(di Antonio Padellaro – ilfattoquotidiano.it) – Ci sono pentiti e pentiti. Del pentito “Sandokan” Schiavone stentiamo a fidarci perché, a leggere i giornali, il suo ci sembra uno di quei pentimenti a orologeria di chi si gioca le ultime carte con la promessa di sensazionali “verità”. Di tutt’altra pasta sembra, per esempio, il pentimento di Gaspare Spatuzza, l’efferato assassino di don Puglisi e di poveri bambini che dopo aver fallito la strage dello Stadio Olimpico intraprende un “percorso di redenzione” e amen. Tra i pentiti cinematografici da box office spicca Tommaso Buscetta mentre nella categoria letteratura ci sembra originale la definizione di Wikipedia alla voce Annino Mele: “criminale e scrittore italiano” (da non confondere con gli scrittori italiani autori di crimini letterari). Attenzione, però, che Mele – ruvido e raffinato protagonista sabato scorso, su RaiTre, della seconda puntata di Todo Modo di Emilia Brandi dedicata al banditismo sardo – non è affatto un pentito ai sensi della legge e, soprattutto, del codice morale barbaricino. Pur se, dalla testimonianza ascoltata si può presumere che, nell’intimo, egli si sia pentito, attraverso il perdono reciproco, dei gravi delitti di sangue commessi, che nel 1987 gli sono costati l’ergastolo (dal 2017 è in libertà condizionale). Ci occupiamo di Mele non soltanto per la carismatica capacità (letteraria) di dire molto con poco ma perché attraverso la sua storia irregolare e una coscienza civile maturata nel concentramento repressivo del carcere (con accenti consonanti alla narrazione di Gavino Ledda, autore del celebrato Padre Padrone, altra voce narrante in studio accanto al docente Gianni Fresu) abbiamo meglio compreso il significato della separazione culturale, sociale e quasi metafisica dell’isola, fomentata negli anni 70 e 80 dalla miscela ribellismo e banditismo sociale, faide (quella infinita ed efferata di Mamoiada), Anonima sequestri, terrorismo rosso. Resta sorprendente la capacità televisiva di rendere, attraverso la lente affascinante del crimine, fenomeni complessi come la questione meridionale (la rapacità fiscale dello Stato unitario, il razzismo che misura la conformazione cranica dei sardi). O la questione femminile: in Calabria, la tragedia dell’imprenditrice Maria Chindamo, colpevole di amare chi voleva, e per questo uccisa e data in pasto ai maiali. O la questione ingiustizia, che le comprende tutte.