Silenzio sulla chiamata di Mattarella al padre di Salis e contrarietà di Salvini e La Russa per la presa di posizione su scuola e Ramadan. Gasparri: più prudenza

(di Emanuele Lauria – repubblica.it) – Roma — È un’insofferenza che, nelle stanze della destra, viaggia silenziosa. Giorgia Meloni non fa trapelare posizioni ufficiali e l’indicazione ai suoi parlamentari, nei giorni caldi del caso Salis culminati con la telefonata di Mattarella al padre dell’attivista detenuta in Ungheria, è stata quella di non commentare in alcun modo. Ma gli ultimi interventi del Capo dello Stato hanno segnato una distanza sensibile fra il Colle e la maggioranza. Finendo per allargare un solco che si era già aperto lentamente in questi mesi, con il richiamo del Presidente a Piantedosi per i manganelli contro gli studenti di Pisa e poi con l’allarme sull’emergenza carceri. Meloni, nel primo caso, non aveva nascosto pubblicamente l’irritazione, e non era mancato un chiarimento istituzionale.
Le perplessità sono riaffiorate con la solidarietà di Mattarella alla preside della scuola di Pioltello dove è stato previsto un giorno di riposo per il Ramadan, che era stata invece “censurata” dal ministro Valditara. Matteo Salvini non ha potuto fare a meno di dire pubblicamente che considera una «resa all’Islam» la decisione presa nell’istituto lombardo. E anche il presidente del Senato Ignazio La Russa ha contestato il provvedimento preso per rispettare il Ramadan: «Le regole dicono che non si può adottare». Nelle stesse ore la notizia che il capo dello Stato aveva chiamato al telefono Roberto Salis, una mossa fatta mentre il governo auspicava il massimo riserbo per non “politicizzare” il caso e non inasprire lo scontro con Orban. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, pur con il «massimo sussiego istituzionale» che viene rimarcato, sabato ha allargato le braccia: «Speriamo che serva».
Dietro c’è, appunto, una maggioranza spiazzata e poco entusiasta di queste prese di posizione del Colle vissute come bacchettate. Nel gruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, si apprende, è stato notato il «cambio di passo» nell’atteggiamento di Mattarella, passato da un silenzio operoso a pubbliche uscite più frequenti. Più esplicite le considerazioni che giungono da Forza Italia e Lega. «Ho il massimo rispetto per i richiami del Presidente ma non credo in una sacralità del ruolo che non possa consentire i commenti – premette il capogruppo di FI al Senato Maurizio Gasparri – Io penso che l’invito alla prudenza, in alcune situazioni come quella di Salis, valga per tutti. Anche perché il Capo dello Stato deve tenere conto dell’interpretazione che può essere data alle sue parole. Nel caso della scuola di Pioltello, ad esempio, non credo che sfugga che alcune decisioni come quella di una sospensione delle lezioni per il Ramadan vengono prese sulla base di intese fra confessioni religiose diverse. Questo La Russa ha voluto dire ed ha assolutamente ragione».
E la Lega fa quadrato intorno al suo ministro Giuseppe Valditara, che ha invitato (invano) a bloccare l’iniziativa della preside della scuola di Pioltello. L’economista Claudio Borghi, uno dei deputati più vicini a Salvini, non si nasconde: «Un eccesso di interventismo di Mattarella? Io – attacca Borghi – non lo definirei neppure così: il suo attivismo è noto dai tempi in cui poneva veti su un ministro come Savona per nominarne uno decisamente meno capace come Gualtieri. La verità è che se non c’è il Pd al governo il suo scrutinio diventa più attento. Ma avrà tempo per redimersi».
Dichiarazioni piuttosto nette che tradiscono nervosismo e, appunto, insofferenza. Ma che per l’opposizione sono la dimostrazione che il Capo dello Stato sta toccando nervi scoperti. «Mattarella – dice Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Pd – si muove dentro la sua funzione di garante del rispetto dei valori costituzionali. Piaccia o non piaccia, quando si superano dei limiti, è giusto che faccia sentire la sua voce. Lo ha fatto in vicende che oggettivamente richiedevano il suo intervento, da Pisa a Pioltello. Ma anche prima: non dimentichiamo i richiami sull’abuso dei decreti legge e l’attenzione all’attuazione del Pnrr. Sul caso Salis qualcuno avrebbe gradito il riserbo ma dopo dieci mesi di riserbo non è successo nulla. Mattarella – conclude Serracchiani – ha ricordato che l’azione dev’essere determinata ed effettiva».
Eppure mai come ora una battaglia politica “gridata” nel Parlamento europeo, contro le guerre, contro le Stragi di bambini innocenti a Gaza, contro le oligarchie, contro lo strapotere USA che ha condizionato e rovinato l’Europa, sarebbe fondamentale.
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Sulla guerra in Ucraina con centinaia di migliaia di vittime e la carneficina senza fine di Gaza mi sembra che vi sia grande coesione tra il centro di qua ,il centro di là e Mattarella.
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