa male….ma a quelli hanno il corriere che fa la spola a costo zero zero zero.
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“che spostando il Pd troppo a sinistra”
In che senso???
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Labate è divertente. Non mi è antipatico. Ed anche in questo articolo strapieno di kazzate mi fa più ridere che arrabbiare. D’altronde Labate scrive per il Corriere, che deve fare?
Comunque ritengo che la “chicca” nell’articolo non sia tanto l’allusione a Renzi ( perché in fondo è vero che, caduto il Conte I per il delirio da pieni poteri di Salvini, il Conte II sorge anche per il sostegno, malefico, di Renzi) ma il fatto che ci sia un elenco di persone con cui Conte avrebbe “rotto”, lasciando intendere per sua volontà e capriccio. E la “chicca” suprema è citare Enrico Letta. Cioè Letta che esclude Conte da qualunque accordo elettorale perché criticando Draghi ( prima delle sue dimissioni) si è reso responsabile dell’attentato alla fantomatica Agenda Draghi, è veramente bellissimo. Da sbellicarsi. E sorvolo su Di Maio ( come se non fosse stato l’ex frontman 5stelle ad averlo tradito per l’infatuazione opportunista draghiana) o Di Battista ( che ha attribuito alla fiducia al Governo Draghi la sua rottura col Movimento, fiducia voluta da Grillo e da altri miserabili 5stelle, gli stessi che hanno sempre ostacolato Dibba, vedi Crimi o Fico, quindi non rottura con Conte col quale ha sempre avuto un buon rapporto).
Ma Enrico Letta vittima di Conte è bellissima…
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Il Conte II nacque nell’autunno 2019 con l’appoggio del PD, non di Renzi, il quale infatti un attimo dopo l’insediamento “creò” lo SPIN OFF di Italia Viva con il chiaro intento di far durare quel Governo meno del pontificato del povero Papa Luciani, se questo non accadde fu solo a causa della pandemia che arrivò all’inizio del 2020.
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Corriere, Repubblica, Stampa… difficile dire chi sia peggio e più falsario. I M5S, con tutti i loro difetti ed errori, hanno messo in discussione lo status quo e dunque vanno linciati a prescindere. Poi sono arrivati a parlare di legalità, figuriamoci, per la nostra classe politica è come l’aglio per i vampiri.
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Questo tizio quando è l’ora di scrivere un articolo dovrebbe andare a firmare in questura!
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Mio Dio, quante falsità concentrate in un solo articolo! Mai visto tanto odio di un giornalista ignorante ,non solo verso un politico, ma verso un essere umano in generale! Giacché che c’era, poteva accusare Conte anche del terremoto in Irpinia e all’Aquila!
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