L’ingresso in aula con le manette ai polsi. Secondo i giudici “è ancora pericolosa e c’è il rischio di fuga”. Il processo si è aperto tra le tensioni: minacce neonaziste all’interprete, all’avvocato e al gruppo di amici, fra cui Zerocalcare: “Vi spacchiamo la testa”. Tajani: “Non politicizziamo il caso”

(dal nostro inviato Giuliano Foschini, e di Viola Giannoli – repubblica.it) – BUDAPEST – Ilaria Salis resta in cella: il tribunale di Budapest ha respinto la richiesta di passare ai domiciliari in Ungheria presentata dai legali della trentanovenne in carcere da 13 mesi con l’accusa di aver aggredito due esponenti di estrema destra. “È ancora pericolosa”, dice il giudice József Sòs. Di più: “C’è – secondo il magistrato – una costante di pericolosità perché è comparsa quattro volte in tribunale in Italia”. E, sempre secondo Sòs, “sussiste il pericolo di fuga”. “Tredici mesi di carcere – aggiunge il giudice – non sono eccessivi”. E, secondo i magistrati, non sono cambiate le circostanze. “La gravità dell’atto di accusa resta immutata. Al momento le valutazioni bisogna farle sull’atto di accusa. Il contraddittorio ci sarà nel processo compresa la valutazione sulla sua pericolosità”, spiega ancora il giudice.

“Questa non è una sentenza – dice Sòs – Ma allo stato attuale, è la decisione da prendere. C’è ancora il pericolo che Salis scappi o che si nasconda. Quindi è necessario che resti in carcere”.

In aula di nuovo in catene

Salis era tornata nell’aula del tribunale di nuovo in catene. Il processo si è aperto tra le tensioni con un gruppo di neonazisti che fuori dal tribunale ha minacciato l’interprete della famiglia Salis, l’avvocato e il drappello di amici accorsi in Ungheria per sostenere Ilaria. Tra questi, anche Zerocalcare.

Il copione, insomma, si è ripetuto. Manette ai polsi, ceppi e catene alle caviglie e una catena tirata da un agente come un guinzaglio esattamente come accaduto nell’udienza del 29 gennaio. Salis ha poi mostrato la lettera da lei scritta e firmata per autorizzare l’uso delle immagini. E in aula ha letto le sue parole per spiegare ai giudici, ma anche a tutta l’Italia e l’Europa (in aula c’è una nutrita delegazione di parlamentari), che questo non è soltanto un processo a una ragazza italiana accusata di violenze da strada. Ma un messaggio che il governo Orban vuole mandare a tutta Europa: l’Ungheria usa il pugno durissimo contro gli stranieri, per lo più antifascisti.

Tajani: “Politicizzare il caso non aiuta”

Un caso politico, “un processo politico”, va ripetendo da tempo suo padre Roberto Salis, che ha lasciato l’aula appena il giudice ha reso nota la sua decisione e ha attaccato il governo italiano: “Non ha fatto bella figura, dovrebbe fare un esame di coscienza”. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani a SkyTg24 dice invece: “Io mi auguro che la signora Salis possa essere assolta, ho visto che oggi è stata portata in aula ancora in manette, non è un bel modo, non mi pare ci sia pericolo di fuga. Detto questo eviterei di politicizzare il caso se no si rischia lo scontro”. “Non mi interessa se poi vogliono candidarla – ha aggiunto, riferendosi all’idea che circola nel Pd di proporre Salis alle Europee, come ha scritto Repubblica – ma se si deve trasformare il processo in scontro politico, questo non favorisce la signora Salis”.

Le minacce neonaziste

“Stai zitto o ti spacco la testa”: è quanto un gruppo di pochi estremisti di destra ha detto al gruppo composto dai legali e amici di Ilaria Salis al loro arrivo al tribunale di Budapest. “Ci aspettavano e ci hanno insultato e minacciato in ungherese,” ha detto l’avvocato Eugenio Losco. “Ci hanno fatto delle riprese con i telefonini, ci hanno ripreso e il nostro traduttore ci ha detto che ci stavano minacciando”, ha proseguito Losco.Del gruppo di una quindicina di persone italiane minacciate faceva parte anche Zerocalcare, oltre a esponenti di Giuristi democratici.

Da 13 mesi in carcere per proteste contro il maxi raduno neonazista

Ilaria Salis è da 13 mesi in carcere dopo aver partecipato lo scorso anno ad alcuni scontri durante la Cerimonia dell’onore, il maxi raduno neonazista che ogni anno richiama a Budapest nostalgici di Hitler da tutta Europa. Ilaria è accusata di aver aggredito tre militanti di estrema destra. Ma le viene contestata anche l’associazione a delinquere: con lei, scrivono gli ungheresi negli atti dell’accusa che Repubblica ha potuto consultare, c’erano infatti anche alcuni tedeschi (compreso il capo di un presunto gruppo organizzato) sotto inchiesta per terrorismo.

Accusata di aver organizzato la spedizione

Ilaria è accusata quindi di fare parte di un’associazione. Pur, però, non risulti alcun collegamento precedente tra lei e i tedeschi. Negli atti gli ungheresi l’accusano di aver organizzato la spedizione, tanto da aver acquistato i biglietti per tutto il gruppo. Ma questo non è vero: Salis li ha acquistati soltanto per i due ragazzi che sono partiti con lei dall’Italia.

La richiesta di scarcerazione

In ogni caso, la partita che riguardava l’insegnante italiana atteneva oggi alla sua libertà. I suoi avvocati hanno chiesto per lei la scarcerazione, il trasferimento in Italia o, in alternativa, com’era stato suggerito dal Governo alla famiglia, i domiciliari in Ungheria. Ilaria in aula si è impegnata a rispettare tutte le restrizioni e ha detto di essere pronta anche a indossare il braccialetto elettronico: suo padre, Roberto Salis, ha preso in affitto già una casa. Ma non è stato sufficiente: il giudice ha respinto la richiesta. Salis è stata l’unica oggi a parlare. Per problemi tecnici, il giudice Jozsef Sòs ha deciso invece di non ascoltare una delle vittime e i due testimoni previsti per oggi. È stata fissata inoltre al 24 maggio la prossima udienza.

“In carcere una vita infernale”

“Speriamo” diceva ieri pomeriggio. “Ilaria è molto stanca ma anche molto determinata. La vita in carcere è infernale, nonostante si siano registrati piccoli miglioramenti in questi mesi: le è stato concesso finalmente di avere un phon, asciugava i capelli con i teli fino a oggi. E un piccolo spazio in un frigorifero. Ma speriamo di non dover più lottare per questo, che Ilaria possa almeno affrontare il processo in una casa. Dopo tutto quello che è successo e dopo quanto si sono esposte, sarebbe imbarazzante per le istituzioni italiane se domani le venissero negati i domiciliari”.

Lo stato di diritto

A sostenerla, come si è detto, ci sarà una delegazione di parlamentari dell’opposizione, dal Pd al M5S, da Avs a Italia Viva, ma nessun esponente di Governo. “Ed è un peccato” dice Roberto Salis. “Perché questo è un tema di diritti civili e di stato di diritto e come tale andrebbe sostenuto da tutti”.