(Stefano Rossi) – Maurizio Molinari ha sempre rinfacciato, ai politici di destra, di non abiurare il fascismo.

È accaduto, di recente, a Giorgia Meloni, quando, a detta di molti giornalisti, aveva rinnegato il fascismo (per la verità, condannò le leggi antirazziali, e basta. Ma non ho ancora sentito un solo politico, di sinistra, condannare il comunismo).

Molinari disse che andava bene però non si dichiarava antifascista.

Infatti, scrisse: “Non c’è dubbio che le parole che lei ha usato alla condanna del regime fascista sono state importanti…Il pezzo che manca è l’appropriarsi dell’identità antifascista della Costituzione repubblicana”.

E questo ci sta tutto.

Due sere fa, Maurizio Molinari ha mandato al macero le copie di “Affari&Finanza”, l’inserto di Repubblica, perché conteneva l’articolo di Giovanni Pons, sui rapporti economici tra Italia e Francia.

Pare che fosse sgradito al proprietario di Repubblica, John Elkann, visto che descriveva la posizione dominante della Francia sul caso Ilva e mette in difficoltà Stellantis che ha affari in terra francese.

L’articolo è stato poi “riadattato” dal vicedirettore Walter Galbiati che ha usato la penna come Daniele da Volterra usò i pennelli per mettere le braghe sul Giudizio Universale.

Il comitato di redazione ha votato a maggioranza schiacciante, una mozione di sfiducia, contro il direttore Molinari.

Non è vincolante ma, certamente, avrà un peso nei rapporti interni.

Nella mozione si legge: “Il direttore ha la potestà di decidere che cosa venga pubblicato o meno sul giornale che dirige, ma non di intervenire a conclusione di un lavoro di ricerca, di verifica dei fatti e di confronto con le fonti da parte di un collega, soprattutto se concordato la redazione. In questo modo viene lesa l’autonomia di ogni singolo giornalista di Repubblica e costituisce un precedente che mette in discussione, per il futuro, il valore del nostro lavoro. Considera altrettanto grave che l’intervento abbia portato a bloccare la stampa del giornale, in particolare perché la direzione aveva già dato il via libera alla pubblicazione…”.

Chissà perché mi vengono in mente Ennio Flaiano e la censura alla stampa del regime fascista.

Ennio Flaiano scrisse: “I fascisti si dividono in due categorie: i fascisti e gli antifascisti”.

È facile dare del fascista al prossimo, più difficile è apparire di sinistra quando, invece, ti muovi come un piccolo duce dentro una redazione.