I DUE CESAROS – Dal clientelismo con B. ai “riformisti”

(DI ANTONELLO CAPORALE – ilfattoquotidiano.it) – Volendo, potremmo dire che Matteo Renzi sta provando a farsi accompagnare nel lungo cammino riformista da volti di forte suggestione popolare per dare a Italia Viva quel quid che ancora le manca.
Di tre settimane fa l’annuncio che ad Armando Cesaro, anche conosciuto come “Purpetiello”, figlio di Luigi, il capostipite anche conosciuto come “Giggino ’a Purpetta”, è stata conferita la delega agli Enti locali del partito. Seguirà, in nome e per conto di Renzi, gli sviluppi delle trattative nei comuni d’Italia e traccerà la rotta per dare al riformismo luce e assessori.
Come sanno bene gli elettori di Forza Italia, fino all’altroieri, sia Armando che Luigi vivevano il sacro fuoco berlusconiano promuovendo Sant’Antimo, il paese natale dei Cesaro, un quadrilatero cementizio alle porte di Napoli, come il centro di gravità permanente del clientelismo meridionale. Inutile dire che i Cesaro, per via dei numerosi successi elettorali (per 26 anni papà Luigi parlamentare, per cinque il figliolo Armando applauditissimo consigliere regionale della Campania) sono stati fatti oggetto di numerose polemiche su temi alternativamente giudiziari e linguistici. Di Cesaro si parlava, ancora si parla in verità, dei plurimi guai giudiziari di famiglia, delle continue accuse (mai però conclusesi con una condanna) che hanno obbligato papà e figlio a difendersi dall’accusa di voto di scambio e poi, ma solo per il papà Armando, di concorso esterno camorristico (15 mesi ai domiciliari!). Una pena che seguiva le misure cautelari disposte anni prima a due fratelli Cesaro, Aniello e Raffaele, anch’essi ai domiciliari, mentre solo per Antimo, quarto Cesaro, furono purtroppo aperte le porte del carcere.
Armando, liberato da un certo incredibile malanimo del centrodestra che rifiutò persino col suo ex candidato a sindaco di Napoli, era il magistrato Catello Maresca, di farlo salire sul palco, ora si gode la rivincita. Ha virato verso l’area riformista, malgrado anche lì ci siano stati animosi contestatori, il più noto dei quali, Vincenzo De Luca, monarca campano, abbia sempre ridotto a “purpetta” papà Luigi, identificandolo unicamente come “sterminatore di congiuntivi, da decenni in guerra con la grammatica”.
Oggi però Armando, nel ciclo corto dei paradossi della storia, è il royal baby, il talentuoso figlio d’arte che ha subito provato a far valere la forza della nuova dottrina. Nel pieno clima bellico (“la guerra affianco a noi” scriveva in un dolente tweet) ha provveduto a far fuori un’assessora della giunta di una circoscrizione del municipio di Napoli, Barbara Preziosi, pupilla di Carlo Calenda. Col quale Cesaro junior ha già un conto aperto avendolo querelato per diffamazione e descrivendolo come autore di inconclusionate (da intendersi per sconclusionate) azioni politiche.
Resta, e siamo a prenderne atto, che Renzi ha rubato a Forza Italia un campioncino indiscusso (da qui il soprannome di “Purpetiello”), facitore dell’ala più aperta al nuovo.
Silvio Berlusconi, come la giovane promessa ha ricordato, l’ha voluto a un Capodanno nella sua Arcore, “ed eravamo solo in quattro”. Poi Armando è stato anche coinvolto nei giochi d’acqua in Sardegna (“i pranzi di mare”) e nelle serate neomelodiche a Posillipo (“ricordo che un signore anziano ci venne incontro col mandolino. Il presidente si accorse che gli mancavano i denti. Allora mi disse: portalo da un dentista e girami la fattura”).
E qui sta la fantastica rovesciata di Renzi, che nel 2014, quando fu chiamato a formare il governo, indicava come ministro della Giustizia Nicola Gratteri, ora procuratore capo proprio a Napoli, un tipo davvero poco affine ai Cesaro.
Ma la politica segue anche i sentieri della passione, del sentimento e cammina nella via dell’imprevisto. Cosicché Armando, e con lui Sant’Antimo, faranno in modo da tributare voti a Italia Viva e al suo leader.
Per proprietà transitiva, i voti dei Cesaro arriveranno fin nelle tasche di Emma Bonino, la madrina radicale, capogruppo del rassemblement sotto il quale sono accampati tanti militi ignoti dell’età delle preferenze. Bonino ha già fatto sapere che questa è una lista di scopo: i voti, è questa la novità, sono fluidi, neutri. Non hanno odore né sapore né colore.
Sicuro che non hanno odore? Io direi di sì, e veramente disgustoso , ed un repellente colore marrone
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